A Genova c'è La Fabbrica di Turaccioli, dal 1855 i maestri del sughero

Elisa Morando

Genova, 07/01/2022.

In salita Santa Caterina, nel centro di Genova a due passi da piazza Corvetto, è difficile non notare una piccola porta con sopra l'insegna 'Fabbrica di Turaccioli lavorati a coltello di G.M. Luico'. Dal lontano 1855, in questa bottega si vendono articoli legati al mondo dell'enologia, in particolare i tappi di sughero. Proprio in quegli anni, la ditta ricavava il sughero da alcuni boschi che aveva affittato nella zona di Finalmarina, nel savonese. Dopo sedici-diciotto mesi di stagionatura, veniva bollito in grosse caldaie in rame, poi steso e pressato per essere spianato e lavorato con coltelli e torni a mano fino a diventare turacciolo.

Oggi, a condurre l'attività sono Carlo e sua figlia, i quali confidano nell'impegno delle prossime generazioni. A mentelocale.it spiegano che è impossibile trovare un cavallo di battaglia tra l'oggettistica venduta in negozio, poiché le vendite variano a seconda del momento dell’anno: da quello della vendemmia a quello più consono per la produzione di olio. L'unica costante è il tappo di sughero, ovvero il turacciolo. Venduto in ogni forma o misura, e lavorato a mano con attenzione e passione (sebbene la produzione si sia in parte industrializzata).

Ma anche bottiglie, latte, etichette, decanther, cavatappi di ogni genere e chi più ne ha più ne metta. In questa storica bottega genovese si respira storia dal primo momento in cui ci si entra, rimanendo affascinati da un oggetto spesso dato per scontato o trattato come materiale di scarto, ma che con un po' di ingegno e fantasia può essere riutilizzato in una miriade di modi.

Chi potrebbe darvi un buon consiglio sull'utilizzo del sughero? Quel genio di Gilberto Govi, se fosse ancora tra noi, il quale usava spesso i tappi per la scenografia dei suoi spettacoli ed era cliente assiduo della Fabbrica dei Turaccioli. Non solo grandi attori genovesi, anche Garibaldi nei suoi ultimi anni a Genova era solito recarsi in questa bottega per comprare ciò di cui aveva bisogno.

Di Silvia Frattini

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