Brescia, 17/12/2020.
La Vittoria Alata, una delle più straordinarie statue di epoca romana, è tornata a Brescia dopo due anni di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La grande statua in bronzo, simbolo della città di Brescia, amata da Giosuè Carducci che la celebrò nell’ode Alla Vittoria, ammirata da Gabriele d’Annunzio e da Napoleone III che ne vollero una copia, è una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione, e uno dei pochi bronzi romani proveniente da scavo giunti fino a noi.
Un evento - il ritorno della Vittoria Alata - destinato a valorizzare l’area archeologica Brixia - Parco Archeologico di Brescia Romana con la collocazione del capolavoro bronzeo nel Capitolium in un allestimento museale progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg (Santander, 1939) e concepito per esaltare le caratteristiche materiche e formali valorizzate dalla complessa operazione di restauro. L'impegno di garantire alla Vittoria Alata le migliori condizioni di conservazione è stato assolto dal Gruppo A2A, che ha inoltre provveduto alla nuova illuminazione del Tempio Capitolino.
La Vittoria Alata venne ritrovata nel 1826 insieme a sei teste di età imperiale e a centinaia di altri reperti in bronzo, durante gli scavi archeologici condotti nell’area dai membri dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, in un’intercapedine dell’antico tempio, dove forse era stata occultata per preservarla da eventuali distruzioni. La scultura, realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa indiretta, è databile intorno alla metà del I secolo dopo Cristo, forse ispirata a modelli più antichi.
L’operazione di restauro e di ricerca ha coinvolto circa trenta professionisti che a vario titolo, ciascuno con la propria specializzazione, sono stati impegnati nelle numerose attività di conoscenza e di conservazione del bronzo. Gli interventi si sono concentrati dapprima sulla pulitura della scultura, quindi sulla rimozione controllata dei materiali che riempivano la statua e della struttura interna di epoca ottocentesca a cui si agganciavano le ali e le braccia della Vittoria, e infine sulla stesura di un materiale protettivo. Durante questo processo, sono state condotte indagini scientifiche ed esami volti a una conoscenza più approfondita della tecnologia di costruzione, oltre alla cronologia e origine della statua stessa.
Le équipe dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, di Fondazione Brescia Musei, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza Università di Roma e dell’azienda Capoferri hanno dedicato grande cura alla progettazione e alla realizzazione di un nuovo supporto interno alla statua altamente tecnologico per sorreggere le ali e le braccia, che furono trovate staccate dal corpo centrale nel 1826 e che fino al 2018 erano sostenute dal dispositivo ideato nell’Ottocento.
La nuova installazione museale della Vittoria Alata, curata da Juan Navarro Baldeweg, si pone all’avanguardia nella museografia internazionale; un progetto complesso, in ragione del luogo speciale nel quale viene declinato e per l’importanza delle opere da valorizzare, da leggere come un’opera totale nella quale il rispetto dei criteri conservativi, illuminotecnici e tecnologici si sposa con la cura dei materiali. Il coordinamento della direzione lavori dell’allestimento architettonico è stato garantito dall’architetto Camillo Botticini (Studio Arw, Botticini+Facchinelli, Architectural | Research | Workshop).
In esso, la scelta di un pavimento in terrazzo veneziano, coerente con i tradizionali pavimenti romani, convive con le ragioni della sicurezza e della stabilità della statua, collocata su un piedistallo cilindrico in pietra di Botticino, e garantita da una piattaforma antisismica progettata ad hoc insieme all’azienda Thk. Un tavolo-vetrina presenta le cornici in bronzo ritrovate insieme alla Vittoria nel 1826. Altri frammenti di cornici sono disposti sulla parete occidentale della cella, secondo uno schema pensato dall’architetto per richiamare la geometria tipica delle decorazioni di età romana. La luce artificiale, concentrata in un’unica lampada composta da diversi corpi illuminanti, sospesa nello spazio e simile nell’aspetto a una luna solitaria, conferisce all’aula una dimensione fuori dal tempo ed è stata realizzata da iGuzzini Illuminazione.
Per festeggiare la Vittoria Alata, la Fondazione Brescia Musei ha studiato un palinsesto di eventi espositivi al Museo di Santa Giulia e al Capitolium, inaugurato già nell’estate del 2019, nell’ambito del Brescia Photo Festival, con la mostra Dea: la Vittoria alata dalle immagini d’archivio a Galimberti, che ne ripercorreva la storia fotografica. Seguono poi i progetti espositivi:
Il calendario delle mostre testimonia il continuo dialogo tra il patrimonio storico e la contemporaneità in un intrecciarsi di riflessioni e contaminazioni di linguaggi di cui sono esempio gli interventi di Emilio Isgrò e Francesco Vezzoli, la storia a fumetti Topolino e l’avventura della Minni Alata pubblicata sul numero 3391 di Topolino, il progetto teatrale Calma musa immortale. Albe di Vittorie a cura del Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con Fondazione Brescia Musei, i due video mapping show con animazioni in 3D, prodotti da Scena Urbana per due luoghi significativi della città di Brescia come la facciata del cortile interno di Palazzo Broletto e il Chiostro di San Salvatore.
Il progetto sulla Vittoria Alata ha dato vita a un ricco apparato editoriale che comprende la monografia Non ho visto nulla di più bello dedicata alla statua e al nuovo allestimento, corredato da un racconto fotografico firmato da Alessandra Chemollo, la guida aggiornata dell’area archeologica; il libro Vittoria d’autore: gli scrittori e la dea alata a cura di Marco Roncalli che ripercorre la fortuna della scultura bronzea negli ultimi due secoli, così come l’hanno celebrata alcuni dei più importanti scrittori e uomini di cultura; e il volume Il restauro dei grandi bronzi archeologici: laboratorio aperto per la Vittoria Alata di Brescia, a cura di Francesca Morandini e Anna Patera, che contiene gli atti del convegno internazionale sul restauro dei grandi bronzi tenuto a Firenze a maggio 2019.