Ziva Kraus, pièces uniques. Franco Fontana, presenze veneziane: la mostra a Spazio Unimedia

DA Giovedì11Aprile2024
A Sabato22Giugno2024

Živa Kraus, figura carismatica croata naturalizzata italiana, è nata a Zagabria, nella cui Accademia d’arte avviene la sua formazione in pittura, nel 1971 si trasferisce a Venezia, città in cui fonda, nel 1979, Ikona Photo Gallery in Campo San Moisè, trasferita successivamente in Campo del Ghetto Nuovo. È come artista che, nel 1979, viene così recensita dallo scrittore Alberto Moravia: «Kraus è una realista dell’invisibile, né di più né di meno di quanto siano realisti del visibile un Courbet e un Guttuso».

Živa Kraus è internazionalmente nota anche come gallerista storica di fotografia. La presenza infatti in mostra di due opere fotografiche vintage (Presenze veneziane 1978) di Franco Fontana vuole essere una testimonianza visiva dei due specifici di Kraus: il disegno e la pittura in prima persona come artista, la fotografia nel ruolo di gallerista e curatrice.

La mostra Pièces Uniques, visitabile a Genova presso lo Spazio Unimedia contemporary art (Palazzo Squarciafico, piazza Invrea 5B) fino al 22 giugno 2024, si presenta allo spettatore come una selezione di una trentina di opere su carta dal 1972 al 2010, in cui ricorre il Leit Motiv di città, di una città unica in cui l’artista ha scelto di vivere, a cui non cessa di destinare il lascito culturale di una vita: Venezia. L’espressione francese Pièces Uniques/Pezzi Unici – che, al singolare non manca di ricordare una mitica galleria, che ha fatto storia, in Saint-Germain des Près a Parigi, fondata nel 1989 da Lucio Amelio - interviene quale invito a una condizione dello sguardo come raccoglimento all’interno di un tempio e quindi in termini cultuali e non di veloce fruizione. Il rimando è inevitabilmente a Walter Benjamin e al suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica/Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, 1936, in cui l’opera, moltiplicata, mercificata, diffusa in una società consumistica di massa, perderebbe la sua aura.

Ogni carta di Živa Kraus a pastello, a carboncino, ritaglia un suo campo semantico in cui ricorrono titoli evocativi come sguardo, navigazione, volo, traccia, impronta, incontro, aria, città, gioco, suolo, éclat, Atlantico, laguna. Si delineano sulle pareti della galleria genovese città immateriali, attraversate da ricordi, da suggestioni calviniane, si percepiscono profonde sonorità, lontani echi di lingue slave, dialetti altri.

Sull’area multimediale, l’artista presenta in mostra il video in bianco e nero The Motovun Tape, 1976, ripreso dai Cardazzo e Varisco. La camera video segue la mano dell’artista, che scorre sensibilmente sulle pietre di un muro a secco, mentre il rumore della registrazione in loco funziona come unico, diretto, fondo sonoro. Un canto del gallo interviene come squillante effetto di realtà. Questo video storico è un’opera chiave anche per comprendere il rapporto di sensorialità aptica (tattile) che l’autrice intrattiene con l’opera pittorica e in particolare con i suoi pastelli.

Le opere dell’artista italo-croata rinviano a una condizione visuale cosmica in cui si delineano mappe cromatiche su fondi solari o notturni. Una pubblicazione, intitolata Živa Kraus – Pièces Uniques, Maree editore, documenta la mostra in Spazio Unimedia – Contemporary Art Genova, e traccia un percorso degli straordinari incontri con artisti, star della fotografia, critici d’arte, direttori di musei, docenti universitari, scrittori e poeti, registi e musicisti, che hanno segnato la sua vita come, per citarne solo tre, a titolo d’esempio, Peggy Guggenheim, Gillo Dorfles, Alberto Moravia. Si percepisce nell’opera e nella vita di Živa Kraus il paradigma del viaggio come archetipo del nomadismo.

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