Genova, 27/03/2018.
Il Mibact ha detto sì. La fusione tra Teatro Stabile di Genova e Teatro dell'Archivolto concide con un nuovo ente Teatro di Genova che il ministero riconosce come Teatro Nazionale. La notizia arriva dai teatri a cui fa eco la Regione Liguria. «Il ministero ha riconosciuto il Teatro di Genova come “teatro nazionale”» hanno dichiarato Giovanni Toti, goverantore della Regione Liguria e Ilaria Cavo, assessora regionale alla Cultura.
Dopo due anni di grande lavoro, tra incontri, valutazioni legali e finanziarie a cui, oltre ai teatri, hanno partecipato attivamente gli enti locali e la Compagnia di San Paolo, si è giunti a costituire una nuova realtà, il Teatro di Genova, presentata alla città lo scorso 2 febbraio 2018. Ne è nata una proposta teatrale a 360 gradi e 4 sale - il Teatro della Corte, il Teatro Duse, il Teatro Gustavo Modena, la Sala Mercato - distribuite in punti nevralgici della città. Nel cartellone 2018/19 (che sarà presentato ufficialmente a metà giugno) spiccano 18 produzioni destinate al pubblico serale a cui si aggiungono una quindicina di produzioni di teatro ragazzi, eredità del Teatro dell’Archivolto che ha lavorato da sempre anche su questo fronte.
Due storie profondamente diverse: lo Stabile di Genova fondato nel 1951 (primo direttore Nino Furia, condirettore Roberto Rebora) e, dal 1955 al 2000, guidato da Ivo Chiesa, presto affiancato da Luigi Squarzina (condirettore dal 1963 al 1976), mentre il Teatro dell'Archivolto è nato ed è stato diretto fin dal 1986 da Pina Rando e Giorgio Gallione. La creazione di una nuova unica istituzione teatrale è ormai realtà dopo il cartellone congiunto "Insieme" per la stagione 2017-2018 e dopo l'annuncio, lo scorso 2 febbraio, di Pina Rando che lasciava la sua carica di direttrice all'Archivolto rimettendo il mandato per il nuovo ente teatrale - costituito da ben 4 sale: Corte, Duse, Modena e Sala Mercato - nelle mani di Angelo Pastore, direttore nominato nel 2015 allo Stabile, come successore di Carlo Repetti (alla direzione dell'ente teatrale genovese dal 2000 al 2014, insieme a Marco Sciaccaluga). Affiancano la direzione come consulenti i due registi "stabili" Marco Sciaccaluga e Giorgio Gallione.
La nomina della nuova Commissione Consultiva per il teatro del Mibact - valida per il prossimo triennio 2018-2020 - compensa l'amarezza provata nel febbraio 2015 quandolo Stabile di Genova non comparve tra i 7 Teatri Nazionali, perché classificato come Tric (Teatro di Rilevante Interesse Nazionale) al pari del Teatro della Tosse. All'epoca il Teatro dell'Archivolto, dopo un primo errore, era stato invece incluso nella categoria Centri di Produzione. Da allora la missione in città riguardo a queste due realtà è divenuta sempre più chiara: da un lato recuperare credibilità attraverso una maggiore intraprendenza a livello nazionale e, dall'altra, far fronte a un'instabilità finanziaria incalzante e irrisolvibile vissuta all'interno dell'Archivolto.
Ieri Tric oggi Nazionale, dunque, e cogliamo l'occasione per segnalare il cambio di timone all'interno della commissione Mibact. Nell'attuale commissione (valida per il triennio 2018-2020) siedono i componenti designati dal Ministro Franceschini all'inizio dello scorso gennaio 2018, che sono: Guido Di Palma (presidente; professore associato alla Sapienza di Roma in Storia del teatro e dello spettacolo); Marco Bernardi (regista e direttore artistico del Teatro Stabile di Bolzano 1980-2015); Danila Confalonieri (alla Promozione culturale in SIAE); confermati Ilaria Fabbri, della Regione Toscana, che resta la rappresentante Conferenza Regioni e Province Autonome e anche Massimo Cecconi (rappresentante ANCI). Di queste 5 figure tre sono nuove e succedono a coloro che hanno costituito la prima commissione per il riparto del FUS che era così composta: Luciano Argano, (presidente), Oliviero Ponte di Pino (esperto), Roberta Ferraresi (esperto), Ilaria Fabbri (rappresentante Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome) e Massimo Cecconi (rappresentante Conferenza Stato-città ed autonomie locali).
Di Laura Santini