©Facebook.com/fjonacakalli
Genova, 22/04/2025.
Vi portiamo nel mondo di Fjona Cakalli: conduttrice, tech reporter, fondatrice di Techprincess, esperta di innovazione, vincitrice del Premio Ischia Internazionale del Giornalismo 2024 e miglior creator automotive per Forbes Italia nel 2023.
Nata in Albania, cresciuta professionalmente a Milano - una delle capitali europee dell'innovazione - Fjona è diventata un punto di riferimento nel panorama tech italiano. L'abbiamo incontrata a Genova, all'inaugurazione del C&C Premium Retailer Store, per parlare di tendenze tecnologiche, errori comuni, gadget indispensabili e tanto altro.
Come ti sei appassionata di tecnologia?
«È stata un'intuizione di mio papà. Non so dire esattamente il motivo, ma un giorno si è svegliato e ha detto che la tecnologia era qualcosa che poteva aiutarci a vivere meglio. Così, mi ha regalato il primo videogioco della mia vita, un Nintendo NES, e poi il mio primo computer. Non giocavo molto con le bambole, preferivo di gran lunga questi oggetti tecnologici. Mio papà mi spingeva a provarli, ed è da lì che è nata la mia passione».
Hai mai incontrato difficoltà, come donna, in questo settore ancora prevalentemente maschile?
«Sì, un po' sì. Purtroppo gli stereotipi esistono ancora. La prima volta che mi dissero ''questa cosa non fa per te'' o ''cosa ne vuoi sapere tu?'', qualcosa in me si è acceso. Ho pensato: ''Ah sì? Adesso ve lo faccio vedere io''. Da lì è nata la mia missione: far capire alle ragazze che anche loro possono seguire le proprie passioni, anche se la società non le ha ''programmate'' per farlo. Avere dei modelli da seguire è fondamentale. Io non ne ho avuti molti, mi sono un po' costruita da sola. Ma penso che identificarsi in qualcuno faccia davvero la differenza».
In che modo pensi che la tecnologia stia cambiando il nostro modo di vivere?
«Lo sta facendo in modo radicale. È arrivato il momento di non esserne spaventati, ma di sedersi e cercare di capire. Conosco tante persone che dicono: ''No, questa roba non mi interessa'', ma così si rischia di restare indietro. Altri, invece, la vedono come una manna dal cielo, e anche questo, secondo me, è un errore. Poi c'è chi ne è terrorizzato, e ha paura di essere sostituito o sopraffatto. È normale: ogni nuova tecnologia ha fatto paura. L'arrivo dell'auto, di internet, dell'intelligenza artificiale... ogni volta ci siamo spaventati. Ma se capiamo come funzionano, possiamo usarle a nostro favore. L'intelligenza artificiale spaventa perché ci somiglia. Sembra parlare e ragionare come noi e, a volte, lo fa anche meglio. Ma in fondo è solo una macchina: lavora con numeri, dati, statistiche. Non pensa davvero. Oggi ci sono filosofi che studiano l'IA proprio per capire dove finisce la macchina e dove inizia l'umano. Credo che la cosa migliore che possiamo fare oggi sia studiare e cercare di capirla».
Quali sono le tendenze tecnologiche più sottovalutate o sopravvalutate?
«L'intelligenza artificiale è entrambe. C'è chi dice che sia una bolla, tutta fuffa. Altri invece la sfruttano per ottenere superpoteri, per lavorare o vivere meglio. Il punto è che, se ci affidiamo completamente all'IA, smettiamo di imparare. Se ogni volta mi faccio scrivere una mail per mancanza di voglia, perdo l'abitudine e la capacità di scriverla. Uso spesso l'IA, ma non per farmi fare tutto: solo quando una frase non mi convince o quando ho un blocco. È uno strumento utile, ma se lo delego a tutto, smetto di crescere».
Quali sono gli errori più comuni che commettiamo quando parliamo di tecnologia?
«Il più comune è non conoscerla. Pensare che con un dispositivo si possa fare tutto, oppure che non serva a niente. Il nostro cervello funziona per preconcetti, e questo ci porta spesso a giudicare la tecnologia in modo sbagliato, sia in positivo che in negativo. Il rischio è non vederla per ciò che è davvero e per come può aiutarci. Serve consapevolezza. Quando ci accorgiamo che stiamo sottovalutando o sopravvalutando qualcosa, dovremmo fermarci e chiederci: ''Perché sto pensando questo? Cosa c’è dietro?''».
Qual è il gadget tecnologico a cui non puoi rinunciare?
«Sarà banale, ma oggi lo smartphone è fondamentale. Facciamo tutto con il telefono. In alcuni Paesi è ancora più evidente: in Cina, per esempio, ho visto quanto sia indispensabile. Lo usi per chiamare un taxi, per pagare, per chiedere un mutuo. È uno strumento potentissimo, ma spesso non sappiamo nemmeno come usarlo bene. Eppure, è quello che oggi ci dà - nel bene e nel male - i nostri superpoteri».
Quindi, secondo te, come per l'educazione sessuale, dovrebbe esserci anche educazione digitale nelle scuole?
«Assolutamente sì. Manca formazione, sia a scuola che in famiglia. Le famiglie spesso non riescono a tenere il passo, sono sopraffatte dalla tecnologia. Per questo la scuola dovrebbe aiutare. Una volta si faceva ''informatica'', ma era solo Excel e Word. Oggi bisogna insegnare come usare davvero lo smartphone, come comunicare online, come scrivere un messaggio. La tecnologia esiste, non possiamo far finta di niente. Serve educazione digitale, ora più che mai».
Hai mai pensato di inventare un prodotto tech assurdo, ma utile?
«Sai che non lo so? Non sono una che inventa le cose dal nulla. Sono creativa, ma mi piace più analizzare ciò che esiste. Mi chiedo sempre: ''Perché funziona così? Si poteva fare meglio?''. Tuttavia, ci penserò. E magari un giorno mi verrà un'idea».
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Sono una persona molto curiosa, quindi non lo so. Mi tengo sempre aperta a nuove possibilità. Cerco di cambiare ogni due o tre anni, di evolvermi, di imparare cose nuove. Se mi guardo indietro, non mi riconosco: vedo una persona diversa. Però, sì, un sogno ce l'ho: mi piacerebbe scrivere un libro. Vediamo se alla prossima intervista sarà già pubblicato… o no!».
Di Ancila Mettekkatt