Il Meteorologo Ignorante: tra Don Mercurio e Capitan Libeccio, la rivoluzione web delle previsioni

Genova, 11/10/2023.

Diciamoci la verità, il clima sembra essere impazzito! Ad ottobre inoltrato non abbiamo ancora tirato fuori dall'armadio le felpe e non possiamo gustarci fumanti tisane comodamente seduti sul divano, con tanto di plaid sulle ginocchia, organizzando vere e proprie maratone in puro stile binge watching di serie televisive. Controlliamo compulsivamente le previsioni meteo, in cerca di risposte, tra temperature anomale, nubifragi improvvisi e bagni in mare fuori stagione.

Il meteo è un argomento caldo, caldissimo, quasi come questa infinita estate 2023. E chi meglio del Meteorologo Ignorante, per tutti Igno, può darci e risposte che tutti noi cerchiamo?

Al secolo Gianfranco Saffioti, fondatore di Limet (Associazione Ligure di Meteorologia), è l'uomo che sta dietro a quella che si può definire una piccola, ma grande, rivoluzione nel modo di comunicare non solo le previsioni del meteo, ma anche tutto ciò che riguarda il monitoraggio del territorio e dei suoi cambiamenti.

Una passione, quella per la meteorologia, che nasce si dall'infanzia: «Avevo sette, forse otto anni. All'epoca non esistevano né il web, né le varie app che abbiamo oggi, ma già osservavo curiosissimo ciò che succedeva al di fuori della finestra di casa. Volevo sapere tutto sulla formazione delle nuvole, della pioggia, dei temporali e come tutti i bambini aspettavo la neve, che all'epoca non era un evento così raro. Avevo pochi strumenti a disposizione, a parte un piccolo termometro a mercurio attaccato al portachiavi, che ancora oggi conservo gelosamente e guardavo su Rai Uno le previsioni dei vari colonnelli Bernacca, Baroni e Caroselli, che raccontavano ciò che succedeva non solo qui, ma in tutta Europa. Annotavo tutto, con carta e penna, e mi ponevo le prime domande. Non capivo come mai mi alzavo la mattina col cielo sereno e faceva freddo, mentre se era nuvoloso avevo più caldo!»

Google all'epoca non esisteva e allora il piccolo Gianfranco cercava di capirne di più solo grazie alle osservazioni quotidiane. Insomma un meteorologo in erba, che sarebbe diventato lgnorante ma che ignorante non sembra proprio: «In realtà mi definisco così proprio perché ho iniziato con pochi mezzi e un po' in sordina, senza una guida che mi potesse dire ok, segui questo percorso e potrai diventare meteorologo. L'amore per il meteo è un fatto che ho considerato intimo per tanti anni».

Fino a quando, tra fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila, si rende conto di non essere l'unico appassionato di fenomeni atmosferici e nel 2007, con altri sei compagni di avventura fonda Limet, in cui milita fino al 2017: «Gli scopi della nostra attività erano due. Il primo di creare una rete di monitoraggio che potesse fornire dati in tempo reale a tutti i cittadini, il secondo quello di comunicare le previsioni in maniera diversa, meno cattedratica, ma più diretta e intuitiva».

Erano i prodromi di ciò che sarebbe successo qualche anno più tardi, quando Gianfranco lascia Limet e si mette in proprio, dando vita a Don Mercurio, Mestizia, Gran Soleil, la Santissima (o santa Macca), la Dama Bianca e compagni. Definirli personaggi è forse errato, ma è indubbio che siano i protagonisti delle pagine social e del sito Il Meteorologo Ignorante. Un fenomeno di costume ma anche scientifico, che ha portato una rivoluzione nel modo di parlare del tempo, proprio grazie a questo glossario o meglio Glossigno: «Tutto è derivato dall'esperienza che ho maturato nelle scuole. Dovendomi confrontare con bambini e bambine dai 9 agli 11 anni, mi sono reso conto che personificare i fenomeni meteo, fino quasi a farli diventare dei cartoni animati, faceva diventare tutto molto più semplice e divertente. In realtà ho capito che ciò non accade solo con i piccoli, ma anche con gli adulti».

L'efficacia di questo tipo di comunicazione si è tramutata in un sito seguitissimo, utilizzato quasi come un oracolo, una pagina Facebook con oltre cinquantamila Like e un profilo Instagram che sfiora i settemila follower: «Don Mercurio rappresenta la temperatura, Gran Soleil è ovviamente il Sole, dietro Mestizia si cela l'umidità, la Dama è la neve e la Santissima (o Santa Macca) è la maccaia, termine intraducibile in italiano che descrive i giorni di cielo plumbeo, con temperatura tutt'altro che gradevole, che spesso ci fanno compagnia nel periodo di Natale. Per questo l'ho chiamata santa!»

Grazie al lavoro dell'illustratore Mauro Moretti, Don Mercurio è diventato un termometro con tanto di tonaca e cappello da prete, la Dama è una giovane signora un po' charmant con mantello bianco, Mastro Eolo è uno svolazzante e ventoso personaggio che soffia su una girandola, Mare Nostrum è un'onda sorridente e dalle forme un po' curvy,  Sua Maestà (la Tramontana) è una regina un po' snob e arcigna, Capitan Libeccio è un mini personaggio marinaresco dall'aria sorniona e Santa Macca è una nuvola dotata di aureola, dall'espressione affaticata, che si trascina stanca indossando una t-shirt con i colori della bandiera genovese di San Giorgio. Basta dare un'occhiata alle pagine social e al sito di Igno per scoprirli tutti.

Non è l'unica novità in casa Igno: «È nata l'Ignoagenda, un'agenda che non solo potrà essere utile per segnare tutti gli appuntamenti quotidiani, ma avrà anche lo spazio per registrare i valori della temperatura e le condizioni meteo, costruendo così alla fine del mese il grafico degli andamenti, per avere una sorta di almanacco, di memoria storica da scartabellare ogni anno per confrontarla con l'anno precedente». L'ignoagenda è acquistabile sul sito ilmeteorologoignorante.it.

Un prodotto pop che ha però un intento molto serio e preciso, ossia quello di osservare ciò che accade attorno a noi

Partendo proprio da questi presupposti, ossia quelli di osservare e ricordare, per la nostra chiacchierata Igno ha voluto incontrarci in un luogo dal significato profondo per la nostra città. È un'afosissima mattinata di ottobre 2023, il giorno 9 per la precisione, una data di grande importanza per la città di Genova, nella zona di Borgo Incrociati, ai bordi di un Bisagno praticamente secco. Nel letto del fiume solo vegetazione disordinata, famigliole di cinghiali che sonnecchiano e i resti del ponte sant'Agata, crollato quasi definitivamente a seguito della disastrosa alluvione del 1970: «Qui nove anni fa, il 9 ottobre del 2014 è avvenuta l'ultima grande esondazione del Bisagno. Quel giorno un'onda di due metri e mezzo di altezza ha travolto questa zona e tutto il centro cittadino. Esondazioni e alluvioni, negli ultimi anni, hanno avuto una frequenza incredibile non solo a Genova, non solo in Liguria, ma in tutto il bacino del Mediterraneo».

A proposito di alluvioni, qui a Genova e in Liguria viviamo in un perenne stato di allerta, tra colori, comunicati stampa e dirette tv in cui si cercano di scorgere i segni del prossimo disastro: «Questo sistema di allerte così frequente è stato introdotto come un atto dovuto dopo le terribili alluvioni del 2011 e del 2014 ma, al giorno d'oggi, ha perso di credibilità. Ha contribuito a terrorizzare sia i previsori, sia le parti politiche che dialogano con l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente e si è dimostrato inefficace. A testimonianza di questo fatto, sono state le conseguenze molto simili proprio dei due eventi calamitosi che hanno flagellato la nostra città. Nel 2011 non esistevano ancora le allerte per colori, ma per numeri, la 1 e la 2. All'epoca l'allerta era massima, mentre nel 2014, addirittura, non era stata neppure diramata, ma gli effetti nefasti furono praticamente gli stessi. Nel maggio 2023 abbiamo assisitito all'alluvione in Emilia Romagna, preceduta da un'allerta rossa emessa con largo anticipo, che però non ha evitato né i disastri, né le vittime».

«Le allerte non bastano più», dichiara il Meteorologno Ignorante, «piuttosto che allertare è necessario allarmare (due processi molto diversi) quando effettivamente l'evento si sta materializzando. Purtroppo si usa a sproposito l'espressione bomba d'acqua, evento improvviso e violento, come sinonimo di alluvione, ma in realtà l'alluvione vera e propria si sviluppa nell'arco di alcune ore. Abbiamo strumenti come pluviometri e radar, che ci permettono in tempo reale di operare la sorveglianza idrogeologica, inoltre abbiamo i mezzi per comunicare al cittadino questi cambiamenti altrettando tempestivamente. Quindi dobbiamo investire su questo, ossia su una comunicazione istantanea in riferimento al monitoraggio e alla sorveglianza. Spalmare allerte su un territorio vasto, quando l'evento in realtà si manifesta in un punto ben preciso e limitato, non essendo in grado di intervenire in quell'area, significa regredire di quaranta o cinquant'anni, all'epoca dell'alluvione del 1968 a Firenze quando, nonostante la piena dell'Arno, nessuno avvertì a valle cosa stava per succedere. Lo stesso successe nel 1970, 1992, 1993 qui a Genova, nel 2010 a Varazze e Sestri Ponente, nel 2011 nelle Cinque Terre, in Val di Vara e in Lunigiana, poco prima che succedesse il disastro anche qui in città». 

«Inoltre è necessario fare in modo che la meteorologia e la climatologia diventino materie scolastiche, dalle elementari fino alle scuole dell'obbligo, per formare nuovi adulti consapevoli», continua Gianfranco. «Non ci si potrà più affidare ad allerte emanate in anticipo, senza sapere come osservare i segni che ci dà l'ambiente attorno a noi e la capacità di leggere i vari strumenti come i pluviometri, gli idrometri, i radar, per evitare di mettere in atto comportamente pericolosi, come quello di andare a controllare la nostra auto in garage, sotto il livello della strada, magari nel momento più sbagliato, oppure di andare nel panico perchè non si sa cosa fare».

Parlare di alluvioni e cambiamento climatico è quasi automatico. Spesso ci si interroga se sia esclusivamente colpa di una scellerata attività umana oppure se il cambiamento faccia parte di una naturale rivoluzione: «Che ci sia un cambiamento in atto è innegabile, così come il fatto che si stia materializzando velocemente, ma non possiamo affrontare questo discorso senza chiamare in causa il modo di antropizzare il territorio. Prendiamo come esempio il Bisagno, ridotto di almeno quattro volte la sua dimensione originaria. Ciò ha aumentanto esponenzialmente la frequenza degli eventi alluvionali, esasperando quindi le modifiche che a prescindere stanno accadendo. Canalizzare i corsi d'acqua, tombinare o costringere i torrenti in maniera massiva fa in modo che piogge che vengono definite spesso erroneamente - o in maniera esagerata - eccezionali provochino dei disastri e non ci sono scolmatori che tengano o meglio, che bastino».

Il problema è che abbiamo imparato veramente poco: «Si continua a costruire vicino agli alvei dei torrenti, a cementificare, ad abbandonare i boschi e le zone dell'entroterra, provocando il sempre più scarso assorbimento dell'acqua da parte della terra. Tutti questi sono fattori che fanno in modo che in futuro basterà sempre meno perchè un evento calamitoso accada».

I cambiamenti ci sono e ce li porteremo appresso per molto tempo, le nostre abitudini sono destinate a modificarsi, in più dobbiamo aggiungere la presenza massiccia dell'anticiclone Africano che fa a gara con quello delle Azzorre e vince a mani basse nella sfida delle rimonte: «In realtà nascono da una circolazione di aria simile ma hanno caratteristiche termiche totalmente diverse. Quello delle Azzorre era tipico delle estati di un tempo, calde di giorno, ma tutto sommato fresche la notte e al mattino, quello Africano ha la gravissima prerogativa di essere caldo non solo al suolo ma anche in quota. È questo che fa schizzare lo zero termico oltre i quattromila metri, come è successo nel 2022 e oltre i cinquemila nel 2023, in entrambi i casi per mesi. Ovviamente i ghiacciai ne risentono e scompare il punto di ricongelamento e in poche parole, non riescono a ricongelarsi neppure di notte.

In conclusione, il futuro globale e quello delle meteobeline, ossia i follower del Meteorologo Ignorante, deve passare per la manutenzione del territorio, le buone pratiche e la comunicazione intelligente, mirata e consapevole alla popolazione. Don Mercurio, Mestizia, la Dama e Capitan Libeccio sono sulla strada giusta.

Di Paola Popa

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter