Weekend a Bergamo Città Alta, tra storia, arte e buona cucina

Attraversando la piazza e infilandosi nel porticato al di sotto del Palazzo della Ragione, si sbuca in piazza Duomo, che custodisce altri magnifici gioelli di arte e architettura:

  • la Basilica di Santa Maria Maggiore in stile romanico  all’esterno ma barocco all’interno, ricco di affreschi, arazzi e tarsie lignee realizzate su disegno di Lorenzo Lotto. Si dice che fu edificata per adempiere ad un voto fatto alla Madonna nel 1133 dai bergamaschi perché proteggesse Bergamo dalla peste. Al suo interno è conservato il monumento funebre al celebre compositore bergamasco, Gaetano Donizetti. La basilica è caratterizzata dalla mancanza di un ingresso centrale e della facciata,. I quattro accessi alla chiesa sono tutti laterali. Le 2 entrate  più note sono dette dei leoni rossi e dei leoni bianchi
  • il Duomo di Bergamo e il Battistero
  • la Cappella Colleoni, il mausoleo del condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, per 20 anni capitano generale della Serenissima Repubblica di Venezia. Un edificio di straordinaria bellezza, considerato un capolavoro del Rinascimento italiano, caratterizzato da una facciata decorata da marmi policromi. All’interno opere d’arte di pregio (tra cui  affreschi del Tiepolo) e i sarcofagi contenenti le spoglie del Colleoni e dell’adorata figlia Medea. Un piccolo rito portafortuna: sulla cancellata della Cappella Colleoni c’è uno stemma raffigurante gli attribuiti del condottiero Bartolomeo Colleoni. Sono tre e sono ben lucidi... si dice che sfregarli porti grandi soddisfazioni!Il motivo di un stemma così particolare è molto semplice: la leggenda vuole, che Bartolomeo Colleoni fosse affetto da poliorchidismo, cioè aveva tre testicoli, dettaglio da cui derivava appunto il suo cognome.


La cappella Colleoni

Un altro piccolo gioiello sono i lavatoi di via Lupi, costruiti nel 1891 e costituiti da una lunga vasca in marmo bianco, suddivisa in diverse parti, con un’elegante copertura in ghisa e lastre di lamiera. All’epoca le condizioni igieniche in cui versava Bergamo erano molto precarie: un’epidemia di colera nel 1884 aveva flagellato la città e i medici avevano segnalato la pessima qualità dell’acqua in città Alta che favoriva la diffusione del tifo, malattia altamente contagiosa e spesso mortale che si ripresentava ogni estate.  Per cercare di rimediare, il Comune di Bergamo decise allora di costruire una serie di lavatoi pubblici. Quelli di via Lupo sono stati  in uso sino agli anni '50.

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