Milano, 21/02/2017.
Non all’insegna del graffitismo, bensì dell’umanesimo è la mostra Keith Haring. About art, aperta dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 al pian terreno di Palazzo Reale a Milano.
Umanesimo è, infatti, anche il titolo della prima sezione dell’esposizione. Il pittore statunitense, come ben si rileva dall’allestimento, guarda filologicamente al passato, da quello più remoto al più contemporaneo. Nelle prime sale, Haring allude agli archetipi e ai miti della produzione classica: alla lupa di Roma schiaccia il muso rendendolo rettangolo. Non è simbolo della città eterna, bensì di maternità. All’arpia, foriera di sventura, si rifà una delle poche opere in mostra che hanno titolo: Walking in the rain. Nell’azzurro del fondo, bagnato a pioggia nera, il volto muliebre non si riconosce, mentre graffiano la tela gli artigli del rapace. E li senti fare male. La pioggia nera che gocciola sopra alla terrificante creatura richiama il dripping del primo Jackson Pollock, ancora tra figurativo e astratto.
L’inquietudine dell’opera trasmette quella di Haring che, al rientro da una giornata uggiosa del 1989, aveva scoperto che per l’Aids, che aveva contratto, non c’era soluzione alcuna. Ne muore l’anno successivo a soli 31 anni. Una morte prematura che gli consente di lavorare soltanto per un decennio.
Eppure la mostra è molto ricca, esponendo 110 lavori, provenienti da 61 prestatori. Umanesimo e umanità perché il segno che più contraddistingue il suo repertorio iconografico è la sagoma antropomorfa dell’omino, ora squarciato da un buco in pancia, immagine suggestionata dalla notizia della morte di John Lennon; ora attraversato dalle proprie braccia. Quello che le solleva al cielo allude alla centralità dell’essere umano nell’universo ed è ispirato all’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.
Quando questi omini si moltiplicano in orde è quasi una naumachia, quando girano intorno è colonna coclide. San Sebastiano è legato a un albero per lui non ci sono frecce, ma aerei a trafiggere la carne rossa. C’è anche una pala d’altare accostata a una tavola di fine XIV secolo. Tra i soggetti religiosi, tante madonne con il bambino. I lavori diventano sempre più colorati, ma c’è evidentemente uno studio sui colori primari (rosso, giallo, blu) che frequentemente danno il titolo alle opere altrimenti senza titolo. Un’ulteriore dimostrazione che Haring studia i segni dell’arte. I riferimenti al passato proseguono con il non finito michelangiolesco fino ad Andy Warhol, cui l’autore riconosce il suo debito.
La mostra - promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore, con la collaborazione scientifica di Madeinart e con il contributo della Keith Haring Foundation - costituisce, nelle intenzioni del curatore Gianni Mercurio, l’occasione per esplorare l’arte che Keith Haring ha amalgamato in quasi tutti i suoi lavori.
Questi gli orari di apertura di Keith Haring. About art: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).
I biglietti per visitare la mostra costano 12 euro (ridotto 10 euro, ridotto scuole 6 euro). Sono acquistabili anche biglietti famiglia ai seguenti prezzi: uno o due adulti 10 euro a testa, bambini fino a 5 anni gratuito, da 6 a 14 anni 6 euro.
Di Laura Cusmà Piccione