Attenzione: la mostra è prorogata a domenica 10 giugno! I biglietti per la mostra di Teresa Margolles al Pac sono acquistabili comodamente on line su happyticket.
Milano, 27/03/2018.
Dal 28 marzo al 20 maggio 2018 il Pac - Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano presenta la mostra Ya Basta Hijos de Puta, personale di Teresa Margolles, artista messicana nata a Culiacán, Sinaloa, nel 1963 che oggi vive e lavora tra Città del Messico e Madrid. Con una particolare attitudine al crudo realismo, l’arte di Teresa Margolles testimonia le complessità della società contemporanea, indebolita dalle allarmanti proporzioni di un crimine organizzato che sta lacerando il mondo intero e soprattutto il Messico, considerato uno dei paesi più pericolosi al mondo.
Con una grammatica minimalista, ma di forte impatto e quasi prepotente sul piano concettuale, le 14 installazioni di Teresa Margolles in mostra al Pac esplorano gli scomodi temi della morte, dell'ingiustizia sociale, dell'odio di genere, della marginalità e della corruzione generando una tensione costante tra orrore e bellezza.
Vincitrice del Prince Claus Award 2012, Teresa Margolles ha rappresentato il Messico nella 53esima Biennale di Venezia nel 2009 e le sue opere sono state esposte in numerosi musei, istituzioni e fondazioni internazionali, tra cui le Biennali di Dallas (2017) e della Bolivia (2016), il Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo (2014), il Centro de Arte Dos de Mayo a Madrid (2014), il Museo de Arte Modern di Città del Messico (2011), il Museion di Bolzano (2011), la Kunsthalle Fridericianum a Kassel (2010) e il Los Angeles County Museum of Art (2010). Promossa dal Comune di Milano | Cultura e prodotta dal Pac con Silvana Editoriale, la mostra è curata da Diego Sileo e si inserisce in una delle quattro linee di ricerca del Padiglione d’Arte Contemporanea, che vede protagonisti i grandi nomi del panorama artistico internazionale in vista delle settimane in cui Milano diventa vetrina mondiale con MiArt 2018 e il Salone del Mobile.
Formatasi in medicina legale, Teresa Margolles ha lavorato per dieci anni con il collettivo Semefo (Servicio Médico Forense), fondato nel 1990 a Città del Messico, che denunciava la violenza sistematica nella società contemporanea. Studiando a fondo le dinamiche scaturite dalla violenza e le conseguenze che la paura ha prodotto nella società, ha vissuto in prima persona ciò che la guerra al narcotraffico ha causato alla città e ai suoi abitanti, la distruzione del tessuto urbano, architettonico e sociale. Nella sua arte le tracce di questi scenari violenti diventano narrazione. All’interno degli obitori, come per le strade, l’artista raccoglie gli ultimi elementi di vita - oggetti, materiali, frammenti di edifici e fluidi corporei - se ne appropria e li trasporta negli spazi espositivi.
Di fronte alle opere di Teresa Margolles si ha la sensazione di assistere ad un gioco di forze brutali, non di certo invisibili, che provocano morte e dolore, spezzano corpi e legami (gli stessi corpi lacerati evocati dall’opera 51 cuerpos del 2010), ma producono anche nuove relazioni sociali e nuove metafore del potere. L’intento dell’artista è quello di volere esplorare la violenza, nella sua accezione di atto politico, ma anche gli effetti individuali e sociali di molti orrori attuali, come la tragica e costante sparizione di donne in diverse città messicane - tra le quali la ormai nota Ciudad Juarez - raccontata dall’opera La búsqueda del 2014, presentata al Pac nella sua interezza per la prima volta in Italia.
La smisurata quantità dei prodotti della violenza raccontati dall’artista messicana - il dolore, i morti, i corpi sfigurati, la crudeltà, l’impunità, il terrore, l’odio - converte la ricerca dell’artista in una vera e propria sfida. La rappresentazione della morte, in chiave più diretta come nell’opera Papeles, del 2003, o in chiave più metaforica come in Vaporización, del 2002, installata al Pac in una nuova versione, costituisce un tema cupo. A dominare èspesso l’impulso di arretrare al cospetto di esperienze a dir poco impensabili, come quelle raccontate quotidianamente dal giornale messicano PM, del 2010, che in copertina affianca annunci pubblicitari a sfondo sessuale ad immagini di morti violente. La drammaticità delle opere di Teresa Margolles assedia e travolge lo spettatore con la crudezza dei suoi significati e delle sue immagini, ma lo affascina anche sotto forma di lussuosi e preziosi gioielli - come Joyas, del 2007 - dal macabro contenuto.
La mostra di Teresa Margolles è visitabile nei seguenti orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30-19.30; martedì e giovedì 9.30-22.30; lunedì chiuso. Tutti i giovedì alle 19.00 e la domenica alle 18.00, visite guidate gratuite. I biglietti di ingresso al Pac - Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano hanno i seguenti prezzi: intero 8 euro; ridotto 6,50 euro (visitatori dai 6 ai 26 anni; visitatori oltre i 65 anni; portatori di handicap); ridotto speciale 4 euro (tutti i visitatori ogni martedì e giovedì a partire dalle 19.00); gratis bambini sotto i 6 anni.
In occasione di MiArt 2018 e Milano Art Week 2018, la mostra è aperta da martedì 10 a sabato 14 aprile in orario 9.30-22.30 (con ingresso ridotto a 4 euro dalle 19.00); inoltre, venerdì 13 alle 19.30 l’artista presenta una performance tributo a Karla, prostituta transessuale assassinata a Ciudad Juárez (Messico) nel 2016 con protagonista Sonja Victoria Vera Bohórquez, una donna transgender che si prostituisce a Zurigo; mentre domenica 15 alle 18.00 è in programma una visita guidata con il curatore.
Accompagna i visitatori tra le opere una guida gratuita alla mostra, curata da Francesca Guerisoli, docente di Arte e Architettura e Linguaggi della Fotografia presso l'Università di Milano-Bicocca, che da tempo si occupa del rapporto dell'arte con la dimensione sociale e politica. La guida analizza le opere in mostra fornendo ai visitatori uno strumento indispensabile, con approfondimenti sul tema del femminicidio e un confronto tra Italia e Messico rispetto ai dati della violenza di genere.
In occasione della mostra di Teresa Margolles il Pac ospita nella project room un focus sull’opera video Mum, I’m sorry, del 2017, di Martina Melilli a cura di Chiara Agnello: l’opera, vincitrice di ArteVisione 2017 e collegata ai temi trattati dall’arte di Teresa Margolles, sarà lo spunto per due laboratori al PAC aperti al pubblico, incentrati sul valore degli oggetti e sul loro potere narrativo, e realizzati a seguito di una visita guidata alla mostra Ya Basta Hijos de Puta.