Van Gogh pittore colto, al Mudec la mostra che fa riscoprire il mito: info, orari, biglietti

Attraverso un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico, il taglio curatoriale mette in evidenza il rapporto fra la visione pittorica e la profondità della dimensione culturale dell’artista, attraverso lo sviluppo di due temi: da un lato quello del suo appassionato interesse per i libri, e dall’altro la fascinazione per il Giappone alimentata dall’amore per le stampe giapponesi, collezionate in gran numero. Un terzo tema di essenziale importanza per la formazione artistica del pittore fu l’influenza che su di lui ebbe Jean-François Millet, grande maestro d’arte e di vita per Van Gogh: la visione profondamente religiosa della natura di Millet è il modello di riferimento a cui si ispira per la sua scelta di diventare pittore.

Nel percorso di mostra le opere provenienti dal Museo Kröller-Müller vengono presentate in dialogo con il primo fil rouge della mostra, ovvero con una accurata selezione di oltre 30 edizioni originali di libri e riviste d’arte, provenienti dalla collezione della curatrice e dalla Biblioteca Malatestiana, disseminati in vetrine a tema. Il percorso espositivo è inoltre arricchito da un’opera audiovisiva a cura di Karmachina: una sala immersiva, dove una composizione di libri aperti invita il visitatore a entrare nella mente di Van Gogh, nel suo universo di suggestioni e ispirazioni letterarie e artistiche; un archivio audiovisivo che raccoglie schizzi, illustrazioni e dipinti, ma anche citazioni tratte dalle sue lettere. Un omaggio inedito al Vincent collezionista e archivista, grande lettore e sperimentatore.

La mostra consente dunque di scoprire un artista colto, che andava per musei, caratterizzato da un amore sconfinato per la lettura che lo accompagnò per tutta la vita, con obiettivi diversi - impiegato nelle gallerie d’arte, predicatore, pittore - ma sempre con un gran desiderio di imparare, capire, servire la gente, trovare il modo di essere utile all’umanità. Un cavaliere del socialismo utopistico di quel tempo che, come Millet, considerava il contadino un uomo spirituale perché a contatto - più di altri - con la natura e la terra, e perché più che in qualsiasi altro essere vivente o in qualsiasi altro luogo del mondo, era sui volti anneriti dei minatori e nelle mani rovinate dei contadini che Van Gogh vedeva manifestarsi la presenza divina più vera, quella che non smise mai di ricercare.

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