Milano, 18/10/2021.
La mostra Realismo magico: uno stile italiano torna a Milano 30 anni dopo a cura della storica dell’arte Gabriella Belli e del docente di Storia dell’Arte dell’Università di Torino Valerio Terrarioli. È aperta al pubblico a Palazzo Reale (piazza Duomo 12) dal 19 ottobre 2021 fino al 27 febbraio 2022.
La mostra è dedicata ai magici anni che vanno dal 1920 al 1935, anni in cui questo movimento si manifestò e si impose con una scelta ben definita. Una corrente artistica, quella del Realismo Magico che, a discapito del suo nome, non ha nulla a che vedere con la magia come fuga ed evasione dalla realtà. La forza artistica del Realismo Magico è data dalla sua autentica e chiara rappresentazione dei soggetti raffigurati, una realtà a cui non è stato necessario cucire addosso elementi del passato, una verità che non ha avuto bisogno di essere camuffata. Per queste motivazioni, il Realismo Magico si è imposto nel mondo dell’arte come un vero e proprio movimento che dal passato, sì, attinge, ma che soprattutto elabora una sua nuova atmosfera misteriosa, surreale, ambigua e metafisica, dove l’apparenza cela significati e simboli nascosti.
«Uno stile autonomo dal ‘900», così lo descrive Gabriella Belli; uno stile che vuole recuperare quei valori plastici dell’arte di un tempo come gli elementi che troviamo in Giotto, Masaccio e Piero della Francesca; un ritorno all’ordine volto al futuro e all’innovazione dove non c’è spazio per nessuna romantica forma di nostalgia. La magia di artisti come Donghi, Casorati, Oppi e Funi è l’impronta di un’esigenza non solo artistica, ma anche sociale. La magia vive dentro la realtà e non al di fuori di essa, non sono due mondi scissi l’uno dall’altro, si assimilano reciprocamente, legati intrinsecamente nello stesso luogo e nello stesso tempo. È proprio, infatti, nella quotidianità di tutti i giorni che avviene la magia ed è lì che va ricercata ed inseguita. In quella surreale sospensione trasmessa perfettamente dalle opere è possibile percepire un’aderenza alla realtà precisa, forte, lucida e potente come nel caso del capolavoro Dopo l’orgia di Cagnaccio dipinto nel 1928. L’opera fu persino rifiutata dalla Biennale da Margherita Sarfatti, proprio perché quell’immagine, così cruda e priva di filtri, era molto distante dall’idea della donna in epoca fascista che pensava alla figura femminile come ad un angelo del focolare; inoltre, quel tipo di rappresentazione si allontanava molto anche dai valori morali e patriottici del tempo. Le tre donne nude distese tra bottiglie, bicchieri e carte da gioco in verità sono la stessa persona in posizioni diverse, ed è così che egli stessa diviene oggetto e soggetto dell’opera. Essa è sdraiata a terra, circondata da quei simboli peccaminosi e disturbanti dei quali lei stessa viene vestita, simboli che il periodo storico disprezzava, ma di cui era certamente intriso.
Un’oggettività che, nonostante i differenti obbiettivi, trova analogie con la Nue Sachlickheit, la nuova oggettività tedesca. Casorati fu uno dei maggiori esponenti del movimento artistico e con il suo Ritratto di Silvana Cenni del 1922 mostra al pubblico un tipico esempio di quell’atmosfera bidimensionale ed enigmatica. La donna vestita di bianco, con gli occhi rivolti verso il basso, quasi chiusi, tra l’attesa e la meditazione, trasmette un senso di apparente tranquillità, apparente perché anche in questo caso la serenità del volto della figura cela un purgatorio immaginario, proprio mentre alle sue spalle, dalla finestra, la vita procede.
In opere come Donna allo specchio di Cagnaccio e Ritratto della moglie sullo sfondo di Venezia di Oppi, lo stupore che si prova guardandole è figlio non della magia come concetto astratto, ma di un verità narrata con coerenza, colori e forme diverse, un’arte che si è voluta emancipare e rendere indipendente dai suoi predecessori e che ha voluto affermarsi attuando e compiendo una scelta: la scelta di non mentire, la scelta di raccontare attraverso le immagini, il segreto nascosto, il mal di vivere che trova riparo all’interno di un anello prezioso, nel dettaglio di uno sguardo, nella linea di un pennello.
I volti disegnati dagli autori del Realismo Magico sono volti che nella loro imperturbabilità dichiarano la propria identità, chiara, ma allo stesso tempo ambigua. Come ambiguo è il volto di Liliana, che dà il nome a un’opera dipinta nel 1926 da Cagnaccio. Il quadro fa parte di una serie di opere di Cagnaccio raffiguranti infanti, esposte nella sezione della mostra intitolata La stanza dei giochi è vuota. La bambina, nonostante sia ritratta in tenera età, appare seriosa ed austera; nello sguardo e nella postura del corpo fin troppo rigida la giovane assomiglia più ad una piccola donna adulta. Anche qui troviamo un elemento assolutamente significativo del movimento, poiché l’infanzia assume un connotato differente dalla solita narrazione. Quella rappresentata da Cagnaccio è un’infanzia cosciente del mondo dei grandi, il bambino non è nient’altro che un adulto non ancora cresciuto, e quindi capace di cogliere la sofferenza e la solitudine. Il sentimento acquisisce così un altro significato che va oltre alla connotazione emotiva per lasciare spazio a un significato più profondo e veritiero, che lo nobilita attribuendo ad esso un’intenzionalità: il sentimento diviene veicolo di un messaggio forte e rivoluzionario.
La mostra Realismo Magico è aperta al pubblico nelle sale del Piano Nobile di Palazzo Reale a Milano dal 19 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 nei seguenti orari di apertura: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.30; giovedì dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso. Aperture straordinarie: lunedì primo novembre (Tutti i Santi) dalle 14.30 alle 19.30; martedì 7 e mercoledì 8 dicembre (Sant'Ambrogio e Immacolata Conceszione) dalle 10.00 alle 19.30; venerdì 24 dicembre (vigilia di Natale) dalle 10.00 alle 14.00; sabato 25 dicembre (Natale) dalle 14.30 alle 19.30; domenica 26 dicembre (Santo Stefano) dalle 10.00 alle 19.30; venerdì 31 dicembre (San Silvestro) dalle 10.00 alle 14.00; sabato primo gennaio (Capodanno) dalle 14.30 alle 19.30; giovedì 6 gennaio (Epifania) dalle 10.00 alle 22.30. I biglietti, comprensivi di audioguida, sono in vendita (anche in loco) ai seguenti prezzi: intero 14 euro (open 16 euro); ridotto 12 euro per ragazzi dai 14 ai 26 anni, over 65, disabili, soci Fai e Touring Club, possessori di biglietti Lunedì Musei; ridotto 8 euro il martedì per studenti universitaari; ridotto 6 euro per bambini dai 6 ai 13 anni; ingresso gratuito per bambini sotto i 6 anni e accompagnatori di disabili. Sono anche disponibili biglietti famiglia (1 o 2 adulti + bambini da 6 a 14 anni) al costo di 10 euro per ogni adulto e 6 euro a bambino. Per ulteriori informazioni e prenotazioni telefonare al numero 02 54912.
Di Giorgia Petani