Genova, 04/03/2025.
Massimo Recalcati, psicoanalista e scrittore, ha partecipato a Palazzo Ducale all’incontro dal titolo Aziende e giovani: come incontrarsi, un appuntamento inserito all’interno del Festival Orientamenti, che da trent' anni a Genova guida studenti e famiglie nella scelta del percorso di studi, con una serie di iniziative che solitamente si svolgono nel mese di novembre.
L'incontro, che si è svolto all'interno di un gremitissimo Salone del Maggior Consiglio ha toccato tra i vari argomenti, seguendo il filo conduttore basato sul cosiddetto nuovo umanesimo aziendale, che vuole riportare la persona al centro delle dinamiche lavorative, valorizzando il desiderio, ossia il motore in grado di trasformare il lavoro da mero strumento funzionale a fonte di crescita e innovazione.
Tematiche, queste, che le nuove generazioni, in particolare la GenZ (con un'estensione che coinvolge anche i Millennial) , hanno fatto proprie, soprattuto dopo il periodo di reclusione dovuto alla pandemia da Covid 19: un momento di stop forzato che però ha obbligato studenti, giovani lavoratori e aziende a ripensare alle abitudini relative al lavoro e alla vita in generale, anche grazie alla messa in pratica di nuove consuetudini, come lo smart working.
Proprio di questo abbiamo parlato con Massimo Recalcati, prima dell'inizio dell'incontro: «Il più grande insegnamento che la pandemia ci ha lasciato, riguardo al tema del lavoro, è sicuramente il fatto che sia necessario non essere schiavi della logica del profitto immediato. Quali sono le realtà lavorative che hanno superato più brillantemente il periodo del lockdown? Proprio quelle che hanno messo al centro le relazioni. Il lavoro non può più essere scorporato dalle relazioni in cui si iscrive. Più noi curiamo le relazioni e la loro qualità più favoriamo anche la produzione del profitto».
Valorizzare i desideri dei giovani: ecco un altro importante argomento argomento di cui Recalcati si fa promotore e che vede la necessità di cancellare il vecchio atteggiamento che vede dovere e desiderio come elementi antagonisti: «Dovrebbero invece essere dinamiche complementari, supportarsi tra loro. Se noi riuscissimo a considerare il lavoro come luogo in cui il desiderio e le attitudini vengono realizzate, faremmo un passo avanti gigantesco. Noi pensiamo che il dovere sia la camicia di forza del desiderio e che il lavoro sia la mortificazione e lo sfruttamento della vita. Idealmente il lavoro dovrebbe proprio essere il luogo dove la vita si realizza e il dovere dovrebbe essere l'ambito dove il desiderio trova la sua forma».
Ma le nuove generazioni, cosa pensano al riguardo, secondo l'esperienza di Recalcati? «Secondo loro non si può più sostenere un'immagine sacrificale del lavoro. Inoltre, per loro, la vita non è fatta solo ed esclusivamente di lavoro e per lavoro. È preciso dovere del mondo degli adulti e del mondo lavorativo in generale, sostenere che il lavoro non sia il contrario della vita, ma anzi il luogo in cui l'essenza delle persone si realizza».
Il divario generazionale, quindi, è un tema scottante: «Se continuamo a ragionare solo ed esclusivamente seguendo la logica del profitto all'ideale performativo di efficienza, atteggiamenti purtroppo molto cari alle generazioni meno giovani, non aiuteremo mai chi si affaccia al mondo del lavoro».
«I giovani devono poter incontrare dei testimoni», prosegue Recalcati, «che dimostrino che il lavoro può essere il luogo di realizzazione della vita e questo non può avvenire solo a parole, ma è necessario che ci siano delle testimonianze. Facciamo l'esempio di luoghi come un ospedale o una scuola. Che cosa accende l'entusiamo dei giovani? Il fatto di avere un primario o un professore che si presentano in reparto o in aula con entusiasmo. Questo innesca un processo di contagio».
L'incontro di Massimo Recalcati a Palazzo Ducale è stato moderato da Paolo Macrì, presidente sezione terziario Confindustria Genova, a cui abbiamo chiesto quali sono le posizioni lavorative che la nostra città può offire ai giovani: «Il terziario e tutto il mondo della nautica e del turismo sono ambiti dove si può fare tanto, ma dove è necessario fare orientamento. Vedo che le aziende hanno difficoltà ad instaurare un dialogo con le nuove generazioni e a creare un contatto. Le aziende devono sforzarsi di dialogare con loro e allo stesso tempo le famiglie devono rendersi conto che il mondo del lavoro ha delle regole a cui in qualche modo è necessario adeguarsi. Si deve trovare un punto di congiunzione tra le necessità delle nuove generazioni e quelle delle aziende».
Presente all'iniziativa anche Simona Ferro, assessore alla scuola e alla formazione di Regione Liguria, che sottolinea l'importanza dell'evoluzione delle istituzioni educative nel processo di avvicinamento al mondo del lavoro: « È necessario sempre di più creare osmosi e vicinanza, tra i giovani e il mondo delle aziende. Nell'ambito del Festival Orientamenti, ad esempio, si organizzano i cosiddetti Career Day, durante i quali i ragazzi e le ragazze hanno la possibiltà concreta di parlare con gli imprenditori, che un domani potrebbero diventare i loro datori di lavoro. Bisogna abbattere i muri, tra aziende, docenti, famiglie e giovani, perchè ci possa essere dialogo e apertura e per non percepire il momento della fine degli studi come un buco nero, in attesa di trovare un'occupazione lavorativa».