Genova, 20/11/2020.
Una mostra potente fatta di parole, imponenti elementi scenografici, frammenti di tragedia, performer dentro teche di cristallo. Il progetto Edipo: io contagio - scena e parola in mostra nella Tebe dei Re nasce da un’idea di Davide Livermore, Direttore del Teatro Nazionale di Genova, accolta con entusiasmo da Luca Bizzarri, Presidente della Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale Genova, che ha prontamente offerto i propri spazi per la realizzazione. Si è deciso, nonostante la chiusura dei musei e dei luoghi di cultura, di allestire comunque la mostra nel Sottoporticato, in attesa che Palazzo Ducale riapra al pubblico.
Con la speranza che la situazione epidemiologica migliori quanto prima, rendendo possibile la ripresa delle attività del Paese, il Teatro Nazionale di Genova e la Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale di Genova, nell’attesa di capire se si potrà aprire la mostra al pubblico, condivideranno online tramite i propri canali una serie di video permettendo al pubblico un primo ingresso virtuale alla mostra. Curata dallo stesso Livermore insieme a Margherita Rubino e Andrea Porcheddu, la mostra è un percorso suddiviso in diverse stanze, dove gli spettatori, avvolti dalla musiche inquietanti di Andrea Chenna, si imbattono in maestosi cavalli, tappeti di sangue, una jeep esplosa, bestie macellate, mentre sei performer, ciascuno chiuso in un box trasparente, restituiscono frammenti del primo atto dell’opera di Sofocle, evocando mogli e madri che piangono mariti e figli, una comunità che si interroga sulle responsabilità dell'uomo nel disastro, capi di stato che cercano salvezza per il proprio popolo, in un crudele gioco del destino in cui si è ora vittime, ora colpevoli. È Sofocle ai tempi del Covid-19.
«Con i teatri costretti a una seconda chiusura, abbiamo sentito, profondissima, l’esigenza di riaffermare l’importanza della cultura teatrale in tempo di crisi», racconta Davide Livermore, che per farlo si è rivolto all’Edipo Re, tragedia paradigmatica in cui Sofocle racconta di una Tebe devastata dalla peste e di un uomo che cerca di capire come arrestare il contagio e salvare il suo popolo. «Il drammaturgo dell'Antica Grecia, che si era ispirato a una pestilenza che pochi anni prima aveva terrorizzato i suoi concittadini, ci offre uno specchio clamoroso della nostra società: i versi dell'Edipo Re ci restituiscono un momento tragico, riflettendo in maniera implacabile il periodo storico che stiamo vivendo».
Ma il progetto della mostra performativa - che ha preso il via con una call pubblica rivolta ad attori e danzatori all’indomani del Dpcm del 25 ottobre 2020, che lasciava i Musei ancora aperti al pubblico - risponde anche a un'altra fondamentale esigenza: proteggere e tutelare l’occupazione di attori e maestranze, che da mesi si trovano in gravi difficoltà. «L’arte deve esistere e resistere. Come teatro pubblico è nostro preciso dovere creare posti di lavoro per la comunità artistica - dice Livermore - In quest’ottica, abbiamo portato avanti le prove dei nostri due spettacoli di produzione, Grounded e Autunno in aprile, anche quando è stato chiaro che non avremmo potuto riaprire i teatri in tempi brevi. E così, insieme a Palazzo Ducale, abbiamo deciso di allestire la mostra, nonostante il successivo decreto avesse chiuso anche i Musei al pubblico». Rafforza il concetto Luca Bizzari, Presidente della Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale Genova: «Quando l'azione è diventata impossibile abbiamo capito che si poteva, e si doveva, agire insieme. Agire ancora di più».
Il Teatro alla Scala di Milano ha offerto un prezioso contributo al progetto, mettendo a disposizione spettacolari elementi scenografici provenienti da quattro spettacoli, dall’Elektra del 1994, con regia di Luca Ronconi e scene di Gae Aulenti, al Tamerlano con la regia di Davide Livermore e le scene dello stesso Livermore e di Giò Forma (2017); dalla Giovanna d’Arco con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier e le scene di Christian Fenouillat del 2016 sino al recente Giulio Cesare in Egitto con la regia di Robert Carsen e le scene di Gideon Davy (2019).
I dodici performer attualmente impegnati in Edipo: io contagio, suddivisi in due squadre di cinque attori / attrici e un danzatore / danzatrice, sono stati scelti attraverso una call rivolta ai giovani artisti attivi in Liguria. Sono state oltre centocinquanta le candidature pervenute, a conferma di un territorio ricco di talenti. Se sarà possibile aprire la mostra al pubblico, si potrà dare lavoro ad altri dodici performer per un totale di ventiquattro come da progetto originario.
L’iniziativa è stata affiancata anche da Coop Liguria, nell’ambito di una consolidata collaborazione con il Teatro di Genova, collocata in un più ampio sostegno di COOP alle principali istituzioni e manifestazioni culturali del territorio. «Anche se in questo momento stiamo sopportando uno sforzo importante per offrire un servizio essenziale ai cittadini, garantire la sicurezza delle persone, tutelare il potere d’acquisto dei nostri Soci e consumatori e sostenere le tante associazioni che si prendono cura delle famiglie in difficoltà, non possiamo dimenticare il comparto della cultura, che già da marzo è stato tra i più colpiti dalle conseguenze economiche dell’emergenza Covid» afferma Roberto Pittalis, Presidente di COOP Liguria.«Chi fa teatro non solo arricchisce le nostre menti e il nostro spirito, ma crea ricchezza e lavoro».