Luca Caracciolo, orafo con la passione dell'oro verde: «My Golden Age è il regno della mia creatività»

«Il mio primo braccialetto l'ho creato a 12 anni, era in argento e ad un certo punto ero diventato talmente bravo da fabbricarne parecchi, da regalare agli amici. Dopo le scuole superiori è stato quasi naturale per me diventare un orafo, anche se in realtà mi sarebbe piaciuto fare il musicista! Ho avorato anche come educatore, ma l'oro è sempre stato nel mio Dna».

Partendo dalle riparazioni, che secondo Luca sono state proprio il segreto per iniziare a fare questo mestiere con successo, deve la sua abilità anche allo spirito di osservazione: «Sembra una battuta, ma guardare gli altri lavorare è la prima regola. Anche mio padre iniziò facendo il garzone e per i primi due anni si limitò a spazzare solo per terra, ma intanto controllava ciò che facevano i più anziani ed esperti».

Oltre ad orafo Luca è anche incassatore: «Può sembrare strano ma sono due lavori totalmente diversi e per acquisire questa qalifica ho frequentato la scuola delle Arti Orafe di Firenze e ora posso montare le pietre nelle mie creazioni».

Ma come nasce un gioiello? Molto semplice (si fa per dire!): dal fuoco. Prima Luca pesa su una bilancia oro giallo, rame e argento che, a seconda della nuance che si vuole raggiungere, variano di volta in volta, poi si sposta nel laboratorio, accende una grossa fiamma e fonde il tutto, facendolo colare poi in uno stampo. La trafila o la piattina di metallo che ne derivano si fanno poi passare in un macchinario che le appiattisce in modo tale da poter essere lavorate, a forma di anello, oppure di ciondolo o di decorazione per un orecchino».

Luca si muove con agilità tra macchine che hanno un aspetto molto simile a quelle che si possono trovare in un'officina e ci racconta che per a lui non sembra di fare niente di particolare: «Per me è praticamente come bere un caffè! Mi sono reso conto, però, che quando ne parlo mi guardano un po' tutti straniti, perchè effettivamente creare anelli, collane e orecchini, forse non è proprio cosa di tutti i giorni».

Mentre ce lo racconta sta creando una fede nuziale, che non è solo un gioiello, ma in tutte le culture è un vero e proprio simbolo, un sigillo d'amore: «Questa è in oro verde, il mio preferito, ed ha una lavorazione grezza, quasi etrusca. L'ho chiamata Koi, che in giapponese significa amore ed è ispirata all'arte Kintsugi, secondo cui la ceramica rotta nonn si butta via, ma si rinsalda con l'oro. Ogni anello è diverso dagli altri, un po' come tutti noi, insomma».

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