Genova, 31/10/2020.
Il Teatro Nazionale di Genova, in collaborazione con Palazzo Ducale di Genova Fondazione per la Cultura, presenta nel mese di novembre 2020 una mostra performativa ispirata all’Edipo Re di Sofocle (apertura tra l'8 e l'11 di novembre, durata minima 4 settimane). Il progetto richiede "squadre" da 6 artisti ciascuna (composte da attori e in piccola parte da danzatori/mimi), che si alternerebbero settimanalmente per un totale di oltre 20 artisti coinvolti.
Se sei un attore o un’attrice manda un curriculum e un video con la lettura del testo che trovi in fono all'articolo a questa e-mail. Se sei un danzatore o una danzatrice, mandare solo il tuo curriculum alla stessa e-mail. Tutto il materiale deve essere inviato entro mercoledì 4 novembre 2020. Questo progetto vuole essere un atto di resistenza e militanza. Il Teatro Nazionale di Genova risponde anche così alle legittime e condivise richieste di occupazione e tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo.
Il Teatro cerca 20 attori / attrici e 4 danzatori / danzatrici, max 40 anni, che risiedano, abitino o abbiano studiato a Genova o in Liguria. Il compenso è di 80 euro lordi giornalieri, per una scrittura che può variare tra gli 8 e i 10 gg. La squadra di 6 artisti lavora dal sabato alla domenica della settimana successiva, con 1 giornata di prove. Gli orari di apertura della mostra sono dal martedì al venerdì dalle ore 15 alle 19, il sabato e la domenica dalle 11 alle 19.
Questo il testo da leggere nel video (solo per gli attori): "Figli miei, siate certi che conosco bene quello che vi ha spinto qui, conosco i vostri desideri. So bene quanto state soffrendo, eppure non uno di voi soffre quanto soffro io. Il vostro dolore colpisce uno solo di voi, uno solo, e nessun altro; mentre il mio cuore piange allo stesso tempo per la città, per me stesso per tutti voi. Non avete risvegliato qualcuno mentre dormiva, siatene certi, avete invece trovato un uomo che aveva già pianto molto, che aveva percorso molte vie nel vagare della sua mente. Ho inviato a Delfi, santuario di Apollo, mio cognato Creonte, figlio di Meneceo, a chiedere che cosa io posso fare o dire per salvare la città di Tebe.
….Ma sarò io a scoprirlo, ricominciando dal principio. Perché, chiunque sia stato l’untore, potrebbe voler fare del male anche a me, con la stessa mano. Quindi, vendicando i morti, agisco anche per me. Presto figli miei, alzatevi da questi gradini con le vostre insegne da supplici e qualcuno chiami a raccolta il popolo di Tebe, perché io farò di tutto, e avremo successo, con l’aiuto di dio, oppure cadremo". (Edipo Re, vv 58-72 ; 133-146)