Genova, 10/01/2023.
Siamo stati al Matitone per conoscere Stefano Franciolini, presidente e amministratore delegato di Spim, l'azienda partecipata del Comune di Genova che si occupa di immobili. Attiva dall'inizio degli anni Duemila, Spim inizialmente ha avuto un ruolo chiave nel processo di dismissione del patrimonio immobiliare esistente, mentre oggi, pur mantenendo la sua vocazione principale di vendita diretta (ad esempio attualmente è in corso una gara per appartamenti), si occupa anche di progetti di riqualificazione, di social housing e più in generale di interventi immobiliari sul territorio. Solo per citare alcuni esempi, Spim ha recentemente realizzato il progetto del Mercato dei Fiori di Bolzaneto, ha promosso la riqualificazione di via degli Archi e attualmente si sta occupando degli immobili di via Porro e via del Campasso con la realizzazione di residenze ad alta vocazione sociale.
Per comprendere quali sono le modalità con cui opera Spim e quali sono i principali progetti in atto, abbiamo chiesto a Stefano Franciolini, presidente e amministratore delegato di Spim, di raccontarci il suo lavoro e le attività su cui è focalizzata l'azienda.
«Spim gestisce, valorizza e vende il patrimonio immobiliare del Comune di Genova. È un'azienda nata vent'anni fa principalmente per vendere, che oggi svolge più funzioni come quella di trasformare una parte del denaro ricavato dalle vendite in ristrutturazioni, un esempio è il Matitone stesso, che è diventato sede degli uffici comunali e che ora sta vivendo un processo di efficientamento energetico. Un altro esempio è il mercato Ortofrutticolo di Bolzaneto, che è stato ristrutturato. Tra le altre utilità di Spim, inoltre, c'è anche quella di fare da calmiere, immettendo sul mercato immobili a prezzi ragionevoli».
Uno dei concetti chiave del lavoro di Spim è quello di restituzione, come spiega Franciolini: «Spim non vende solo immobili, ma li ristruttura e li valorizza, riportando alla comunità un luogo spesso dimenticato o abbandonato. Ad esempio in Salita della Tosse, alle spalle di via San Vincenzo per quasi cinquant'anni sono rimasti i segni della seconda guerra mondiale, con palazzi semidistrutti, detriti e degrado. La ferita lasciata dalla guerra è stata in qualche modo 'risanata' grazie all'intervento di Spim, che ha restituito valore e dignità a una creuza storica con la riqualificazione delle palazzine, su modello di quelle che c'erano prima della guerra e la creazione di immobili ad uso abitativo».
Tra le attività concluse nel 2022 da Spim ricordiamo anche la riqualificazione di via degli Archi: «Nove degli archi sottostanti a corso Andrea Podestà sono stati ristrutturati e sono nate diverse attività, tra cui un ostello per giovani e una scuola di danza, anche in questo caso abbiamo restituito alla città un luogo di pregio, prima dimenticato».
Nell'ambito delle restituzioni alla comunità, uno
dei progetti principali cui sta lavorando Spim è la
riqualificazione di cinque palazzine tra via Porro e il
Campasso per un totale di 127 appartamenti.
«Si tratta delle prime palazzine a non essere state demolite dopo
il crollo del ponte e che ora sono prospicienti la Radura della
Memoria. Far tornare le persone a vivere qui, dove è accaduto un
fatto tragico, non è una banalità, significa ridare vita al
quartiere. Come Spim ci stiamo innanzitutto occupando
dell'efficientamento energetico e della ristrutturazione, poi
gli alloggi potranno essere occupati in base a un bando. Saranno
locazioni a canone agevolato per giovani, studenti, immigrati
regolari e nuclei con anziani».
Quello di via Porro e del Campasso sarà un esempio di
social housing in cui il concetto di restituzione
passerà anche per i nuovi inquilini: «con l'idea che
negli spazi comuni nascano attività, botteghe, associazioni, per
permettere di vivere il quartiere come una
comunità, come già avviene in altre realtà di edilizia
sociale ad esempio a Torino o Bologna».
Per ipotizzare come potrebbero diventare gli spazi comuni dell'area di via Porro, così come in generale nei diversi progetti in cantiere, Spim lavora anche in sinergia con altre realtà del territorio, tra cui l'Università: «In questo caso ci siamo rivolti al Dipartimento di Architettura e Design dell'Università di Genova e in particolare ai giovani, perché crediamo molto che il futuro della città passi anche per la visione che hanno le giovani generazioni».
Un altro progetto in cantiere per il 2023 e destinato questa volta ad un pubblico medio-alto è quello di Palazzo Galliera, situato a fianco di Palazzo Tursi. Si tratta di un palazzo costruito nei primi dell’Ottocento sulle vestigia della chiesa medievale di San Francesco di Castelletto e che oggi viene riqualificato in chiave residenziale e pensato per residenze di lungo termine, ad esempio per professionisti fuori sede.
In questo processo di trasformazione della città di cui Spim è protagonista, abbiamo voluto chiedere a Franciolini come si immagina la Genova del futuro: «Mi piacerebbe una città più universitaria con vocazione ad accogliere gli studenti in una collaborazione stretta tra facoltà e aziende. Genova dovrebbe essere una città più facile sotto diversi punti di vista, ad esempio per quello lavorativo, ma anche per il traffico. Genova si sta già trasformando, ma sogno una città più leggera, con maggiori spazi per la comunità, ricordando anche che il bene pubblico è di tutti e non 'di nessuno' e che quindi va valorizzato».
Di Chiara Pieri