Don Giovanni da Molière all'Ivo Chiesa, con la regia di Arturo Cirillo

©Tommaso Le Pera
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DA Martedì14Gennaio2025
A Domenica19Gennaio2025

Da martedì 14 a domenica 19 gennaio 2025 approda al teatro Ivo Chiesa di Genova, Don Giovanni da Molière, Da Ponte, Mozart con l’adattamento e la regia di Arturo Cirillo che interpreta anche Don Giovanni. Una coproduzione del teatro Nazionale, con Marche Teatro, Teatro di Napoli, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione. Genova è la prima tappa del nuovo anno di una lunga tournée, iniziata in autunno e che prosegue fino a marzo. Qui i biglietti online.

Arturo Cirillo ha deciso di raccontare il mito di Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una ''drammatica leggerezza''. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile. Fondamentale in questo Don Giovanni, come del resto in tante recenti creazioni di Cirillo è il rapporto tra musica e parola pensando ai grandi riferimenti del recitar cantando in un’operazione che mette insieme tante visioni legate al personaggio di Don Giovanni, «così come tanti sono i modi di interpretare la natura dei miti nel corso dei tempi. Perché in fondo - chiosa Cirillo - questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne».

La ricca e affiatata compagnia che ruota attorno al Don Giovanni interpretato da Arturo Cirillo è composta da Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini che ricoprono più ruoli in un gioco di montaggio e sovrapposizioni, ritmato e poliedrico. Lo spettacolo ha le scene di Dario Gessati e i costumi di Gianluca Falaschi, storici collaboratori di Cirillo che hanno reinventato le sfaccettature nere e contemporanee ispirandosi al Don Giovanni cinematografico di Joseph Losey; l’adattamento delle musiche è a cura di Mario Autore e le luci di Simone De Angelis.

Note di regia

«La mia passione per il personaggio di Don Giovanni, e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Hamm e Clov di Finale di Partita, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli, come sicurante vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, epoca in cui frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Uno storico insegnante di Storia della Musica, Paolo Terni, ci fece lavorare proprio sul Don Giovanni e in una forma che potrei definire di “recitar-cantando”, in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Lorenzo Da Ponte (bellissimo per poesia, musicalità e vivacità, ma anche perché - e non lo dico solo io - è una delle opere più alte, dal punto di vista linguistico, della letteratura italiana).

Oltre al libretto dapontiano recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart, con i suoi ritmi e le sue melodie. E in quella occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali), questa danza disperata, ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino (o come direbbe Amleto: “al presentimento”) mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza. Negli anni successivi (come chi conosce un po’ il mio teatro sa) tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière, quindi, mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière, appunto, che il libretto di Da Ponte. Anche il discorso musicale da tempo, o forse da sempre, mi coinvolge, e quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una “drammatica leggerezza”. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile. Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne» (Arturo Cirillo).

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