Roberto Zucco di Bernard-Marie Koltès, lo spettacolo di Giorgina Pi al Modena

©Greta De Lazzaris
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DA Mercoledì30Ottobre2024
A Domenica10Novembre2024

Dopo la prima nazionale del 25 ottobre al Romaeuropa Festival, con repliche da mercoledì 30 ottobre al 10 novembre 2024 - qui i biglietti online, va in scena al Teatro Gustavo Modena lo spettacolo Roberto Zucco, di Bernard-Marie Koltès, diretto da Giorgina Pi, nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova (in coproduzione con Teatro Metastasio di Prato e Romaeuropa Festival).

Dopo la frequentazione dei testi di Kae Tempest, Caryl Churchill, Pasolini e un lungo lavoro dedicato alla riscrittura del mito, Giorgina Pi, artista residente del Teatro Nazionale di Genova, con cui ha iniziato a collaborare per il G8 Project, sceglie Roberto Zucco, testo postumo di Bernard-Marie Koltès, ispirato alla vera storia di Roberto Succo, giovane originario di Mestre, che dopo aver barbaramente ucciso i genitori, evase dal carcere e, nonostante fosse inseguito dalla polizia di tre stati, riuscì a perpetrare una serie di altri crimini, prima di venire nuovamente catturato e suicidarsi in carcere, nel 1988.

In un momento storico come quello attuale, la regista conferma, insieme al suo gruppo creativo, il collettivo Bluemotion, la sua visione politica, restituendoci un testo che ha al suo centro il tema della inesorabile diffusione della violenza. In particolare, quella di classe, quella domestica, quella sulle donne e, in ultimo, verso se stessi. In scena Valentino Mannias nel ruolo principale e un cast multiforme composto da attori e attrici, Andrea Argentieri, Flavia Bakiu, Monica Demuru, Gaia Insenga, Giampiero Judica, Dimitrios Papavasilìu, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Kevin Manuel Rubino, Alexia Sarantopoulou.

«Per me - afferma Giorgina Pi - questa storia di quasi quarant'anni fa rispecchia il nostro tempo. Dopo Pilade, Lemnos e Tiresias scelgo Roberto Zucco nel desiderio di leggere un dramma attraverso gli occhi di un eroe negativo. E voglio farlo con Bernard-Marie Koltès, che considero uno dei più grandi tragici contemporanei. Portare in scena il male, l’indifendibile e, oltre ogni morale, quello che l’autore mette sullo sfondo dal primo all’ultimo verso: il rischio di affacciarsi sul mondo per l’ultima volta, compresa la sua attrazione per questo assassino feroce. Un racconto che corre inesorabile verso la morte, in cui nessun personaggio è salvo».

La storia è ambientata nel Sud della Francia, in una provincia torbida. Ma si sente forte emergere la Parigi che Koltès tanto amava e che tanto ha vissuto. È la città maleducata, mista, dove la libertà preme: Pigalle, Barbès, l’Africa ovunque, dove Roberto Zucco sogna di fuggire. Nel 1988 Jean-Marie Le Pen ha più del 14 per cento dei voti e per Koltès l’ascesa del Front National è insopportabile. «Roberto Zucco - aggiunge Pi - è popolato dai corpi e dalle esistenze che l’hanno sempre abbagliato. Gli ultimi, le reiette, le notti inconsolabili dove la disperazione si fa violenza e carnalità. Luoghi reali e simbolici, dove gli uomini sono predatori e le donne inventano modi per difendersi. Non c’è retorica. Roberto Zucco è un gioco tagliente che sembra dirci quanto è potente e doloroso vivere quando non si ha più nulla da perdere».

Nella rielaborazione drammaturgica del fatto di cronaca, Roberto Zucco è un personaggio alla ricerca dell'ignoto, sospinto dall'inquietante ansia di voler superare nuove frontiere. Dal mito prende la tensione a spingersi oltre ogni confine, come Icaro cerca di avanzare verso una luce estrema, ma finisce la sua folle corsa verso il sole, svelando le pieghe più profonde e nere dell’animo umano. Bernard-Marie Koltès incontrò lo sguardo dell’assassino Roberto Succo per caso, su un manifesto affisso nel metrò e intercettando, poi, i fatti di cronaca del 1988, suo ultimo anno di vita. (Morirà nel 1989, a 41 anni, per le conseguenze dell’Aids). «Ecco perché Roberto Zucco può essere inteso come un testamento spirituale - conclude Giorgina Pi - sulla marginalità e il concetto di violenza che stava maturando all’alba degli anni Novanta. Il linguaggio del dramma è essenziale. I dialoghi, quasi brandelli di un discorso interrotto, tracciano scene brevi in uno stile secco e senza enfasi. C’è inoltre una tensione sotterranea: l'energia di Koltès che si batte per prolungare la sua vita e che, fino alla fine come Zucco, possiede una strana certezza di sopravvivere».

Roberto Zucco fu pubblicato postumo e venne presentato, prima in lingua tedesca, alla Schaubühne di Berlino nell’aprile del 1990 da Peter Stein e poi in versione radiodramma da France-Culture, lo stesso anno, nella rielaborazione di Catherine Lemire. Fu presentato per la prima volta in Italia, nel 1992, dallo Stabile di Genova con la regia di Marco Sciaccaluga. Ulteriori informazioni e biglietti sul sito del Teatro Nazionale di Genova.

Roberto Zucco
di Bernard-Marie Koltès
traduzione Francesco Bergamasco
un progetto Bluemotion
adattamento, regia, scene e video Giorgina Pi
interpreti Valentino Mannias e Andrea Argentieri, Flavia Bakiu, Monica Demuru, Gaia
Insenga, Giampiero Judica, Dimitrios Papavasilìu, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Kevin
Manuel Rubino, Alexia Sarantopoulou
costumi Sandra Cardini e Gianluca Falaschi
colonna sonora originale Valerio Vigliar / ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai
cura del suono Cristiano De Fabritiis / luci Andrea Gallo
assistente alla regia Michael Ferretti / assistente ai costumi Anna Varaldo
produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Metastasio di Prato e Romaeuropa Festival
in collaborazione con Angelo Mai, AMAT, Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Olinda.

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