Milano, 16/02/2023.
All’interno della rinnovata visione del Mudec - Museo delle Culture di Milano, sempre più incentrata su tematiche antropologiche e sulla narrazione di visioni d’arte grazie ai linguaggi del contemporaneo, prende forma un progetto dal taglio interdisciplinare, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Arte Pubblica, il Museo di Storia Naturale di Milano e il Planetario di Milano: il calendario di eventi e iniziative è legato al tema dell’arcobaleno, fenomeno naturale ma anche simbolo archetipico, i cui mille significati sono stati indagati nei secoli dal genere umano.
Cuore del progetto è la mostra Rainbow: colori e meraviglie tra miti, arti e scienza presso la sede del Mudec; promossa dal Comune di Milano direzione Cultura, l’esposizione è curata da Katya Inozemtseva con la collaborazione dei conservatori di Mudec, Arte Pubblica, Museo di Storia Naturale e Planetario. Aperta al pubblico dal 17 febbraio al 2 luglio 2023, la mostra è a ingresso gratuito e si sviluppa negli spazi al primo piano del Mudec: dopo un’immersione completa tra i colori dell’arcobaleno grazie un’installazione site specific a cura dell’artista Cory Arcangel negli spazi della nuvola, l’esposizione prosegue nelle Sale Focus, secondo un allestimento essenziale di Studio Grace.
I pezzi esposti, provenienti dalle collezioni del museo così come frutto di prestiti anche internazionali, consentono ai visitatori di esplorare i molteplici significati dell’arcobaleno, di conoscerne origine e riflessi nella cultura contemporanea. Espressione di linguaggi differenti dall’antropologia alla biologia, dall’arte alla scienza, gli oggetti illustrano miti antichi e nuovi valori dell’iride tra antico e contemporaneo, dentro e fuori dal museo, anche grazie all’arte pubblica. Il progetto si ispira alla storica mostra The Rainbow Show, allestita nel 1975 al De Young Museum di San Francisco: l’esposizione californiana era nata dal pensiero dell’attivista afroamericana Angela Davis e in particolare dal concetto di Rainbow Nation, quale ideale di integrazione razziale, rappresentato in mostra da Peace the way home (1978-2022), un grande quilt, ovvero una trapunta cucita a mano, celebrativa della cultura afroamericana, opera dell’attrice e attivista Val Gray Ward.
L’installazione immersiva Arcobaleno di Laura Grisi del 1968 accoglie i visitatori nelle Sale Focus, avvolgendo chi entra nella luce di uno spettro artificiale. La successiva sezione Scienza e natura pone al centro gli elementi prismatici, che si ritrovano sia tra gli strumenti ottici antichi del XIX secolo sia nell’imponente opera Tropo dell’artista contemporanea Amalia del Ponte, prodotta ad hoc per questa mostra.
La tradizione giudaico-cristiana, dove l’arcobaleno è segno dell’alleanza con Dio, come nel Sacrificio di Noè dopo il diluvio di Sinibaldo Scorza, proveniente dai Musei Civici di Genova, introduce alla sezione Miti e leggende. Di diverso sapore è la raffigurazione dell’arcobaleno nel Codex Florentinus del 1577 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana), del frate francescano Bernardino da Sahagun, opera enciclopedica sulla cultura indigena americana. Si arriva poi alle terre dell’Asia, Australia e Sud America con i reperti legati al tema globale del serpente arcobaleno, mentre i colori dell’iride tingono la rete funebre di cultura nasca del Perù (dalle collezioni del Mudec) e ricorrono nell’opera di Miroslaw Balka.
L’arte del Novecento indaga l’origine del colore e degli elementi fenomenici attraverso la creazione di un equilibrio compositivo e formale a partire dalle opere di artisti modernisti storici e contemporanei: in questa sezione si possono ammirare le opere di Giacomo Balla (in mostra Compenetrazione iridescente n. 7 del 1912), Joseph Albers, Frank Stella e Shusaku Arakawa in dialogo con un volume ottocentesco di Michel Lévy (dalla Biblioteca del Museo di Storia Naturale).
La magia dell’arcobaleno, inteso dunque non come fenomeno naturale ma come spazio immaginario, viene evocata attraverso le foto delle performance della pioniera del femminismo in arte Judy Chicago, dal video di Diana Thater (Surface Effect del 1997) e dal modello originale dello Spectral Passage, il gigantesco arcobaleno percorribile che l'artista lituana Aleksandra Kasuba realizzò nel 1975 per il Rainbow Show al De Young Museum.
Non manca infine un focus sul mondo animale grazie alla collaborazione dei conservatori della sezione di Zoologia del Museo di Storia Naturale con esemplari preparati dal tassidermista Ermano Bianchi: partendo dai toni sgargianti delle livree che consentono spesso adattamento all’ambiente e conservazione della specie, questa sezione ipotizza la percezione animale dei colori del mondo. L’esperienza in Vr è accompagnata dall'opera video Spiders of Paradise del 2018 dell’artista colombiana australiana Maria Fernanda Cardoso, quasi a creare un ponte tattile tra il mondo fisico, naturale e immaginario.
Non solo Mudec, Rainbow è anche un evento diffuso: dal 23 febbraio 2023 la mostra si amplia e raggiunge il Museo di Storia Naturale che propone nuovi contenuti e approfondimenti con un percorso inedito tra le sue sale. Una serie di esemplari zoologici, un incredibile caleidoscopio di insetti, insieme a conchiglie, cristalli e campioni di minerali offrono una panoramica delle colorazioni presenti in natura, originate sia da pigmenti che da fenomeni fisici di interferenza e diffrazione della luce.
Il Civico Planetario Ulrico Hoepli propone invece quattro eventi serali all'insegna della luce, a cura del conservatore Fabio Peri, per introdurre una nuova prospettiva da cui osservare l'universo. Il primo appuntamento (21 febbraio 2023) porta alla scoperta del vero tesoro dell’arcobaleno; il secondo (4 marzo 2023, in occasione di MuseoCity) esplora i colori dell’Universo che l’occhio umano non è in grado di percepire, mentre gli ultimi appuntamenti (4 aprile e 16 maggio 2023) sono dedicati agli affascinanti segreti della luce e al funzionamento della stella più importante e fondamentale per la nostra vita sulla Terra, il Sole.
La mostra esce poi dagli spazi museali grazie all’Ufficio Arte Pubblica che inaugura ad aprile 2023 il murale I Trenta di Flavio Favelli (Firenze, 1967) in collaborazione con Base Milanoe con la curatela di Alice Cosmai: l’opera rielabora trenta passaporti di diversi paesi del mondo, riprodotti in una gamma di colori che richiama il gradiente dell’arcobaleno. Nel progetto l’interesse di Favelli per alcuni elementi grafici analogici (francobolli, banconote e, appunto, passaporti, oggi sempre più sostituiti da supporti elettronici) si intreccia con il tema politico della cittadinanza e dell’incrocio di popoli e culture.