Dal mito mesopotamico di Lilītu (Lilith), demone della notte, si guarda ai culti ellenici: la controversa vicenda della nèkyia omerica, rito necromantico che risveglia gli spiriti dal mondo dei morti. In mostra se ne tiene traccia con le illustrazioni di John Flaxman, di William Russell Flint, nel testo di Remy de Gourmont, illustrato da Henry Chapront, e nel ciclo contemporaneo di Edoardo Fontana che ne porta il titolo. Nel percorso espositivo si risale ai primi trattati esoterici e pseudoscientifici del Settecento, come il seminale De masticatione mortuorum in tumulis di Michael Ranfft, pubblicato a Lipsia nel 1725 (Biblioteca Manfrediana di Faenza). Dalla medesima vicenda prendono avvio le Dissertazioni dell’abate francese Augustin Calmet (Biblioteca Queriniana di Brescia, Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza e Collezione Bianchessi di Crema).
L’esistenza di upiri, vrikolaki, strigoi era confutata da personalità come il medico olandese Gerard Van Swieten, nel suo Vampirismus (1787, Biblioteca Manfrediana, Biblioteca Passerini-Landi) e dall’arcivescovo di Trani Giuseppe Davanzati (Dissertazione sopra i Vampiri, 1789, Biblioteca Passerini-Landi). Lo stesso approccio scettico si trova anche nella, raramente considerata, Lettera di un Amico ad una Dama sopra i Vampirj, pubblicata nel 1765 a Venezia, e qui esposta dalla Collezione Biancardi di Milano.
Sul finire del XVIII secolo, il positivismo illuminista cede il passo a una letteratura più intima ed emotiva che introduce il primo Romanticismo, ove fa la sua apparizione la figura della belle dame sans merci. È facile riconoscere in questa donna misteriosa e letale, il presupposto su cui si baserà l’idea di vampiro moderno. Ecco Lilith raffigurata nel celebre dipinto ottocentesco di Dante Gabriel Rossetti, ed ecco Lamia di John Keats, Christabel di Samuel Taylor Coleridge, che sarà illustrata anche da Lucien Pissarro (Eragny Press, 1904). In mostra sono esposte la litografia dal Disegno preparatorio per Lamia di John William Waterhouse (1905); le illustrazioni di Gerald Metcalfe e la litografia a colori e oro Christabel (1898) di George Frampton e infine le acqueforti art déco di Frank Sepp per La sposa di Corinto di Johann Wolfgang von Goethe (1925, Collezione Proverbio, Milano e Lisbona).
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