"È proprio di ogni ragazzo illudersi di essere un predestinato; nessuno a vent’anni si contenta di avere nella vita un ruolo modesto e oscuro. D'accordo, ma, a differenza dei miei coetanei, non mi contentavo di sognare. I sogni, io, cercavo di tradurli in realtà". Così Ambrogio Fogar, che i suoi sogni li ha seguiti davvero. Per ricordarli, e per ricordare lui, anche in una chiave più intima e familiare, sabato 10 giugno 2023 (ore 18.30, con ingresso libero) il Galata Museo del Mare di Genova ospita per il secondo appuntamento degli Incontri in Blu 2023 Francesca e Rachele Fogar, personaggio tv (Le Iene, Isola dei famosi, Videonews) e giornalista su diversi programmi della testata Videonews di Mediaset la prima, modella e personaggio televisivo (Pechino Express) la seconda, ma anche e soprattutto le sue figlie.
Nato a Milano nel 1941, diplomato ragioniere, studi interrotti in Scienze Politiche e un’agenzia di assicurazioni cui si oppone, Ambrogio Fogar pratica lo sci e l’alpinismo, consegue il brevetto di pilota per piccoli aerei per il volo acrobatico e si dà al paracadutismo. E poi, scopre il mare. Una barca condivisa con amici, qualche regata, il Surprise che acquista a Castiglione della Pescaia da Nicolò Puccinelli.
“Sono un uomo normale che realizza delle imprese non ordinarie”, diceva. Con il Surprise nel 1972 è all’Ostar, una transatlantica storica, che compie in 41 giorni, con il timone rotto fin da metà percorso. E poi, nel 1973, il giro del mondo in solitaria da Est ad Ovest, contro i venti e le correnti dominanti: 400 giorni. Nel ’78, l’idea di circumnavigare l’Antartide: parte da Mar del Plata, Argentina, per raggiungere Ushuaia, insieme con il giornalista Mauro Mancini e con il piano di proseguire poi da solo. Ma al largo delle Falkland la barca è colpita da un’orca e affonda. Seguirà un’odissea di 74 giorni nella zattera (oggi esposta al Galata Museo) di salvataggio, fino al soccorso, a cui però Mancini non sopravviverà.
E ancora, nel 1983, il sogno del Polo Nord. Quest’ultimo viaggio, a piedi, con il cane Armaduk, che dopo 51 giorni di marcia completa con un passaggio aereo di 180 km, per sfuggire al crack dei ghiacci. Per poi approdare sulle reti Mediaset, con un programma pionieristico, “Jonathan-Dimensione avventura”, che si affianca alla sua vasta produzione letteraria. Fogar porta l’avventura nelle case degli italiani, anticipa i tempi. Continua a sognare e a far sognare. Fino all’incidente nel rally Pechino-Mosca-Parigi del 1992: la sua auto si ribalta nel deserto, ha una gravissima lesione vertebrale, lo salvano per miracolo, ma sarà costretto a vivere da tetraplegico, sino alla sua morte, nel 2005. Un uomo da ricordare.