ATTENZIONE: dopo essere stata estesa a sabato 10 febbraio, la mostra di Sebastião Salgado Kuwait. Un deserto in fiamme, è ulteriormente prorogata a domenica 18 marzo 2018!
Milano, 20/10/2017.
È stato lo stesso Sebastião Salgado ad inaugurare la mostra Kuwait. Un deserto in fiamme, allestita a Milano presso Forma Meravigli (via Meravigli 5) dal 20 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018. Il pubblico numeroso, accorso fin dalle prime ore del mattino, ha potuto ascoltare la testimonianza di uno dei più grandi fotografi del mondo, che ha spiegato come l’incendio dei pozzi nel 1991 in Kuwait sia stato l’episodio di inquinamento ambientale più grave di tutti i tempi ad opera dell’uomo, paragonabile a una vera e propria guerra.
Accolto con calore e affetto, il fotografo brasiliano ha ricostruito il suo percorso di vita e professionale (da La mano dell’uomo a Genesi) soffermandosi in particolare su quel drammatico 1991, anno in cui la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale portata e la gravità di questa situazione. Salgado ha raccontato al pubblico di Milano di come, in un paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi, abbia iniziato a documentare questo disastro ambientale, seguendo l'operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.
All'incontro ha partecipato anche Mike Miller, uno dei pompieri impegnati nel 1991 nello spegnimento dei pozzi di petrolio in Kuwait, immortalato in alcune fotografie di Salgado esposte in mostra. Ascoltare la testimonianza diretta, a distanza di 25 anni, di chi ha vissuto quell’apocalisse è stato particolarmente suggestivo per il pubblico di Milano.
In mostra a Forma Meravigli sono esposte, per la prima volta a livello internazionale, 34 immagini di grande formato: il bianco e nero tipico di Salgado racconta di una luce apocalittica causata dal contrasto dei pozzi in fiamme e dalla coltre scura di petrolio che copriva il deserto, le persone e le cose. Gli occhi increduli e stanchi dei vigili del fuoco, lo sforzo fisico nel cercare di domare le fiamme, il fumo divagante: nei ricordi e nelle impressioni di Salgado, «era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte».
Passati 25 anni da quella tragedia, Sebastião Salgado ha sentito che il suo lavoro non fosse ancora del tutto completo e ha deciso infatti di tornare su queste fotografie, oggi ancora attuali, e di ampliarne la selezione arricchendola di immagini inedite. In mostra a Forma Meravigli c'è il frutto di questa sua nuova sistemazione, un reportage che è un monito per il presente e il futuro, per non dimenticare i drammi del passato.
Kuwait. Un deserto in fiamme di Sebastião Salgado è visitabile fino a domenica 28 gennaio 2018 nei seguenti orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica, ore 11.00-20.00; giovedì, ore 12.00-22.00; lunedì e martedì giorni di chiusura. Orari festività: 1 novembre 11.00-20.00; 7 dicembre 12.00-23.00; 8 dicembre 10.00-20.00; 24 dicembre 11.00-16.00; 25 dicembre chiuso; 26 dicembre 11.00-20.00; 31 dicembre 11.00-16.00; 1 gennaio 14.00-20.00; 6 gennaio 11.00-20.00.
I biglietti costano 8 euro (ridotti 6 euro). La mostra, con il patrocinio del Comune di Milano, è realizzata in collaborazione con Amazonas Images, e promossa da Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto.
Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo.
Lavorando prima come freelance e poi perle agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Salgado viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri. Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo Mondo, in due libri di gran de successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino (Contrasto, 2000). Grandi mostre itineranti (a Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri.
Lélia e Sebastião Salgado hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale - che era a rischio di sparizione - una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche a l mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi inizia come progetto nel 2003 e, dopo nove anni di lavoro, dal 2013 è stato esposto nei più importanti musei di tutto il mondo: dal 18 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018, quasi in contemporanea con la mostra Kuwait. Un deserto in fiamme a Milano, Genesì è esposta al PAN di Napoli.