Il Naviglio Grande esprime tutta la sua fascinazione nel tratto non milanese: 30 chilometri di rive boschive, immerse nel silenzio magico della natura. L'alzaia, vietata ai veicoli a motore, si può percorrere a piedi, o meglio ancora in bicicletta (per chi è capace anche in canoa o kayak): per i meno allenati è possibile raggiungere punti di partenza o d'approdo e di lì proseguire a piedi o su due ruote.
Nei comuni limitrofi a Milano dove corre il Naviglio Grande si affacciano le fastose e decadenti dimore patrizie, che ricordano l'aspetto residenziale del Naviglio della Martesana, dove i milanesi possedevano la seconda casa. A Gaggiano si incontra la prima villa monumentale, chiamata Palazzo Marino perché dimora di Tommaso Marino, spregiudicato finanziere genovese del Cinquecento, da cui discenderà l'omonimo Tommaso Marino che chiamò Galeazzo Alessi per erigere in piazza della Scala a Milano il ben più noto e milanese Palazzo Marino. Quello di Gaggiano ha pianta a U con il corpo centrale molto profondo, sulla fronte posteriore si innesta un’altra ala che si prolunga in un corpo più basso: una pianta irregolare che è frutto di diverse trasformazioni. Come ogni villa di grande fascinazione, non manca una leggenda sull'edificio abitato dai fantasmi: si narra, infatti, che il Cunt Marin, farabutto e libertino senza scrupoli, esoso esattore delle gabelle statali, tra le sue numerose avventure d’amore, s’imbatté, quando già era avanti negli anni, nella giovane e bellissima Ara, figlia del nobile veneziano Cornaro (Corner), che volle sposare a forza; e poiché la virtuosa donna tentava con ogni mezzo d’impedirgli le solite malefatte, prima la fece imprigionare in questo suo palazzo e poi le tese un trabocchetto mortale trucidandola. Ara fu sepolta in un angolo del giardino, ma mai abbandonò la casa che ancora infesta. Giovanni Ventura vi scrisse un dramma in tre atti dal titolo Ara bell'ara discesa Cornara ossia il rarredimento del conte Tommaso Marino.
La Casa Camurati sembra gemella per la torretta merlata della Villa Pino sul Naviglio della Martesana. Si specchia poco più avanti sulle acque del Naviglio Grande anche la chiesa di Sant'Ivenzio, con facciata barocca del 1573 ocra e bianca, scandita da lesene e ritagliata da quattro nicchie che custodiscono statue: l’interno è decorato da ricchi affreschi e stucchi. Una Madonna del rosario venne infondatamente attribuita a Michelangelo. La torre campanaria, parallela a quella della vicina residenza Camurati, fu progettata dall’ingegner Ercole Turati e risale al 1606.
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