Genova, 13/06/2024.
Il centro storico di Genova è più vivo che mai. Lo abbiamo già visto, conoscendo meglio le realtà del Sestiere del Molo, che gravitano attorno ai Giardini Luzzati e alla Cooperativa Il Ce.Sto, che si può definire la capofila che coordina i rapporti tra il Comune di Genova e i numerosi enti del terzo settore che si muovono all'interno del Piano Caruggi, un piano integrato di interventi mirati a recuperare e migliorare la vivibilità di molte zone di uno dei centri storici più affascinanti in Europa e - presumibilmente - al mondo.
In questo Piano Caruggi, oltre a quello del Molo, si muovono il Sestiere di Prè e quello della Maddalena, che è quello che esploreremo meglio oggi. Maddalena, La Bella, che combatte come un tigre per far sì che di lei non si parli solo in termini dispregiativi, ma che si scoprano volti, iniziative, progetti e attività che la rendono viva, più sicura e inclusiva. Uno di questi progetti si chiama Aria, un nome che rimanda subito all'idea di leggerezza, di respiro, di vita e speranza che travalicano i confini, anche quelli delle mura di un carcere, più precisamente quello di Pontedecimo.
Conosciamo uno dei volti di Aria proprio in via della Maddalena, al 31 rosso, dove incontriamo Lucia Brunelli, che opera all'interno del Centro di Solidarietà della Compagnia delle Opere della Liguria: «Siamo un'associazione che accompagna nel processo di inserimento lavorativo persone con fragilità e disabilità e donne che escono dal carcere e che sono pronte ad affrontare il prossimo capitolo della loro vita. Aria, il nostro progetto e ha due anime, la sartoria e la bigiotteria».
Perchè cominciare, o ricomininciare, sono concetti che possono avere i colori brillanti di gioielli in resina oppure di abiti dal taglio retrò (ma non solo!), proprio come quello a fiori rossi e neri imbastito sul manichino che si trova negli spazi della Cooperativa Sociale Gente di Mare, dove ci troviamo, che ospita le attività di sartoria del Progetto Aria. Di questa parte si occupa attivamente Giorgia Del Basso, che non riusciamo a incontrare, ma che sentiamo al telefono: «Aria vuole essere uno strumento concreto, per lo meno questo è l'obiettivo. Per coloro che combattono con condizioni di disagio emotivo e comportamentale, in termini lavorativi e di reale inclusione in un contesto sociale più ampio, poter realizzare prodotti che vengono succesivamente commercializzati, riuscire ad avere un luogo loro, dove confrontarsi con il mondo che li circonda, potrebbe considerarsi una vera e propria svolta. Per le ragazze e le donne che escono dal carcere questo è un punto di riferimento per il dopo, con la possibilità di continuare a lavorare con noi per un periodo di 6 o 12 mesi, avendo anche il tempo per potersi guardare attorno, di conoscere un'altra realtà possibile, oltre la loro, per poter creare una nuova rete sociale, per andare al di là della vita vissuta, degli errori che, in fondo, potremmo commettere tutti».
Per scoprire di più sul progetto della bigiotteria, dobbiamo invece lasciare per un attimo la Maddalena e andare a Sampierdarena, un'altra zona che sta cercando nuovi percorsi per poter rifiorire, come nel caso della riqualifiazione dei voltini di via Buranello, in cui si stanno già muovendo interessanti realtà museali, come quella di La Fabbrica delle Immagini. Andiamo a Villa Ronco, un'elegate dimora seicentesca poco sopra via Antonio Cantore, nel cuore della delegazione che un tempo era luogo di villeggiatura dell'alta borghesia genovese. Oggi Villa Ronco ospita un asilo, una scuola dell'infanzia e un centro diurno e proprio qui incontriamo Alessandro Loffredo, un giovane maestro orafo che mette a disposizione il suo talento per insegnare a ragazzi e ragazze l'arte della bigiotteria e della stampa in 3D. Dalle loro mani escono ciondoli e anelli coloratissimi, questi ultimi ricordano un po' i gioielli che indossavamo negli anni Novanta e che mettono subito allegria: «Li chiamiamo anelli Giorgia. Qui in villa vengono progettati, prodotti e stampati, successivamente vengono rifiniti e lucidati nella Casa Circondariale di Pontedecimo».
Salutiamo Alessandro, i ragazzi e le ragazze a Villa Ronco e torniamo alla Maddalena, da Lucia, che vuole farci conoscere altre realtà della Maddalena, che hanno tutte un punto in comune: lo stretto legame con il riciclo, il riuso, il riparare piuttosto che gettare via, insomma ciò che viene definita economia circolare.
Prima di partire, però salutiamo Gente di Mare e la sua presidente Marta Orselli, che ci hanno ospitato: «Anche noi partecipiamo ai Patti di Sussidiarietà col Comune di Genova, nell'ambito del Patto Maddalena e insieme alla nostra collega Elisa Riscazzi, facciamo parte del Tavolo Economia Circolare, all'interno del Partenariato di Zona Maddalena-Garibaldi. In realtà è come se fossimo tutti una grande famiglia, infatti, al piano di sotto si svolgono le attività dell'Officina della Cura e della Casa dei Rider. Loro fanno parte del progetto Startappe, che favorisce l'orientamento e ricerca lavoro dei ragazzi dai 18 ai 35 anni. In concreto l'Officina della Cura offre servizi di vario genere rivolti alla cittadinanza residente in zona, mentre nell'angolo Casa dei Rider si trovano servizi igienici, attrezzi per la manutenzione delle biciclette, wi-fi, alcune bevande gratuite e postazioni di ricarica per le bike elettriche».
Insomma, una Maddalena più viva che mai, che vede realtà diverse che collaborano tra loro, sostenendosi a vicenda. Ma ora proseguiamo il nostro giro tra i caruggi, insieme a Lucia e andiamo a conoscere Emanuela Musso e Rita Rapallo, dell'Associazione di Promozione Sociale Sc'art! uno spazio che Amiu ha messo a disposizione da oltre dieci anni e che è diventato un punto di riferimento per il territorio per attività di economia circolare e inclusione lavorativa.
Creatività e vecchi banner pubblicitari: ecco i due ingredienti da cui nascono borse coloratissime, shopper, astucci e complementi d'arredo della linea Creazioni al Fresco. Nome azzeccatissimo, per questo progetto che nasce nel 2013 presso la Casa Circondariale di Genova Pontedecimo, all’interno della sezione femminile. «È un progetto che tiene insieme una parte dedicata alla sostenibilità ambientale, al riciclo e all'economia circolare e una parte che prevede l'inclusione socio-lavorativa sia di donne che provengono da un percorso di detenzione, sia di detenute che ancora risiedono nella Casa Cricondariale di Pontedecimo», ci raccontano Emanuela e Rita, in quello che è lo show room di vico Angeli 21. Qui si trovano anche i complementi d'arredo realizzati con materiali di recupero firmati Lab 85, a cura della Cooperativa Sociale Il Laboratorio. A proprosito di laboratori, oltre a quello del carcere di Pontedecimo, ce n'è un altro al Circolo Arci Barabini di Trasta Genova Rivarolo, in cui si creano borse e tanto altro. Le creazioni si possono trovare in vico Angeli e in alti punti vendita della città, come Lo Spaventapasseri (in via Luccoli 30r), da Eccellenze Naturali (in piazza Sturla), presso La Formica (in via Trebisonda 16r) e addirittura a Milano, al Consorzio Viale dei Mille (in viale dei Mille 1).
Il nostro tour termina all'Associazione alVerde, tra vico Salvaghi dove troviamo un laboratorio e un Repair Café, oltre che uno spazio espositivo e un Centro del Riuso, che si affacciano su vico del Duca. Qui facciamo la conoscenza di Giulia Cavagnetto, la vicepresidente dell'associazione, che ci racconta la sua realtà tra cacciaviti, utensili e martelli: «Perchè qui, oltre ad elementi di arredamento vintage, mobili, lampade colorate e libri, ci si può sedere e riparare ciò che non funziona più. Inoltre qui è possibile lasciare oggetti oppure scambiarli. Teniamo anche corsi, esposizioni e workshop, anche rivolti alle scuole, per avvicinare la cittadinanza ai concetti di seconda vita e rivalutazione dei materiali».
Non si butta via niente alla Maddalena e dintorni: ce lo hanno raccontato Lucia, Giorgia, Marta, Alessandro, Emanuela, Rita e Giulia, dando voce a tutti quei ragazzi e a quelle ragazze che non si fanno fermare da condizioni di salute mentale che solo sulla carta li possono fermare. E che danno voce a quelle donne che sono ancora dentro, al fresco o che sono appena uscite, per fare in modo che non solo gli oggetti abbiano una seconda vita, ma anche le persone e i loro percorsi di vita.