Secondo la leggenda meno accreditata sulle origini del panettone, in un monastero di clausura viveva la cuoca Ughetta (in dialetto milanese termine usato per uvetta) che decise di impastare un pane dolce con canditi, burro e uvetta, prima di infornarlo lo incise con una croce da cui sarebbe derivata la caratteristica forma a cupola.
Leggende a parte, è comunque confermato dalle fonti storiche del quindicesimo secolo che soltanto il giorno di Natale le classi medie e basse potevano mangiare un pane speciale il pan di siori (pane dei signori) destinato in altri periodi dell’anno solo all’aristocrazia.
La preparazione del panettone è molto complessa: richiede una doppia o tripla lavorazione con lievito naturale. La lievitazione dura circa sette ore e la cottura è preceduta da un taglio a croce che nell’antichità serviva a benedire il prodotto. San Bias el benediss la gola e el nas recita il famoso detto. A Milano è tradizione conservare una fetta del panettone del pranzo di Natale, per poi mangiarlo raffermo a digiuno per la festa di San Biagio (3 febbraio) come gesto propiziatorio contro raffreddore e mal di gola.
oppure