Milano, 31/07/2023.
La tappa numero 68 del tour delle botteghe storiche di Milano di mentelocale.it è un bar dove avviene ancora la tostatura del caffè, la Torrefazione Hodeidah. La bottega storica, che è situata a pochi minuti dalla fermata della metro lilla Gerusalemme e si trova in via Piero della Francesca 8, si basa su un sito e-commerce, vendita al minuto e mescita al banco.
«La Torrefazione è stata aperta nel 1946 con il nome Hodeidah che nella realtà è un porto dello Yemen. Con l'Etiopia, lo Yemen è l'unico posto al mondo dove la pianta del caffè è autoctona. Nel corso dei decenni, però, la pianta è stata trafugata e portata in altri paesi, ma sempre nella fascia equatoriale». Fulvio Rossi è la voce dietro a questo appassionato racconto fatto di odori, sapori e rievocazione di luoghi esotici. Con la moglie e i suoi due figli, uno dietro al bancone, l'altro dietro le pagine social, Fulvio gestisce ufficialmente questa bottega storica da 24 anni, quando ne è diventato titolare.
«Il primo proprietario di Torrefazione Hodeidah è stato l'inventore di Caffè Ottolina, Remo Ottolina, poi nel 1958 subentrò un tale Arcangelo Rota, fino a che, nel 1973, arrivarono i miei genitori. Negli anni Sessanta il locale era stato ampliato abbattendo la parete della sala più interna, da cui si è ricavato un laboratorio con la macchina per tostare i chicchi nel retro».
La Torrefazione Hodeidah occupa una piccola porzione del marciapiede antistante, dove si è creato un dehor a partire dal 2020, ma larga parte della consumazione avviene all'interno. In entrata, un bancone lungo si estende sul lato sinistro, dove sono appesi 15 tipi di caffè ai quali i clienti possono attingere con l'imbarazzo della scelta. «Il sedicesimo il caffè è quello specifico della settimana, ma viene sempre scelto tra le 30 tipologie di caffè mono origine già presenti in negozio», spiega Fulvio.
La varietà Jamaica non è solo la più pregiata a livello mondiale (può arrivare a costare 200 euro al barile), ma è anche un must have tra gli stessi clienti. Altre varietà che vanno a ruba sono i caffè del Guatemala, della Colombia, del Brasile, dell'Etiopia e di tanti altri paesi esportatori collocati nell'area dei Tropici. Infine, sugli scaffali sono presenti altre tipologie di prodotti, dalle spezie mediorientali in imballaggi compostabili, al cioccolato, passando per le marmellate e le miscele di caffè in grossi barattoli con il marchio Hodeidah.
«L'aspetto che mi piace di più di questo lavoro è che non è solo un lavoro: ho clienti fissi da quarant'anni, la gente ha sempre apprezzato le novità accanto alla tradizione, infatti è molto riconoscente e ti segue in ogni cosa che ti inventi. Un aspetto difficile è che, pur essendo la nostra una piccola realtà, lavoriamo con le stesse difficoltà burocratiche della grande azienda: devi essere artigiano ma anche imprenditore».
Per Fulvio, un elemento caratteristico della tradizione è lavorare con attenzione selezionando materie prime eccellenti, anche perché il caffè in Italia non c'è mai stato, nonostante i tentativi di coltivarlo in serra. In aggiunta, serve avere lo slancio e mantenersi motivati, cosa che ha spinto il team a stare al passo con la clientela e i suoi rinnovati gusti. «Vogliamo estendere l'orario almeno per un giorno a settimana, per rendere l'ambiente più accogliente; in questo periodo stiamo proponendo bevande fredde come i sorbetti al caffè, tra cui il Macha Frozen, l'espresso raffreddato, e il Mazagram, ovvero caffé caldo del brasile, latte di mandorla e tre cubetti di ghiaccio. Inoltre, abbiamo introdotto bibite iced per la clientela un po' più giovane, e riproposto la barbaiada meneghina, una rivisitazione della bevanda a base di lattè, cacao e caffè con panna inventata nell'Ottocento dall'impresario Domenico Barbaia, che serviva clienti del calibro di Giacomo Puccini e Gioachino Rossini».
Di Bernadette Hanna