Genova, 04/07/2020.
È stato ripristinato, dopo un periodo di abbandono, lo storico itinerario Colombiano. Si tratta di un percorso a valenza storico-escursionistica che da Terrarossa di Moconesi (ora Terrarossa Colombo) arriva a Quinto, passando dalle fasce alle spalle di Nervi. Si sviluppa in circa 19 chilometri e attraversa sette Comuni, seguendo quello che storicamente fu il tragitto della famiglia degli avi di Cristoforo Colombo, originaria fontanina, lungo l'antichissima mulattiera che dalla Fontanabuona arrivava fino a Genova.
L'Itinerario storico Colombiano si rivela come un' opportunità per valorizzare e far conoscere l'entroterra genovese. Il sentiero fu inaugurato nel 1992, durante il festeggiamento dei 500 anni dalla scoperta dell’America, ma nel corso degli anni è stato abbandonato e oggetto anche di atti di vandalismo, col rischio di perdere un antico collegamento e con testimonianze come le cave di ardesia e i resti di un antico "hospitalis".
Grazie al lavoro di Roberto Giordano, Ambasciatore di Genova nel Mondo, runner e conoscitore dell’entroterra, all'Associazione dei Liguri nel mondo e alla Federazione italiana escursionismo, si è provveduto al ripristino dell’Itinerario, con la pulizia del sentiero, il taglio dei rovi, la sostituzione della segnaletica ormai usurata e in parte illeggibile. Sono stati posizionati 30 nuovi cartelli con le indicazioni e le note storiche e sono state ridipinte sulle rocce le frecce bianche e rosse che guidano il percorso. Oltre a ciò, rispetto al sentiero tracciato nel 1992, sono state create tre varianti, nella zona della panoramica Uscio-Apparizione, per evitare tratti asfaltati, sostituendoli con passaggi più impegnativi ma molto suggestivi. Il sentiero è sicuro e adatto a tutti, si percorre in media in sette ore di cammino, che diventano nove se si opta per le varianti. Gli interventi sono stati realizzati grazie a numerosi sponsor, senza costi aggiuntivi per l’amministrazione.
Lungo il percorso si incontrano diversi punti di interesse storico, come i ruderi dell'antico castello genovese sulla cima del monte Tuggio, i ruderi di una chiesetta e dell’antico hospitalis di San Giacomo di Pozzuolo, una sorta di foresteria sul monte sovrastante Pieve a Bogliasco, operativo tra il 1200 e il 1500. Lungo il tragitto si incontra uno sbalzo vicino al Passo dei Casetti sul versante della Fontanabuona, denominato u ballou de strie, il ballatoio delle streghe, chiamato così per i rumori notturni degli animali. Inoltre, ci sono anche le cave storiche di Monte Rosso, dove si trovano i resti di vecchi macchinari e ardesie già lavorate e abbandonate intorno agli anni '30. Alcune cave sono in galleria, altre all’aperto e l’acqua piovana ha creato al loro interno piccoli laghi, per cui in questo tratto è necessario prestare attenzione e non avvicinarsi. Sopra Nervi una tappa con vista sul mare è la cappella porticata di San Rocco. Nei pressi del ponte a tre archi sul torrente Lavagna si trovano ontani e vimini selvatici, salendo i castagneti e tra il Passo di Case Becco e il monte Cordona gli antichi pascoli ormai inselvatichiti. Gli animali che popolano la zona sono volpi, tassi, scoiattoli, lepri e cinghiali. Il percorso e le note storiche sono anche disponibili sul sito VisitGenoa da lunedì 6 luglio 2020.
Storia e percorso, dall'entroterra genovese al mare
Il sentiero, che attraversa sette Comuni, venne inaugurato nel 1992 nella ricorrenza del V Centenario della scoperta dell’America, e si snoda da Terrarossa di Moconesi (ora Terrarossa Colombo) fino a Quinto, passando per Tribogna, Colle Caprile, Calcinara, Cornua, Valico del Monte Becco, Valico del Monte Cordona, Nervi. "Attraverso un programma televisivo ho avuto la possibilità di correre intorno al mondo, tra foreste, deserti e savane per raccontare luoghi, tradizioni, culture e paesaggi. Ma la possibilità di trovare un percorso così bello, così carico di storia vicino a casa mi ha portato alla voglia di ripristinarlo - spiega Roberto Giordano - Per le nostre operazioni abbiamo usato anche il Gps. Siamo stati non poco facilitati rispetto al 1992, quando fu ripristinato per la prima volta l'antico tracciato, allora queste tecnologie non c’erano. Il sentiero si può compiere in entrambi i sensi di marcia, ma io consiglio di partire dall’alto".
Era conosciuto un tempo anche come via dell’ardesia o via del pane, in cui si identificano quei percorsi della Val Fontanabuona che dalle cave poste in prossimità dei crinali scendono fino al fondo valle e alla costa. Sentieri percorsi per secoli per trasportare le lastre di ardesia dai luoghi di estrazione fino al mare. Ripercorrere oggi questi sentieri aiuta a comprendere quanto fossero difficili le condizioni di vita, in un entroterra povero di risorse naturali, in un territorio avaro di prodotti della terra e di pastorizia, ma con un ambiente naturale ricco di segni lasciati dall’uomo: vecchie case, viottoli, fasce, muretti a secco.
"In un anno imprecisato della prima metà del secolo XV, i nonni di Cristoforo Colombo percorsero questo sentiero lasciando la Valle per migrare a Quinto, per sviluppare la loro attività di tessitori e venditori di panni di lana", spiega Renato Lagomarsino, memoria storica del sentiero. È stato proprio lui l’ideatore e promotore negli anni tra il 1990 e il 1992 dell'Itinerario Colombiano ed è stato coinvolto da Roberto Giordano nelle attuali operazioni di ripristino. Il trasferimento a Quinto della famiglia di Colombo fu poi seguito dal trasloco a Genova, dove il padre di Cristoforo diventò custode della porta dell’Olivella, che oggi non esiste più, e si trovava nei pressi del Ponte Monumentale di via XX Settembre. La famiglia di Colombo andò anche a Savona, ma conservò sempre i rapporti con gli abitanti della Fontanabuona.
Nel 1992, le operazioni furono realizzate dall’associazione Colombo Fontanabuona 2000 con il sostegno della Provincia e della Comunità montana Fontanabuona, grazie anche all’apporto di molti volontari. All’inaugurazione partecipò l’onorevole Paolo Emilio Taviani, che era presidente del Comitato nazionale Colombiano. "Fu un'avventura riuscire a individuare il sentiero storico, che era ormai abbandonato da moltissimi anni - racconta Lagomarsino - Oltre a mappe catastali e carte storiche, abbiamo intervistato gli anziani di Tribogna e Calcinara sul percorso che facevano durante la guerra per andare a Genova. Dalle loro testimonianze abbiamo avuto la conferma che quello individuato sulle carte era il sentiero giusto".