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Genova, 02/03/2023.
Che i cantanti, gli attori, gli scrittori e in generale gli artisti, usino un nome d’arte (un nom de plume, dicono i francesi) in luogo del loro nome anagrafico, e non da oggi, è cosa nota. Nel mondo della canzone, tutti o quasi sanno che Giovanni Calone è Massimo Ranieri, e a Bobby Solo corrisponde il nome di Roberto Tatti, tanto per fare due soli tra i numerosissimi esempi del caso. La tendenza si è fatta più spiccata con il moltiplicarsi dei generi musicali, dal pop alla canzone d’autore, dall’indie all’urban, soprattutto dal rap alla trap: una vera e propria ridefinizione dell’identità artistica. È proprio a quest’ultimo genere, oggi dominante nelle classifiche e tra i giovani e giovanissimi, che si deve l’adozione pressoché totale di pseudonimi, nomi d’arte, nomignoli, nicknames sul modello anglosassone, fenomeno amplificato dall’anonimato tipico dei social. Basta leggere i nomi dei cantanti, e dei gruppi (in questo caso il nome della band è necessario per dare un’identità unitaria a un collettivo) che hanno partecipato al Festival di Sanremo appena concluso, per compilare un ricco elenco, e magari per tentarne una tipologia. Nel festival onomastico 2023 si possono dunque individuare, grosso modo, otto gruppi:
1. Nomi e cognomi anagrafici. I cantanti che conservano il proprio nome e cognome anagrafico nella sua completezza sono in netta minoranza, e si riducono sostanzialmente a due (o tre, se si considera Leo [diminutivo di Leonardo] Gassmann [il nome dell’avo paterno aveva una sola n], ossia il non più giovanissimo Gianluca Grignani e il trionfatore della rassegna Marco Mengoni.
2. Nomi e cognomi anagrafici con modifiche. Due cantanti (donne) utilizzano sostanzialmente le indicazioni dell’anagrafe, con lievi variazioni. Anna Oxa si chiama in realtà Anna Hoxha (la pronuncia è “ògia”), cognome molto diffuso in Albania (il padre di Anna è albanese), come quello del defunto premier Enver Hoxha. Mara Sattei non è altro che Sara Mattei, con facile scambio di iniziale (tra parentesi, è assai meno trasparente il nick scelto dal fratello di Mara, Davide, noto rapper conosciuto come Thasup, in precedenza ThaSupreme, che appariva in pubblico solo col suo avatar in forma di fumetto).
3. Acronimi. Un acronimo è una parola che accorpa le sezioni iniziali di più parole per indicare in maniera abbreviata di solito un’azienda, un’istituzione (Telecom, Polfer); una sigla indica soltanto le prime lettere di una sequenza di parole: quindi tutte le sigle sono anche acronimi, ma non tutti gli acronimi sono sigle. Questo per dire che LDA è, banalmente, la sigla composta dalle iniziali del nome e cognome di Luca D’Alessio (figlio di Gigi).
4. Solo primo nome. È un caso molto diffuso, forse per creare maggiore vicinanza tra il divo e i suoi fans: così per Elodie [Di Patrizi] Giorgia [Todrani]. Paola e Chiara (Teresa) [Iezzi]. Shari [Noioso], Will (abbreviazione di William) [Busetti]. gIANMARIA [Volpato] aggiunge al suo nome una particolarità grafica, l’inversione maiuscolo/minuscolo che è indizio di trascuratezza, in qualche caso diventata uso, delle scritture digitali (da tastiera, appunto) giovanili.
5. Solo cognome. È un caso molto più raro: tra i cantanti di Sanremo 2023 è limitato al solo Dimartino (Antonio Di Martino), con univerbazione (oscillazione frequente nei cognomi composti con de, di, del), ma che vuole essere letto, assieme a quello del suo partner artistico Colapesce, senza congiunzione, come un brand: Colapesce Dimartino.
6. Ipocoristici. Sono ipocoristici i nomi e cognomi abbreviati, secondo un uso diffusissimo in ambito scolastico e giovanile, come Lazza (dal cognome di Jacopo Lazzarini) e Olly (dal cognome, con anglicizzazione, di Federico Olivieri). A rigore, rientra tra gli ipocoristici anche Colapesce, visto che Cola è il diminutivo siciliano di Nicola; ma è anche un nome d’arte (Colapesce è il nome mitico di un pescatore siciliano protagonista di una leggenda che ha ispirato il suo portatore Lorenzo Urciullo).
7. Nomi d’arte. Gruppo molto affollato, come accade nel mondo dello spettacolo: alcuni più facilmente disambiguabili, “trasparenti”; altri di più difficile interpretazione, almeno senza le dichiarazioni dei diretti interessati. Ariete è il segno zodiacale della giovanissima Arianna [con assonanza] Del Giaccio; Mr Rain (Mattia Balardi) trova l’ispirazione soprattutto durante i giorni di pioggia.
Quanto ai gruppi, gli Articolo 31 (ossia J-Ax e DJ Jad, al secolo rispettivamente Alessandro Aleotti e Vito Luca Perrini) fanno riferimento, sembra erroneamente, a un articolo della Costituzione irlandese sulla libertà di pensiero; i cinque componenti dei Colla Zio riflettono, comprensibilmente, usi giovanili della lingua, come Colla (abbreviazione, anche giocosa, di Collettivo) e Zio (si pensa al saluto Bella Zio!, ma per loro Zio è la loro città, Milano); la coppia dei Coma_Cose (che hanno anche uno pseudo da single: Fausto Lama – Fausto Zanardelli- e California – Francesca Mesiano-) evocano uno “stato comatoso” ribadito (e collegato dal trattino basso) dalla prima sillaba di Cose (“ci stava bene”); Modà per il gruppo di Kekko Silvestre era il nome di una discoteca del Bresciano; il complesso, come si diceva all’epoca, dei Cugini di Campagna, era composto inizialmente dai gemelli Ivano e Silvano Michetti e da due amici: quasi cugini, per non scontentare nessuno.
Secondo le interviste rilasciate dagli interessati, Levante (Claudia Lagona) era stata ribattezzata per scherzo da un’amica come la protagonista del film Il ciclone di Leonardo Pieraccioni; Madame è stato proposto a Francesca Calearo da un generatore automatico di pseudonimi; con Ultimo (per la verità poco adatto a una competizione, se non come antifrastico o scaramantico) Niccolò Moriconi ha voluto rivolgere il suo pensiero agli ultimi, ai disagiati.
Il caso di Tananai meriterebbe un ulteriore approfondimento: non è solo “piccola peste” (così lo chiamava il nonno) come ha dichiarato Alberto Cotta Ramusino, ma anche, con varie sfumature tra lo scherzoso e il colloquiale” sempliciotto”, “capriccioso”, “rumoroso” e via dicendo (presente non solo nel lombardo del cantante, ma in altri dialetti settentrionali e, forse, persino nell’ebraico liturgico del ghetto di Roma (dove il verbo badanai significava pronunciare a bassa voce le preghiere, come borbottando tra sé e sé): i misteriosi percorsi del gergo sino al palco di Sanremo.
8. Nomi tributo. Infine, quei nomi artistici che vogliono rappresentare un esplicito omaggio o tributo, come Rosa Chemical (Rosa è il nome della mamma di Manuel Franco Rocati, che con la seconda parte del suo nick fa un inchino alla band punk My Chemical Romance), o come Sethu (Marco De Lauri) che fa filtrare i suoi gusti musicali citando parzialmente il titolo dell’album del gruppo metal dei Nile At the Gate of Sethu. Di fronte a questa recente creatività onomastica, gli pseudonimi dei cantanti del passato fanno quasi tenerezza.
Di Lorenzo Coveri