Genova, 07/04/2025.
Lo sapevate che Genova ha una sua arte cartaria e che esistono ancora le cartiere che producono la carta genovese? Ad Acquasanta, sulle Alture di Voltri, sorge il Museo della Carta di Mele, dove ancora oggi si produce la carta genovese.
La vecchia cartiera di Mele, chiusa nel 1985, oggi è trasformata in un museo-laboratorio dove gli studenti e gli adulti possono scoprire la storia dell'arte cartaria genovese.
Andiamo a scoprire la sua storia insieme al Mastro cartaio e gestore del Museo della Carta, Giuseppe Traverso.
Com’è nata l’idea di trasformare questa cartiera in un museo?
«L'idea fu del Comune di Mele, che scelse appunto questo luogo, molto adatto dal punto di vista turistico, dove sorgeva questa vecchia cartiera che chiuse nel 1985. Furono avviati i lavori di restauro, che durarono parecchi anni e nel 1997 fu inaugurato questo museo. A differenza di tanti altri musei della carta, un visitatore che entra qui ha la possibilità di vedere davvero i macchinari ancora collocati nella loro posizione originale».
Il museo si trova nei pressi del santuario dell'Acquasanta, vicino alle terme, ed è facilmente raggiungibile con la linea 101 della stazione di Voltri.
L’arte cartaria genovese, anche se non ha una storia lunga secoli come il papiro, è comunque un’arte antica. Quando nasce questa arte e soprattutto come si evolve?
«Nasce intorno all'inizio del 1400, quando un cartaio di Fabriano arriva proprio da queste parti, nella parte a ponente di Genova Voltri, e costruisce la sua prima cartiera. Da lì per circa 200-300 anni Genova riesce a superare addirittura Fabriano. Si moltiplicano le cartiere, arrivano a raggiungere un numero oltre le 100, parliamo del 1600 – 1700, fino poi a tramontare definitivamente dopo il 1900. Dopo la Seconda Guerra Mondiale restano più o meno 50 cartiere e la favola dell'arte cartaria tramonta tra gli anni '80 e gli anni '90».
Come veniva prodotta la carta genovese?
«All'epoca, quindi parliamo del sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo secolo, la fibra utilizzata era la fibra tessile, quindi una fibra di origine vegetale molto differente dalla cellulosa che usiamo oggi, che è ricavata dal legno, e il più delle volte viene riciclata da vecchia carta. È una fibra più lunga, più ricca in cellulosa, quindi percentualmente più pura e di conseguenza la carta che viene generata è una carta più resistente, più adatta a resistere. Questa fibra di cotone era ottenuta essenzialmente da vecchi vestiti. Gli indumenti di cotone, ma anche di canapa e lino, arrivavano nelle cartiere e poi venivano scelti, venivano lavati e questi cosiddetti stracci a questo punto venivano triturati da macchinari spinti dalla forza dell'acqua, ecco perché le cartiere poi dovevano essenzialmente nascere su corsi d'acqua. Una volta triturato e ottenuto una sorta di impasto, questo veniva setacciato con un telaio che generava un foglio alla volta. Quindi, fino alla rivoluzione industriale, la carta era prodotta un foglio alla volta, essenzialmente setacciando queste fibre da una vasca dove veniva disciolto, e con un telaio iniziava a separare l'acqua dalla fibra. Il foglio che usciva su questo setaccio veniva staccato su un feltro, quindi su un panno, pressato per eliminare l'acqua rimasta e poi steso da umido su una corda nei cosiddetti essiccatoi, che erano le sale poi dove l'aria che era abbondante da queste parti entrava dalle finestre per asciugare la carta in maniera naturale».
In che periodo la carta genovese è stata importante dal punto di vista storico?
«La carta genovese realizzata con la fibra tessile era molto famosa in Europa tra il Seicento e l'Ottocento. Grazie alla sua alta qualità, veniva utilizzata addirittura nei corti reali. Era una carta qualitativamente molto ambita, nel senso che la sua caratteristica principale era il non tarlare, cioè non essere soggetta alla degradazione, soprattutto di tipo biologico; e queste caratteristiche erano dovute alla qualità dell'acqua con la quale veniva prodotta, quindi la sua alta resistenza fece sì che questa carta fosse desiderata dalle più grandi corti europee che proprio arrivavano a Genova e cercavano questa carta, acquistavano questa carta che diventa appunto famosa in tutta l'Europa».
Quali sono i vostri prodotti realizzati con questa carta?
«Diciamo che restano principalmente due campi di utilizzo della carta fatta a mano, che sono il campo artistico e il campo della corrispondenza. Quando parliamo di campo artistico, parliamo di carte per artisti, quindi incisione, acquerello e stampa. Mentre per quanto riguarda la corrispondenza che poi è quello di cui ci occupiamo principalmente, parliamo di inviti per matrimonio, partecipazioni, carta da lettere».
In sede scolastica o in sede museale, il museo della Carta di Mele propone attività didattiche, pratiche e coinvolgenti per studenti di diverso ordine e grado.
Di Ancila Mettekkatt