Il regista Andrea Segre e l'attore Elio Germano, nella giornata di giovedì 7 novembre 2024, sono a Genova per parlare del film Berlinguer. La grande ambizione, dopo le proiezioni delle ore 18.45 al cinema America (via Colombo 11, tel. 010 4559703) e delle ore 21 al cinema Sivori (salita Santa Caterina 54 r., tel. 010 5532054). A moderare gli incontri con il pubblico è Francesca Savino del Gruppo Ligure Critici Cinematografici SNCCI.
Il film, distribuito da Lucky Red e presentato in apertura della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma dove Elio Germano è stato premiato come migliore attore, è il racconto biografico della vita privata e pubblica di Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973 fino al discorso della Festa Nazionale dell'Unità di Genova del 1978. Berlinguer è stato segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984, deputato dal 1968 al 1984, europarlamentare dal 1979 al 1982.
Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la Storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all'assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.
«Su Enrico Berlinguer - spiega il regista Andrea Segre - sono stati realizzati molti documentari, libri, saggi, ma nessuno ha mai provato ad affidare al cinema di finzione la ricostruzione ''da dentro'' della sua vita, o di parte di essa, del suo mondo e del suo popolo. Insieme a Marco Pettenello, sceneggiatore e compagno di tanti viaggi importanti, ho deciso di misurarmi con questa sfida e due sono stati i cardini che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui: da una parte il rispetto della serietà e della sobrietà di Berlinguer, dall'altra la scelta di non imitare né idealizzare, ma di provare sempre a capire. Non sono due indicazioni puramente razionali, credo siano profondamente poetiche. Seguendole, ho cercato di entrare nel pensiero di Berlinguer, nella sua relazione diretta con quanto ha voluto e ha fatto, con le sue ambizioni, le sue tensioni e le sue paure, negli anni forse più complessi e decisivi della sua esperienza politica».
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