Genova, 13/05/2020.
Sono entrate nei loro centri estetici. Li hanno sanificati e sono pronte ad accogliere i clienti con rigidi protocolli di sicurezza: termo scanner e triage con domande sulla salute all’ingresso; kit monouso con mascherine, calzari e cuffiette, prima di entrare in cabina; igienizzazione degli spazi tra un appuntamento e l’altro e orari prolungati. «Anche se siamo in attesa delle linee guida dell’Inail, come centri estetici stiamo facendo riferimento ai protocolli di Cna e Confartigianato e inoltre abbiamo creato un gruppo, che comprende 150 centri estetici, per cercare di essere pronte alla riapertura con un protocollo sicuro in grado di rispecchiare il più possibile quello che stilerà il governo», ci racconta Loredana Ambra, titolare di Istituto Regale, un noto centro estetico in centro a Genova.
Le clienti, saputa dell’apertura imminente, hanno già iniziato a chiamare e chiedere appuntamenti: perché dopo il lockdown la voglia di tornare alla normalità è tanta. Dimentichiamoci però le chiacchiere in sala d'attesa o di uccidere il tempo sfogliando una rivista, per garantire la sicurezza sono state messe in campo tutte le misure: «Si entra una alla volta, due al massimo se la metratura del centro lo consente. Questa settimana abbiamo sanificato tutti i locali e recuperato i presidi sanitari necessari per noi e per i clienti. Il nostro protocollo prevede: all’ingresso, la misurazione della temperatura con termoscanner e triage con domande mirate sulla salute che faremo anche nel momento in cui prendiamo l’appuntamento; verrà fornita una mascherina e calzari monouso, che il cliente indosserà dopo una corretta igienizzazione delle mani e prima di entrare nella cabina, che viene pulita alla fine di ogni trattamento con prodotti iginizzanti e sostituzione dei monouso», elenca Loredana Ambra, contenta di rivedere le sue clienti, ma anche preoccupata per tutte le incertezze che la situazione comporta: «Terremo aperti tutti i giorni dalle 8 alle 20, anche perché abbiamo calcolato che per ogni cliente ci vuole mezz’ora in più solo per igienizzare la cabina tra un trattamento e l’altro. Ma anche se lavoreremo di più, riusciremo appena a coprire le spese». Anche perché i costi dei presidi in questi giorni sono lievitati: «Se prima 50 mascherine chirurgiche ci costavano tra i 3.90 e i 4.50 euro a la massimo, oggi la mascherina meno cara costa 50 centesimi l’una, quindi 50 mascherine ci verranno a costare tra i 25 e i 30 euro».
Misure di sicurezza anche per il personale che indosserà mascherine FFp2 , visiera in plastica e divisa monouso, che verranno cambiati a ogni cliente, mentre pannellli in plexiglass proteggeranno la zona di accoglienza dove si paga e le postazioni per la manicure: «Abbiamo molta paura per le responsabilità che potrebbero addossarci in caso di contagio, per questo abbiamo pensato a misure molto rigide», ma la voglia di ripartire è più forte e anche indispensabile: «Il nostro settore è in ginocchio: abbiamo azzerato i conti, perché le utenze non sono state sospese nè applicati sconti, e abbiamo dovuto continuare a pagare i fornitori. Inoltre ci sono grossisime difficoltà ad accedere ai finanziamenti. Molti centri estetici, ad esempio, non riapriranno più perché non possono permettersi il costo della sanificazione e delle misure di protezione. Chi apre sa che lavorerà in perdita e in una situazione di difficoltà economica». Per la ripartenza, prevista per il 18 maggio, chiedono chiarezza: «Ad esempio come dobbiamo comportarci con le clienti minorenni: prima venivano accompagnate dalle mamme, oggi si può entrare soltanto una alla volta, e non sappiamo cosa rispondere a chi ce lo chiede», un esempio per spiegare le mille variabili che hanno da affrontare.
«Amo tantissimo il mio lavoro, faccio l’estetista da 35 anni, da quando ne avevo 14, sono contenta di riaprire, anche se ho paura. La cosa che mi mancherà di più sarà il rapporto che c'era con la cliente perché con tutte queste misure un po' si perde», conclude Loredana Ambra, preoccupata, ma energica, nonostante le difficoltà, che non mancheranno, dai figli da gestire («perché la maggior parte delle estetiste sono donne e con la scuola chiusa e i nonnni non sempre avvezzi alle tecnologie non sarà semplici gestire anche le video lezioni»), ai conti da far quadrare.
Di Rosangela Urso