Il giorno della morte di Pietro, a Milano si diffusero voci di miracoli e ovunque si innalzarono altari dedicati al santo, il cui culto si celebra ancora oggi. L’arcivescovo di allora, Giovanni Visconti, commise un errore: «depose in alto» la testa decollata del santo per mantenerla a suo stretto contatto, in casa. Da allora il prelato cominciò inspiegabilmente ad essere afflitto da gravi e continue emicranie che lo portarono allo stremo delle forze: i medici erano impotenti. Ma, quando Visconti intuì che il santo da Verona non aveva gradito la decollazione e fece deporre la testa insieme al corpo, il mal di testa svanì e il santo venne proclamato protettore delle emicranie. Andà a pestà el côo in Sant’Ustorg, cioè Vai a picchiare la testa in Sant’Eustorgio, si dice tuttora tra i milanesi. E ancora oggi i fedeli sono convinti che picchiare il 6 aprile la testa del martire salvi dal mal di testa per tutto l’anno.
Sant'Eustorgio si apre sulla piazza antistante lasciando un senso di immensa apertura che, per dirla alla Giacomo Leopardi lascia intuire «interminati/spazi di là da quella, e sovrumani/silenzi, e profondissima quiete». All'interno della basilica, il rosso della facciata torna nei costoloni che disegnano le volte a crociera e cede al bianco e nero di alcuni dettagli delle cappelle delle navate laterali, divise dalla centrale da enormi colonne a fascio. Il segreto della Trinità è proposto dal numero tre delle navate, come delle finestre e di alcune fila di arcate. La cappella Portinari trascina lo sguardo del visitatore verso l'alto sotto la guida degli angeli piumati, plastici e danzanti sul tamburo, e dei domenicani dell'arca di San Pietro martire, tutti con il naso all'insù. Il Rinascimento lombardo, diverso per le influenze dal Nord Europa rispetto a quello più razionale toscano, pone una maggiore attenzione al dettaglio realistico e gustoso. Basta guardare la Madonna con il bambino entrambi cornuti nell'episodio del Miracolo della falsa Madonna: in realtà la madre di Cristo è il demonio che prova a tentare san Pietro. Ma il diavolo sbaglia e non nasconde le proprie corna, finendo per essere scoperto dal santo grazie all'ostia consacrata che tiene in mano. Tra i chiostri di Sant'Eustorgio è il Museo Diocesano.
L'itinerario da questa parte del Naviglio Grande prosegue fino alla basilica di Sant'Ambrogio, introdotta da pusterla anch'essa e intitolata al patrono della città. Gli unici monumenti visibili dell'antico anello delle acque della città rimangono il vicolo dei Lavandai con vorticose acque che centrifugavano i panni, e la Darsena, cui giunge il Naviglio Grande e da cui si diparte il Pavese. Il Naviglio Grande, realizzato tra il 1157 e il 1179 in origine per scopi difensivi, presto divenne importante canale di trasporto merci: il Duomo di Milano passò di qui pezzo per pezzo. Dal lato opposto, ossia nel suo ultimo tratto milanese, sulle acque del canale si specchiano ancora Santa Maria delle Grazie al Naviglio e San Cristoforo sul Naviglio. La prima sorge sulla riva sinistra del tratto terminale del Naviglio Grande, a circa 300 metri dalla confluenza di quest'ultimo nella Darsena di Milano; la facciata a salienti non è finita, ma la struttura muraria a vista lascia immaginare chiaramente come doveva essere. San Cristoforo sul Naviglio ha pianta doppia, in quanto costruita in tempi diversi: la chiesa a sinistra è originaria di età comunale, quella di destra fu invece costruita agli inizi del Quattrocento per voto popolare, passata la peste, e venne nobilitata a cappella ducale da Gian Galeazzo Visconti. Qui i barcaioli e i pellegrini facevano sosta di ringraziamento al santo protettore che era dipinto a quel tempo sulla facciata come una gigantografia, di cui oggi restano soltanto tracce di colore. Si faceva così a quei tempi: erano affrescati non solo gli interni, ma anche gli esterni. San Cristoforo è affrescato anche all'interno sulla parete laterale della cappella viscontiana, e tanti sono gli affreschi ancora visibili: quelli dell'arco trionfale risalgono ai recenti restauri del 2016/2017.
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