Laura, in realtà, non parla in dialetto durante la vita di tutti i giorni, ma lo capisce benissimo: «In casa i miei genitori parlavano praticamente solo in genovese, a me manca un po' di pratica, ma le espressioni che si trovano ricamate sulle mie fettucce sono di uso talmente comune qui a Genova che non c'è bisogno di traduzione». Per chi ne avesse bisogno, comunque, in bottega si può consultare una lunga lista di parole con la traduzione genovese-italiano, perchè a volte «anche turisti e foresti acquistano i BracciaDetti, come souvenir del loro passaggio qui a Genova».
Ma quali sono i BracciaDetti più amati? «Maniman (non sia mai!) va fortissimo, così come Nu ghe semmu (non ci siamo!), Pe caitee (per carità!), Sarvegu e il femminile Sarvega (selvatico, selvatica), due espressioni particolarmente adatte a descrivere il carattere di noi genovesi, un po' chiusi. Il mio preferito è Ou belin Teresa, che esprime perfettamente lo stato di stupore massimo!»
Da qui a nominare la parola che più ci identifica nel mondo, Belin, il passo è molto breve: «All'inizio non ero molto sicura se crearlo o meno, perchè mi sembrava un po' scontato, ma è anche vero che quella parola la pronunciamo talmente tante volte al giorno, che era quasi un obbligo».
A conferma dell'attitudine non particolarmente amena del popolo genovese, come si può notare, le espressioni sono tutte legate a stati d'animo che vanno tra il negativo e l'esausto, ma Laura ha cercato di mettere un po' di positività in questa simpatica iniziativa: «Non è stato per nulla facile! Addirittura avevo chiesto aiuto ai miei follower su Instagram. Grigua (lucertolina) e Pulin (pulcino) sono i nomignoli con cui i nonni chiamavano i nipotini e quindi li ho fatti entrare nel palmares, così come Dunnin (un vezzeggiativo di donna)».
Insomma, al Negozietto ce n'è per tutti i gusti o meglio per tutti i belli figeu e le belle figette!
Di Paola Popa