Dopo avere conquistato generazioni di spettatori con Kohlhaas, Marco Baliani torna ospite di Soriteatro con il suo nuovo spettacolo, Quando gli dei erano tanti. Dedicato alle scritture di Roberto Calasso, in scena giovedì 20 febbraio 2025 alle ore 21 al Teatro Comunale di Sori. Prosegue così la decima Stagione ideata e diretta da Sergio Maifredi, prodotta da Teatro Pubblico Ligure con il sostegno del Comune di Sori, con il contributo al Teatro Pubblico Ligure di Ministero della Cultura, Regione Liguria e Città Metropolitana di Genova, con la collaborazione di Pro Loco Sori. I biglietti per lo spettacolo (20 euro intero, 17 euro ridotto e 10 euro studenti sotto i 26 anni) sono disponibili sempre online, presso Pro Loco Sori (0185 700681) negli orari di apertura e in teatro un’ora prima degli spettacoli.
«Come Ismaele nell’incipit del Moby Dick di Melville - spiega Marco Baliani - quando l’orizzonte si incupisce e la percezione del mondo mi si offusca, è tempo di salpare, di uscire dalla gabbia dei giorni per aprirsi verso l'ignoto. E se il mare oceano non è lì a portata di corpo, le pagine di Roberto Calasso mi faranno viaggiare lo stesso, salpando in altri lidi». Roberto Calasso è una straordinaria figura della cultura italiana. Saggista e narratore, è stato proprietario e direttore editoriale della casa editrici Adelphi, riconosciuta per originalità e indipendenza, che ha pubblicato i romanzi di Camilleri, per la prima volta in Italia i libri di Emil Cioran, “Lo hobbit” di Tolkien, Guido Ceronetti. I suoi libri, tra cui “Le nozze di Cadmo e Armonia”, “La folie Baudelaire”, “La letteratura e gli dei”, sono tradotti in 25 lingue e pubblicati in 28 paesi.
«Questo spettacolo - prosegue Baliani - nasce dal desiderio di intrecciare quelle narrazioni mitiche che nel tempo sono affiorate sulla superficie del mio mare e che stanno lì come isole su cui è sempre possibile tornare ad abbeverarsi e nutrirsi. Ma l’oralità del mio narrare non si esaurisce nell’offrire la visione o meglio l’ascolto di quei territori numinosi e misteriosi. Ognuno di quei miti racchiude altre strade, un susseguirsi di rimandi, di crocicchio in crocicchio, verso altre mappe immaginative, mappe che si possono percorrere».
Così il racconto apre a pensieri imprevisti, a sorprese della percezione, che riguardano il nostro presente, che rimettono in gioco la memoria e allacciano il racconto ad altre narrazioni, a incontri con altre opere, in un dialogo con altri artisti. Quello che ne esce è una mappa di eventi da percorrere nello stupore, e nell’incantamento della voce che li fa rivivere. Grotte, boschi, mari, scogli, la natura tutta parla con le voci potenti degli Dei che l’hanno abitata, e che sono ancora lì, nascosti alla nostra vista assetata solo di merci e votata al consumo della natura stessa. «Sono ancora lì - conclude - anche quando ai boschi si sostituisce l’intrico di una metropoli, o di strade brulicanti di esistenze in corsa. Anche lì, a saperle ascoltare, ci sono voci antiche che ci parlano. Sono ancora lì a ricordarci del tempo in cui il frondire delle foglie aveva una voce, un ascolto e una necessità. Mi piacerebbe con questo spettacolo ritrovare quell’ascolto».
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