La mostra di Banksy, chiusa causa Covid-19,
riapre il 19 maggio e apre straordinariamente una
settimana
Genova, 22/11/2019.
Può essere chiunque o nessuno. Può avere qualsiasi nome, essere una persona oppure tante. Per le strade, tutti lo conoscono come Banksy. Chi sia veramente il più grande artista del nuovo millennio, che si muove di nascosto e gioca tra i confini della street art, in fondo, ha poca importanza. Sono altre le domande importanti: chi siamo noi? Come identificare l'epoca in cui viviamo, quali le sue contrapposizioni e i suoi limiti? Le risposte sono tutte racchiuse a Palazzo Ducale di Genova, dove da sabato 23 novembre 2019 a domenica 29 marzo 2020 (poi prorogata fino al 13 aprile), è visitabile la mostra Il Secondo Principio di un Artista chiamato Banksy, nel Sottoporticato.
Si tratta di una delle mostre più attese a Palazzo Ducale, visitabile nel Sottoporticato. Una mostra, a cura di Gianluca Marziani, Stefano Antonelli e Acoris Andipa e prodotta da MetaMorfosi, che riunisce oltre 100 opere e oggetti originali dell’artista britannico, tra dipinti a mano libera e stencil. In mostra anche le serigrafie, che Banksy considera vitali per diffondere i suoi messaggi. E poi oggetti installativi e altre opere provenienti da Dismaland, come la curiosa scultura scultura di Mickey Snake, con Topolino inghiottito da un pitone. Tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 edizioni stampate che vende tramite la sua casa editrice Pictures on the Walls di Londra. Si tratta di serigrafie che riproducono alcune tra le sue più famose immagini, molte delle quali sono state usate nei suoi interventi all'aperto e diventate affreschi popolari.
Quello di Banksy è un immaginario semplice, ma mai banale o elementare, con messaggi che esaminano i temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà in senso esteso e dentro i paradossi del nostro tempo. Completano la mostra diversi poster da collezione, le banconote Banksy of England, varie t-shirt e i progetti di copertine di vinili. Va sottolineato che l’artista conosciuto come Banksy non è coinvolto nella mostra: il materiale dell’esposizione proviene interamente da collezioni private, anche genovesi. La mostra Il Secondo Principio di un Artista chiamato Banksy è visitabile con il seguente orario: da martedì a domenica dalle 10 alle 19 (lunedì chiuso e Natale 2019). Costo dei biglietti: intero 10 euro, ridotto 8 euro, scuole 4 euro.
Per capire a fondo la cifra stilistica di Banksy, la parola va ai curatori della mostra: «L’arte di Banksy non è assolutamente riducibile alle pratiche di street art - racconta Stefano Antonelli, curatore della mostra - Nonostante la street art sia uno dei linguaggi utilizzati dall’artista, troppe persone pensano a Banksy come ad un artista che si muove nella notte, dipingendo sui muri e poi postando tutto su Instagram. La realtà è che Banksy, dal 2000 al 2009 ha realizzato circa 40 mostre, organizzate in magazzini, ristoranti, negozi di animali. Soltanto una volta ha usato il museo come sede per una sua esposizione, a Bristol nel 2009. Banksy è una sorta di mass media, che tuttavia si oppone alla loro narrazione, in un’epoca in cui le immagini pervadono la nostra esistenza raccontando un mondo falso. Ecco allora che l’artista utilizza lo stesso meccanismo comunicativo per raccontarci la verità».
«La provocazione intelligente dell’arte di Banksy arriva a Genova, dando la possibilità alla Liguria di ammirare una mostra ampia e in grado di rendere nella maniera migliore possibile le mille sfaccettature di un artista complesso e non ovvio da decodificare - spiega Gianluca Marziani, curatore della mostra insieme a Stefano Antonelli e Acoris Andipa - Banksy nasce nel writing ma poi espande le sue attitudini con linguaggi molteplici, giocando tra solido e liquido, tra hardware e software. Il mistero che ruota attorno a questo autore è necessario per un artista che voglia avere questa libertà antagonista rispetto al mondo esterno. Come curatori, abbiamo fornito ogni opera di un testo didascalico che potesse spiegarla. Chi entra alla mostra, può così rendersi contro di quanto Banksy sia un vero artista contemporaneo».
«Rifiutando di essere rappresentato da una galleria, Banksy continua a infrangere le regole e in questo modo smaschera il mercato stesso dell'arte - racconta il curatore Acoris Andipa - È un peccato che non importi cosa produca l'artista, quanto siano impegnate le oprere o il lavoro pubblico che affronta i temi delle inadeguatezze sociali: ciò che interessa la maggioranza delle persone è il suo valore economico».
Di Fabio Liguori