Magazine, 24/01/2024.
Aspettando Sanremo 2024 / 4. Quante (e quali) sono le parole usate nelle canzoni del Festival di Sanremo che tra pochi giorni (il 6 febbraio) prenderà il via con la sua settantaquattresima edizione?
La curiosità non è priva di interesse, se è vero che le parole delle canzoni hanno spesso costituito un modello (almeno agli inizi) per l’italiano di tutti i giorni, ma anche uno specchio (negli ultimi anni sempre più fedele) dell’italiano quotidiano nelle sue diverse varietà.
Dal 1951 a oggi, nelle 73 edizioni della rassegna canora sono state presentate 2122 canzoni, cui si aggiungeranno le 30 (un numero inusitato!) dell’edizione 2024. Se calcoliamo che una canzone standard (prendiamo come parametro Nel blu, dipinto di blu del 1958, forse la canzone che meglio rappresenta l’essenza di Sanremo) contiene circa 140 parole (esclude le ripetizioni), abbiamo un totale di circa 298.000 parole (un corpus davvero imponente, se si pensa che, a confronto, l’ultima edizione del Dizionario Zingarelli ne conta circa 145.000).
Ma naturalmente interessa soprattutto sapere quale parola è la più usata nelle canzoni del Festival. Ebbene, è proprio quella che ci si aspetta, data la tematica prevalente nel settore della canzonetta. Grazie alla banca dati del benemerito sito (già interrogato a proposito dei titoli di quest’anno) www.leparoledisanremo.it, a cura di Luca Piroddi e Massimo Arcangeli, che ci indica (attenzione!) in quante canzoni è stata usata, si può dire che al vertice di questa hit parade lessicale si colloca la parola amore, presente in ben 1052 canzoni (titoli compresi) su 2122, vale a dire il 49, 57 %.
E dopo l’amore? A seguire, altrettanto prevedibilmente, vita (in 688 canzoni), il proverbiale cuore della rima più abusata (675, più 48 cuori al plurale), mondo (529), giorno (459), notte (425), e così via. Tra gli aggettivi, solo (anche avverbio) è presente in 740 canzoni; grande in 229, bello in 137; tra i verbi (all’infinito), prevale (come del resto nel lessico di base della lingua italiana) fare (in 298 testi); poi sapere (45), volere (11), eccetera.
Sarebbe anche troppo facile, sulla scorta di uno sguardo storico, arrivare a concludere come è cambiato negli ultimi settant’anni l’immaginario collettivo degli italiani, qual è la gerarchia dei centri di interesse del Paese. Ma sarebbe forse dare troppo peso alla kermesse canora.
Nel 2020, ne “La Lettura” del “Corriere della Sera” si era provato, con l’aiuto dell’infografica, a raggruppare le parole di Sanremo più frequenti nell’arco 1951-2019 in quinquenni, concludendo che amore prevaleva nel periodo 1981-85 e poi ancora nel 1996-2000, per poi essere superato (di poco) da mai nel 2016-19: che cosa vorrà dire? Il prevalere del nichilismo? Forse è un caso, forse no. Sta di fatto che amore conservava il primato di frequenza nei titoli delle canzoni (82), seguito come al solito da cuore (23). “Amai trite parole che non uno / osava. M’incantò la rima fiore / amore, la più antica difficile del mondo”, commentava i dati, citando Amai (1946) di Umberto Saba, il compianto Ranieri Polese.
E se Amadeus, con la sua gestione quinquennale, il grande spazio dato ai giovani, ai talent, a rap e trap, con l’occhio attento alle radio, alle piattaforme, ai video, ai social, avesse cambiato l’ordine delle “parole d’ordine” sanremesi, le “trite parole” di cui parlava Saba? Un buon soggetto per una tesi di laurea, o almeno una tesina.
Intanto, nell’edizione 2023, l’ultima di cui abbiamo i testi completi, amore viene solo al secondo posto, alla pari con cuore (entrambi sono presenti 39 volte nelle 28 canzoni dell’anno scorso, su un totale di 8657 parole), dopo solo (aggettivo e avverbio) citato (con ripetizioni diffuse) per ben 60 volte. E poi c’è vita (28), giorno (25), mare (24) e, appunto, parole (22).
A che gradino della classifica troveremo, quest’anno, l’amore? Lo sapremo il 30 gennaio, quando saranno resi pubblici i testi. Per il momento, sappiamo che nei titoli la dolce paroletta appare solo una volta, nel brano dei Santi Francesi L’amore in bocca, con un gioco di parole (la paronomasia) dal sapore che vira verso l’amarognolo.
Di Lorenzo Coveri