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Genova, 05/12/2019.
Da ormai quattro giorni, 5 esemplari di orche, un grande maschio, una femmina con il suo piccolo e altri due adulti, nuotano davanti al porto container di Genova Voltri in un’area di poche centinaia di metri quadrati. Dopo l’emozione e la gioia iniziale per l’avvistamento inaspettato a Genova, il loro strano comportamento ha iniziato a destare preoccupazione nei ricercatori dell'Istituto Tethys, dell’Acquario di Genova e dell’Università di Genova, che insieme alla Guardia Costiera ne hanno monitorato i movimenti e il comportamento.
Perché da giorni rimangono in un'area di poche centinaia di metri in prossimità di un porto invece di prendere il largo? La risposta potrebbe celarsi nell’osservazione diretta da parte dei ricercatori e del personale degli operatori di Whale Watching Genova e del Consorzio Liguria Via mare, che a bordo della motovedetta della Guardia Costiera martedì 3 dicembre hanno intravisto tra le onde la femmina che aiutava il suo piccolo a raggiungere la superficie. Gli addetti ai lavori lo chiamano comportamento epimeletico, che si osserva quando un cetaceo è in difficoltà e altri esemplari della stessa specie lo sostengono in superficie per garantirne la respirazione.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, un video sui social mostrava chiaramente gli sforzi della madre nel tenere il cucciolo in superficie, che dalle immagini sembrava essere in difficoltà. Purtroppo, le avverse condizioni meteo marine hanno impedito ai ricercatori di uscire in mare, ma i Piloti del Porto di Genova, su richiesta della Capitaneria di porto di Genova, stanno cercando di raccogliere ulteriore documentazione sulle condizioni di salute del piccolo. Secondo la testimonianza di Giulio Zemiti, il pescatore che per primo ha osservato la presenza delle orche a Genova, domenica 2 dicembre, in quell’occasione erano presenti due piccoli.
Nei giorni successivi, invece, i ricercatori hanno osservato sempre un solo piccolo. «Il desiderio della madre di riunirsi al proprio piccolo scomparso potrebbe spiegare il comportamento di permanenza del gruppo nella stessa zona per un periodo così lungo e in una zona di porto», commenta Guido Gnone, coordinatore scientifico dell’Acquario di Genova. «Stiamo cercando di raccogliere dati e informazioni utili per verificare la possibilità che originariamente vi fossero non uno ma due cuccioli e che cosa possa essere successo».
Ora è importante garantire agli animali, che certamente si trovano in una situazione di stress, il minor disturbo possibile. Per questo la Capitaneria di Porto di Genova ha emanato un’ordinanza per limitare l’interferenza tra l’attività di navigazione e la presenza dei cetacei che vieta la navigazione e qualsiasi attività subacquea nell’area della cosiddetta zona di precauzione prospiciente l’ingresso al bacino portuale di Prà. Nei prossimi giorni si potrà osservare l’evoluzione della situazione e fornire ulteriori aggiornamenti.
Questa specie, il cui maschio può raggiungere i 10-11 metri di lunghezza e le 10 tonnellate di peso, è considerata occasionale per il Mediterraneo. «Negli ultimi 200 anni i casi di avvistamenti certi e documentati sono stati solo una quarantina - dice Sabina Airoldi responsabile delle ricerche che l’Istituto Tethys conduce nel Santuario Pelagos - una decina dei quali nei mari italiani. In Liguria l’ultima volta si sono viste a Sanremo e a Finale ligure nel 1985».
Fa eccezione l’area dello Stretto di Gibilterra, dove una quarantina di esemplari suddivisi in 5 “pod” (una sorta di unità familiari) vengono regolarmente avvistati. Si tratta di individui geneticamente diversi da quelli atlantici, che alcuni ricercatori considerano una sottopopolazione di dimensioni talmente ridotte da dover essere considerata minacciata. Questi animali si nutrono di pesci e non di mammiferi marini, come accade ad alcune altreorchedell’Atlantico e del Pacifico, di ecotipo diverso.
Ancora non è noto da dove arrivino le orche di Genova, ma grazie alla collaborazione con i ricercatori spagnoli, che da anni monitorano i cetacei dello stretto di Gibilterra e aree contigue e a cui verranno inviate le immagini scattate dai biologi dell’Acquario, di Tethys e degli operatori di whale watching, ci sono buone probabilità di scoprirlo. Per ora, da un primo confronto con le foto presenti sul web, si è potuto ricostruire il loro spostamento da Cartagena, dove sono state avvistate il 13 novembre, pari ad almeno 1.120km.
Di A.S.