Fast Animals and Slow Kids: i FASK in concerto al Balena Festival. Aimone Romizi: «A Genova portiamo la nostra energia pura»

Genova, 09/04/2025.

Il Balena Festival 2025 scalda i motori con i primi nomi annunciati ci sono i Fast Animals and Slow Kids, o FASK, veri e propri animali da palco, pronti a travolgere il pubblico con l’energia viscerale dei live e i brani di Hotel Esistenza, il loro settimo album. A guidare la band c’è Aimone Romizi – voce, penna e presenza scenica travolgente – con cui abbiamo fatto due chiacchiere tra musica, futuro e il ritorno a Genova:

Siete mai stati a Genova? E cosa vi entusiasma di più nel suonare nel capoluogo ligure?
«Cavolo, sì! Abbiamo suonato varie volte nei vicoli di Genova e siamo innamorati della città. Siamo legati a Genova per vari motivi. Il primo è che ci sembra una città, sotto alcuni punti di vista, simile alla nostra Perugia: una città che si muove per vicoli, dentro la quale si nasconde energia, perché più la città è compatta, più le cose tu non le vedi e non le capisci, ma sono lì che fremono. E quindi ci sembra una città che emana energia positiva. Poi Genova è una città di mare, e questo aggiunge una dimensione in più: il senso del viaggio, della partenza, dell’apertura. È un’energia che dà, che accoglie. Storicamente le nostre date genovesi sono sempre state bellissime: con un pubblico super interessante e serate finite a bere vino per i caruggi. Tutto questo contribuisce a creare l’atmosfera giusta per salire sul palco carichi e dare il massimo».

È appena uscito il vostro nuovo album, Hotel Esistenza. Quale canzone non vedete l’ora di suonare dal vivo?  
«Ce ne sono molte. Devo dire che il brano Festa ci ha dato molto: è stato il nostro primo singolo ed è cantatissima, cioè viene proprio bene urlata fortissimo. Noi siamo in campo da tanti anni, abbiamo fatto molti dischi, però quando senti una canzone cantata così, con così tanta forza, vuol dire che siamo ancora in connessione con le persone. Le canzoni le scrivi per te, cerchi di essere rappresentativo del tuo sentire, e poi vedere che queste emozioni continuano a risuonare anche negli altri dà davvero tanta soddisfazione. Quindi sicuramente quella è una canzone che voglio fare. Poi un’altra che mi viene in mente è Riviera Crepacuore, che è piuttosto calzante, no? Se vogliamo suonare a Genova. È una canzone un po' nostalgica, che parla del ritorno a casa, un ritorno che prevede sempre l'incontro con il mare. Quindi, quando sei in una città come Genova, circondato dal mare, probabilmente suona ancora meglio. Un’altra canzone che mi viene in mente è Torna, che fa sempre parte dell'ultimo disco. Anche questa è molto nostalgica, ruota attorno a un concetto semplice ma potente: quello del tornare. Per me il mare ha quasi qualcosa di esotico, capito? Perché noi siamo umbri e il mare non ce l’abbiamo. Quindi ogni volta che ci arriviamo, ci sale un’emozione forte: forse è più una mancanza che una nostalgia, però ecco, la sentiamo davvero tanto». 

Selezionerete personalmente l'artista che aprirà la vostra serata del 26 luglio al Balena Festival. Ci sono delle caratteristiche particolari che cercate?  
«Sì, la purezza. La purezza è qualcosa che, al di là del genere musicale — che ormai, secondo me, è diventato quasi secondario — conta davvero. Dopo tutto questo tempo, per me il genere non è più un ostacolo. Ovviamente ho le mie preferenze, così come gli altri ragazzi dei FASK hanno le loro, ma quello che conta davvero è che qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi musica tu suoni, tu lo faccia con un grado di purezza e genuinità che si riesca a percepire. Credo che ci sia un livello di verità, di chiarezza, che è evidente a tutti quando arrivi su un palco e realizzi qualcosa che hai fatto innanzitutto per te stesso». 

Purezza, quindi, dal punto di vista musicale, ma forse anche nel senso di innocenza?  
«No, non intendo purezza nel senso di innocenza. Anzi, a me piace quando sei pienamente cosciente di quello che stai facendo. Parlo di purezza come di un'attitudine: qualsiasi cosa tu stia creando, che tu lo faccia in modo consapevole o istintivo, quella cosa deve essere pura, nel senso che dev’essere veicolata in modo veramente libero. Ti faccio un esempio: oggi, musicalmente parlando, sembra che tutto sia sempre più orientato al mercato, al vendere, al farti un nome, al crescere nel sistema. E guarda, a volte da lì escono anche pezzi bellissimi, che funzionano perché sono sinceri. Ma altre volte, invece, si sente proprio che è tutto costruito, e anche se magari quella canzone funziona, non ti lascia niente. Ecco, secondo me c'è una sottile differenza — che magari non riesco nemmeno a spiegare bene — tra qualcosa che funziona perché è studiato per farlo... E qualcosa che funziona perché è vero». 

Due anni fa avete suonato nei teatri di molte città italiane. Vi piacerebbe esibirvi anche nei teatri genovesi?
«Perché no? Ovviamente queste cose mi fanno sempre un po’ sorridere, perché sembra quasi che siano i FASK a decidere tutto sui FASK… ma in realtà non funziona così. Quando una band inizia a muoversi sul serio, a coinvolgere tante persone, anche a livello economico, si crea una struttura attorno. E sono quelle strutture che poi organizzano i concerti per noi. Noi possiamo solo segnalare la nostra voglia di vedere più Italia possibile, di suonare ovunque. Perché ci piace tantissimo farlo, è la nostra passione. Il live è la parte migliore di tutto questo lavoro. Poi, però, arriva il momento in cui qualcun altro deve valutare se un concerto è sostenibile, se si può fare o meno. Ed è lì che entrano in gioco dinamiche che non dipendono solo da noi. Cerchiamo comunque di prenderci quante più decisioni possiamo. Sempre». 

Com’è stata l’esperienza di suonare con l’orchestra nei teatri?
«È un’esperienza recente. Immagina una carriera costruita a partire da quattro persone che si ritrovano in sala prove, suonano insieme, creano un loro linguaggio musicale fatto di sguardi, intuizioni, due parole al volo per capirsi. Poi, all’improvviso, ti ritrovi a dover tradurre tutto questo con altri 32 musicisti che arrivano da un percorso molto più formale, con un modo completamente diverso di comunicare la musica. All'inizio per noi è stato uno shock, perché era come se il nostro vocabolario non bastasse più. Abbiamo dovuto imparare a dialogare con loro, trovare un punto d’incontro, e non è stato facile. Ma una volta capito come fare, si è aperto un mondo. È stato un percorso formativo incredibile, che davvero siamo grati di aver fatto: è diventata una delle esperienze più belle della nostra carriera. Il disco live che ne è uscito fuori è, per me, una delle cose di cui vado più fiero in assoluto. Ha una magia unica, è speciale sotto tanti punti di vista». 

All’inizio vi ho chiesto cosa vi aspettate di trovare a Genova. Per concludere, vi chiedo, cosa dobbiamo aspettarci da voi il 26 luglio?
«Sarà un concerto energico, senza dubbio. L’idea alla base di questo tour è portare sul palco tutti i brani che consideriamo più forti del nostro percorso. Vogliamo mantenere alto il ritmo, tenere le persone in piedi, farle cantare, urlare. Insomma: energia pura. Andare a un concerto dei FASK significa, anche solo per un attimo, staccare da tutto, lasciarsi andare e ritrovarsi in un posto strano, magico, dove tutti sono insieme. L’obiettivo è creare quel senso di appartenenza, di forza emotiva e vicinanza tra le persone, quella cosa che solo la musica dal vivo può davvero regalare. Sarebbe bello riuscirci. E ci proveremo, come sempre, al massimo». 

Di Ancila Mettekkatt

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