Tina Merlin, la voce coraggiosa che ruppe il silenzio del Vajont

Tuttavia, le sue parole non vennero accolte con l'urgenza che meritavano. Le autorità e le società coinvolte nella costruzione sembravano più interessate a far progredire il progetto che a valutarne attentamente i rischi. Tina Merlin era solo un fastidio, una minaccia per il progresso apparente.

Nonostante la denuncia da parte della SADE (l'azienda responsabile della costruzione della diga) di turbare l’ordine pubblico con notizie false, accusa da cui venne pienamente assolta, la Merlin non si lasciò intimidire. La sua risolutezza era alimentata dalla consapevolezza che la verità dovesse emergere, che il bene comune andasse difeso a ogni costo.

Purtroppo, quelle paure si concretizzarono. Tina Merlin aveva avuto ragione. I suoi articoli, i moniti che in passato erano stati ignorati e derisi, anche dalle istituzioni, dopo la strage del Vajont risuonarono con una potenza inarrestabile. La storia aveva dimostrato che l’ardire e la determinazione di una sola persona potevano fare la differenza.

Oggi, a sessant'anni da quell’immane tragedia, appare doveroso ricordare Tina Merlin come una figura balda e integra, un faro che illumina il cammino di coloro che si battono per la legalità e la giustizia. La sua parabola umana ci ricorda che il giornalismo non è solo una professione, ma una missione: dare voce a chi non ne ha, denunciare le ingiustizie, mordere le caviglie del potere. In un mondo che sembra aver dimenticato i valori fondamentali, l'esempio della partigiana Merlin brilla ancora come una stella per i naviganti, guida e ispirazione di tutti coloro che credono nella lealtà e nel coraggio.

Di Enrico Pietra

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