Genova, 18/12/2020.
Si sono organizzate autonomamente, sono 19 imprese/compagnie teatrali liguri e hanno dato vita al Coordinamento Imprese Teatrali Liguri presentato questa mattina, venerdì 18 dicembre 2020. Le conosciamo tutte molto bene, sono realtà produttive del comparto dell'industria culturale che in troppi ancora percepiscono come settore accessorio e non primario. Tutte operative sul territorio della nostra regione, ma anche presenti a livello nazionale e internazionale con i loro spettacoli, la loro progettualità e i loro eventi. Le elenchiamo perché è un grande passo avanti quello che insieme intendono fare costituendo questo coordinamento. Eccole: Teatro Akropolis (Genova), Teatro Necessario (Genova), Suq Festival e Teatro (Genova), Nidodiragno (Sanremo), Teatro dell'Ortica (Genova), Teatro di StradaNuova (Genova), Sipario Strappato (Arenzano), Cattivi Maestri/Officine Solimano (Savona), Lo Spazio Vuoto - (Imperia), Lunaria Teatro (Genova), Sarabanda/Circumnavigando (Genova), Teatro del Piccione (Genova), Scena Madre (Lavagna), Teatro Garage (Genova), Teatro Ipotesi (Genova), Compagnia Salamander (Savona).
A presentare il nuovo coordinamento e i suoi obiettivi tre portavoce: Andrea Cerri, direttore della compagnia Gli Scarti (La Spezia) e direttore artistico del Teatro Impavidi di Sarzana (SP); Sergio Maifredi di Teatro Pubblico Ligure (Genova) e Maurizio Sguotti di Kronoteatro (Albenga). «L’emergenza attuale (Covid-19 e misure relative, ndr) ha messo in luce problemi e debolezze a livello nazionale ma anche regionale, dandoci anche l'opportunità di fare autocritica» ha esordito Cerri. Proseguendo poi a descrivere come il coordinamento sia «nato dal basso con un’adesione molto rapida nel giro di poche settimane e abbia già aperto collaborazioni con altri gruppi, per esempio Emergenza spettacolo, che ha portato avanti una legittima e utile battaglia con ottimi risultati».
Accanto alla carenza di coesione come aspetto di debolezza cronica dell'intero comparto teatrale ligure si è ricordata l'altra annosa criticità: a livello regionale l'investimento pubblico è complessivamente insufficiente - per lo più assorbito dai grandi enti culturali liguri». Le richieste però non sono solo rivolte ad ottenere maggiori finanziamenti ma anche a ripensare le modalità di erogazione su base triennale e a un riconoscimento identitario diverso. Quello che il coordinamento punta a determinare è un cambio di paradigma – che tutta la cultura rivendica da tempo – ovvero essere finalmente riconosciuto come realtà produttiva di un comparto industriale a tutti gli effetti, la cui attività ha anche una funzione di presidio e di servizio pubblico territoriale.
Per ridefinire e riconfigurare il loro lavoro, le 19 imprese culturali hanno proposto una dettagliata analisi del loro operato. A snocciolare i numeri Sergio Maifredi: «L’emergenza ci ha portato a contattarci e poi a contarci: su 19 imprese il bilancio 2019, si attesta su 3milioni e 600mila euro (più precisamente 3.637.026,00 euro), per cui il coordinamento è il terzo soggetto per volume di attività dopo Carlo Felice e Teatro Nazionale. Più di 2milioni da fatturato, quindi dalla vendita di nostri progetti, spettacoli, biglietti. Abbiamo poi altri ricavi: 580mila euro da Fondazioni bancarie e privati (soprattutto Compagnia di San Paolo), 220mila dal Mibac, 116mila dalla Regione Liguria e 270mila da Comuni liguri e italiani. Il confronto tra il 2019 e il 2020, vede una riduzione, che si configura essenzialmente come perdita in percentuali che vanno dal 40% al 70%, a seconda delle realtà. Senza contare che diamo da lavorare, tra dipendenti e partite iva, a 400 persone. Quindi siamo un soggetto imprenditorialmente forte e sano che vive di proprio fatturato, assolvendo ad una missione pubblica, accanto a molti Comuni liguri».
In Italia, su 20 regioni, 15 hanno un sistema regionale teatrale per cui quello che succede oggi va a colmare una grande lacuna che, seppur con un certo ritardo storico, permetterà di avviare un ragionamento su un articolo di legge dedicato nell'ottica di mettere fine alla dinamica per cui ogni gruppo «insegue ogni singolo bando – sottolinea Maifredi – da rendicontare per il doppio, quindi basato al 50% su risorse altre trovate autonomamente». La richiesta è secca: «Chiediamo che venga offerto un ristoro per le nostre imprese, visto che chi era nel FUS (in totale solo 280mila euro) avrà la magra consolazione di non vedersi ridotto il proprio contributo FUS e, chi era fuori dal FUS, nella migliore delle ipotesi ha preso 10mila euro a fronte di tutte le date perse. Per inciso, siamo tutti no-profit e quindi quanto riceviamo è interamente re-investito in altri progetti».
Non è certo la prima volta che in Liguria si tenta di uscire da dinamiche individualistiche per puntare a fare massa critica e offrire una fisionomia diversa nel dialogo con le istituzioni, oppure in funzione di dar vita a un'interattività progettuale virtuosa tra diverse realtà. Cinquant'anni fa c'era stato l'Ente Decentramento Culturale creato a livello istituzionale su Genova, tra gli anni Settanta e Ottanta, a partire da Comunce e Provincia. Tuttavia, in passato in Liguria, l'unione di solito ha fatto la forza solo per periodi relativamente brevi – come è stato per esempio con TILT (Teatro Indipendente Ligure), interessante percorso che portò a rassegne e vetrine a partire dal 2011 – per fortuna ci sono state anche alcune eccezioni più longeve, per esempio la retedanzacontempoligure oppure l'iniziativa, sempre avviata nel 2011 (anno mirabilis), per una rete dei teatri genovesi con la creazione di Genovateatro intesa a promuovere in un unico cartellone gli spettacoli in città come da un'unica vetrina.
Oggi, però, pare che questo coordinamento, sorto in un momento di emergenza, sembra aver posto presupposti solidi per un percorso che si propone già più articolato sia negli intenti, che nelle valutazioni e anche nelle richieste. Nella sua impostazione per cui, come ha ricordato Cerri «è già stato avviato un dialogo con la Regione per costruire un nuovo sistema per lo spettacolo dal vivo in Liguria, ma anche per costruire una migliore sinergia anche per gli enti e le istituzioni culturali più grandi in modo tale che anche loro possano avere un rapporto migliore e più capillare con i territori di tutta la regione attraverso il coordinamento. Il nuovo sistema dello spettacolo dal vivo ligure potrebbe poi anche collaborare con i sistemi delle altre regioni». Ecco dunque il ventaglio di declinazioni che il coordinamento mette sul piatto della trattativa con la Regione Liguria, in cui intende coinvolgere anche AGIS Liguria per avviare quella che sembra avere tutte le caratteristiche per una vera svolta e, forse, per un cambio di passo dell'intero comparto.
Per ribadire l'importanza e l'impatto che le 19 imprese teatrali hanno sul territorio Maifredi aggiunge: «Abbiamo superato i 170mila spettatori complessivi, in luoghi improbabili sia d’estate che d’inverno con la nostra opera di presidio dei territori. Il beneficio di questa attività capillare e diffusa si estende anche al centro, in questo senso credo siamo un teatro necessario e un servizio pubblico. Lo stupore che emerge dai numeri non dobbiamo abbandonarlo. Siamo una grande realtà innovativa perché frastagliata e di grande esperienza che è capace di relazionarsi in chiave propositiva e volta al rilancio». Conclude Sguotti, portando l'attenzione su quanto altro possa nascere dallo «scambio di informazioni tra operatori, in quanto a collaborazioni e partecipazione a progetti di rete» e su come la creazione di una legge regionale triennale – come già per quella ministeriale e i fondi della Compagnia di San Paolo – «permetterebbe di avere uno sguardo più largo ed efficace anche negli esiti e nei presidi».
«Siamo felicissimi dell’interesse dimostrato da tutto il consiglio regionale – aggiunge Sguotti – ma ora ci aspettiamo passi concreti». Passare alle fasi più pratiche della trattativa oggi nella diretta è sembrato assolutamente possibile sia nelle parole dell'assessore regionale Ilaria Cavo che in quelle del presidente di Agis Liguria, Angelo Pastore. Entrambi aperti al dialogo e proseguire nel confronto.
Di Laura Santini