Genova, 12/01/2018.
Determinazione e pragmatismo sono due delle caratteristiche che contraddistinguono Nicoletta Viziano. È lei stessa a dircelo, ma basta incontrarla per capire che è una persona piena di iniziative, soprattutto quando le cose da fare sono molte, come al Mu.ma, di cui è diventata Presidente dai primi di gennaio 2018.
Nicoletta Viziano, ingegnere, classe 1975, entra in carica dopo la presidenza ultradecennale di Maria Paola Profumo e porta al Mu.ma un ricco bagaglio di esperienze, a partire dalla Presidenza dei Giovani di Confindustria Genova e Liguria e dalle tante attività svolte Palazzo della Meridiana con la società di famiglia, il Gruppo Viziano.
La incontriamo al Galata in un pomeriggio piovoso, ha appena finito di fare un giro di ricognizione insieme al direttore Pierangelo Campodonico.
Dall’inizio del 2018 è la nuova Presidente del Mu.ma.
Come intende impostare il suo mandato e quali i punti di continuità
e rottura con la precedente amministrazione?
«Sicuramente lavorerò nel segno della continuità perché Maria Paola
Profumo ha fatto tanto in questi 13 anni. Oggi il Mu.ma è una
realtà accreditata non solo a livello locale, ma anche a livello
nazionale e internazionale, con il coordinamento dei musei navali
del Mediterraneo. Tuttavia per iniziare a cambiare le cose e
proporne di nuove, devo prima di tutto capire che cosa c’è che non
va. Infatti in questi giorni sto incontrando lo staff del Galata,
della Commenda e del Museo Navale di Pegli».
Quali sono i progetti per questi altri due
poli?
«Il Museo navale di Pegli è una delle eccellenze
da cui è nato il Mu.ma e mi vergogno a dirlo, ma da genovese non
c’ero mai stata. Immagino che come me, tanti altri genovesi non ci
siano stati e ancor meno penso ci siano stati i turisti. La sua
posizione è fantastica perché è attaccato alla stazione di Pegli,
quindi basta un treno per raggiungerlo facilmente, se si creano dei
percorsi ad hoc. Inoltre, stiamo prospettando nuove
sinergie, per esempio con lo Yatch Club. La Commenda,
invece, attualmente ha in programma diverse mostre temporanee. Ha
appena inaugurato quella di
Cate Nuto, Nuovi Spazi & Nuovi
Territori».
E per il Museo del Mare quali sono i
progetti?
«Credo che un museo debba innanzitutto
sapersi rinnovare, per dare la possibilità a chi c’è già stato di
tornare. All’interno, ora come ora si stanno facendo tanti lavori,
c’è la nuova
Sala degli armatori, inaugurata nel 2017, la
Sala Vespucci in rifacimento che sarà riaperta in tarda primavera,
mentre la molto amata
Sala della Tempesta è in manutenzione, ma
riaprirà nella prossime settimane. Poi c’è la grande sfida che mi
ha lanciato il sindaco che è quella di realizzare il
Museo dell’Emigrazione Italiana».
Il Museo dell’Emigrazione Italiana (Mei) sarà una vera e
propria Ellis Iland genovese? Come vi state muovendo in tal
senso?
«Il Mibact ha individuato in Genova la nuova
sede per il Mei, che attualmente è a Roma, all’interno del
Vittoriano, ma chiuso al pubblico. Adesso dobbiamo trovare il luogo
più opportuno per ospitarlo, pensiamo di definirlo entro un mese,
un mese e mezzo massimo. Ci sono varie ipotesi, ma sicuramente il
Museo rimarrà nei dintorni del Galata».
È di pochi giorni fa, la notizia dell’avvio dei progetti
per l’Hennebique.
Potrebbe essere quello lo spazio adatto per il Mei?
«Potrebbe perché è in zona, ma i tempi per l’Hennebique sono più
lunghi, quindi non credo che possa essere la sede opportuna. Sulla
struttura si è fatto un passo avanti, ma le tempistiche per la
realizzazione del Museo sono più stretti, ci vuole una sede che non
sia pronta, ma quasi».
Un altro progetto di cui si parla in città e che
potrebbe essere un viatico per un incremento turistico del Galata è
la costruzione della funivia tra Ponte Parodi e il Righi,
fortemente voluta dal sindaco Bucci. Che ne pensa?
«È
un po’ più futuristico come progetto. Non credo sia una delle
priorità immediate per la città...»
La vede più come un’utopia?
«Un’utopia no, ma non la metterei tra le priorità
assolute. È chiaro che potrebbe collegare direttamente le alture al
Porto, ma ci sono altri modi di raggiungerle. Genova è una città
pazzesca per il panorama, per il clima. I milanesi ci invidiano e
spesso noi stessi non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo.
Sicuramente il lavoro che c’è da fare è tanto e veniamo da anni in
cui non ci sono stati grossi investimenti. Ora, però, l’aria è
cambiata e si sta facendo parecchio. I progetti in pentola sono
molteplici».
Quale sarebbe secondo lei una priorità per Genova?
«Anche semplicemente far funzionare il Volabus.
Il turista che oggi arriva a Genova e sbarca all’aeroporto
difficilmente riesce a trovare il Volabus nell’orario giusto. Sale
a bordo e nessuno parla inglese. Dobbiamo aprirci per diventare
davvero una città turistica. Dall’altro lato dico anche che chi
lavora nel settore del turismo fa una scelta importante e di
sacrificio, perché si lavora generalmente quando la gente è in
vacanza. Ma se questa è la scelta della città, bisogna farlo con
gioia. È appena uscita
su Forbes la notizia che Genova è una delle cinque città
italiane da non perdere come meta per il 2018.
Chapeau. Vuol dire che siamo stati in grado di promuovere
la città, un lavoro di marketing territoriale che ha iniziato Carla
Sibilla e che sta proseguendo con Elisa Serafini».
Proprio con Elisa Serafini state collaborando su diversi
aspetti, tra cui appunto il Mei.
«Assolutamente sì, sia con lei, che è il mio assessore di
riferimento, sia con il sindaco Bucci. Serafini è giovane, ci
conoscevamo già ed è anche facile entrare in sinergia in modo
costruttivo, perché crede nelle collaborazioni e nella possibilità
di cambiamento».
Abbiamo da poco intervistato Giorgio
Mosci, Presidente del Porto Antico. Quali attività comuni
pensate di sviluppare?
«Sicuramente svilupperemo un lavoro congiunto. Per esempio
della questione dei percorsi turistici ne ho parlato anche con il
sindaco: sarebbe bello avere una segnaletica e un’illuminazione a
pavimento che colleghi Porto Antico, Galata e magari Commenda.
Questo perché, una volta che il turista esce dall’Acquario,
riusciamo ad attirarlo fino al Galata, grazie al doppio biglietto,
ma è difficile farlo proseguire. Inoltre proprio in queste
settimane Palazzo Reale aprirà la porta su via Pré e il passaggio
attraverso la Commenda potrebbe costituire un nuovo interessante
percorso».
Restando in tema sinergie. In questi anni il Mu.ma è
diventato capofila dei Musei marittimi del Mediterraneo, come si
svilupperanno le relazioni con gli altri poli museali
internazionali?
«In questi giorni partirà il Museo Navigante. Una goletta
che salperà da Trieste, toccherà Cesenatico, Palermo, Napoli e
Genova per finire il suo percorso in Francia. Questo è uno dei
primi esempi di sinergie con gli altri musei. È un piccolo passo,
ma è un modo per portare in giro per l’Italia questo progetto di
valorizzazione dei musei del mare».
Rispetto alla sua esperienza a Palazzo della Meridiana,
che in questi anni si è qualificato sempre più come polo della
cultura cittadina, basti pensare alla
mostra su Van Dyck che aprirà il prossimo 9 febbraio, quali
sono le strategie che pensa di adottare per la promozione del
Mu.ma?
«Sono due esperienze completamente diverse: Palazzo della
Meridiana è partito da zero e quindi quando nel 2010 abbiamo fatto
la scelta di riaprirlo alla città navigavamo un po’ a vista.
Abbiamo iniziato una prima fase realizzando eventi, matrimoni,
congressi... Poi nel 2011 quando Sgarbi cercava una sede per la
sezione ligure della Biennale di Venezia, abbiamo dato
il via ad una vera e propria attività culturale. È indubbiamente
un’esperienza che mi è servita per affacciarmi su un mondo che non
era il mio, che ne venivo da ingegneria. Spero di trasmettere anche
in questo incarico le competenze manageriali che ho acquisito, per
esempio far sì che tutto la staff sappia chi sta facendo cosa.
Proprio per questo la prima che cosa che ho fatto quando sono
arrivata al Mu.ma è stata quella di incontrare tutti i
collaboratori. Il passaggio del flusso delle informazioni permette
di lavorare meglio e coordinare le persone».
Il Presidente dell’Autorità Portuale,
Paolo Emilio Signorini ha immaginato la Torre piloti come nuovo
simbolo di Genova, lei concorda?
«Sicuramente avrà un significato particolare, dopo quello
che è successo, ma credo che la Lanterna rimarrà comunque il vero
simbolo della città. Inoltre non mi dispiacerebbe poter coinvolgere
la Lanterna nel progetto del Mu.ma. Un’ipotesi futuristica, ma è
una delle nostre eccellenze che ancora non è stata valorizzata come
dovrebbe».
Qual è il suo sogno per il Mu.ma?
«Aumentare il numero dei visitatori. Oggi è già stato fatto
tantissimo con 200.000 visitatori l’anno, che sono però
praticamente tutti del Galata. Mi piacerebbe farli diventare
400.000 di cui 300.000 del Galata e gli altri 100.000 divisi tra
Pegli e Commenda. Per fare questo sicuramente la programmazione
scientifica è importante, ma anche il comunicare e il far sapere le
cose alle persone. Promuovere per esempio le iniziative attraverso
i social permette di raggiungere i giovani tra i 20 e i 30 anni che
difficilmente ai musei tornano. Un altro aspetto è quello
dell’interattività, sempre più apprezzata. Mi farebbe piacere anche
che i genovesi e le nuove generazioni potessero crescere
all’interno del museo, venire da bambini con la scuola, tornare con
le famiglie, poi da ragazzi e quando avranno i loro figli».
Qualcosa su di lei. Come descriverebbe Nicoletta con tre
aggettivi?
«Programmata, determinata e a volte un po’
poco donna. Mio papà ha avuto tre figlie femmine e io giro sempre
con i pantaloni. Sono la più grande, sono stata l’apripista per le
mie sorelle, che poi hanno fatto meno fatica. A 18 anni mi sono
comprata di nascosto il motorino, mio papà non mi ha parlato per
tre giorni. Due mesi dopo, mia sorella lo aveva. Sono sempre stata
molto determinata, i miei obiettivi me li sono sempre prefissati e
li ho raggiunti anche con tanta fatica. Mi fa piacere che il
sindaco mi abbia scelto per questo incarico, credo abbia
individuato in me una testarda che non si arrende».
Un luogo di Genova che consiglierebbe assolutamente di
visitare a un turista.
«I vicoli di
Genova. Penso a tutta la zona di San Bernardo, salita del Prione,
piazza delle Erbe, molto migliorata a partire dagli anni Duemila.
Tuttavia secondo me questo rinnovamento è rimasto un po’ bloccato.
Nelle zone limitrofe i vicoli sono ancora un po’ troppo abbandonati
e difficilmente il turista va da solo a vederli. L’amministrazione
deve investire ancora tanto su questi luoghi».
Ultimo libro che ha letto
«Purtroppo ho pochissimo tempo, mi vergogno a dire non mi ricordo
quando l’ho letto. Di solito leggo in vacanza, ma quest’anno non ho
fatto vacanze e quindi non so rispondere».
Ultimo film
«Sono andata al cinema con mio
figlio di cinque anni e siamo andati a vedere, Cattivissimo me
3. Essendo una mamma molto impegnata a livello professionale,
il poco tempo che ho lo dedico a mio figlio. Anche se gli ho
insegnato a partecipare molto al mio lavoro, lui è parte integrante
di Palazzo della Meridiana».
Ultimo spettacolo a teatro
«A teatro ogni
tanto vado, l’ultima volta sono stata al Carlo Felice. È difficile
che io abbia tempo per uscire, spesso mi fermo a Palazzo della
Meridiana, perché sono una persona molto precisa e voglio che tutto
funzioni. Mi metto a cambiare persino le lampadine. Anche al Galata
una delle prime cose che farò sarà sistemare le luci, perché
diventi un luogo sempre più accogliente».
Di Chiara Pieri