San Siro, lo stadio non sarà demolito: ecco perché la Soprintentenza ha confermato il vincolo

Prelvini / Wikimedia Commons
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Milano, 10/08/2023.

Ora è ufficiale: lo stadio di San Siro a Milano non sarà abbattuto. O per meglio dire: non potrà essere abbattuto. Lo ha deciso la Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio del Comune di Milano, che ha inviato al Comune il documento dove viene spiegato il vincolo posto al famoso stadio milanese.

Sfuma così il progetto di Milan e Inter di demolire il Meazza e costruire a poche decine di metri un nuovo impianto: lo stadio di San Siro resta dov'è, con le due squadre milanesi che a questo punto dovranno cercare una nuova casa (si guarda rispettivamente a San Donato e Rozzano).

Ma andiamo con ordine. La decisione della Soprintendenza pone il veto su una diatriba che dura ormai da anni. Ma perché lo stadio di San Siro a Milano non potrà essere abbattuto? Il perché sta tutto nel secondo anello costruito negli anni Cinquanta, che secondo la Soprintendenza ha reso l'impianto «uno stadio vero e proprio» e ha caratteristiche uniche, come le rampe d'accesso a elica che consentono di animare, con la folla, i muri. Il secondo anello va quindi tutelato, anche perché nel 2025 compierà 70 anni. Di seguito alcuni estratti del documento presentato al Comune di MIlano.

«Il secondo anello presenta una soluzione strutturale costituita da 132 portali che, coi relativi costoloni a sbalzo, costituisce l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio. […] Di particolare interesse è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, elefante e giraffa. Nella struttura le scale hanno uno sbocco a vomitorio, una componente dello stadio classico», si legge nel documento redatto dall’ufficio della soprintendente Emanuela Carpani.

«La rilevanza architettonica del secondo anello - prosegue il documento - risiede nella capacità degli autori di tradurre i vincoli tecnici in espressività» e le rampe avvolgenti «in alternanze di chiari e di scuri assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici».

«Con la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. È evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse organicamente compiuto con la costruzione del secondo anello ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura. Per quanto premesso, questa Soprintendenza ritiene che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale semplice necessari per una verifica positiva ai sensi degli artt. 10 e 12 del DLgs n. 42/2004 e successive modifiche», conclude la nota della Soprintendenza.

Questa decisione, secondo il Comune di Milano, potrebbe avere «conseguenze gravi non solo per il futuro dello stadio e per la sua sostenibilità economica, ma anche perché ridurrebbe di molto le possibilità che le squadre di Milan e Inter restino a Milano con un nuovo impianto».

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