Dal 2 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019 al Museo della Permanente di Milano è allestita la mostra Tex: 70 di un mito. Curata da Gianni Bono in collaborazione con la redazione di Sergio Bonelli Editore, la mostra racconta come Tex sia riuscito, anno dopo anno, non solo a entrare a far parte delle abitudini di lettura degli italiani, conquistando generazioni diverse, dal 1948 a oggi, grazie al suo profondo senso di giustizia e alla sua innata generosità, ma anche a diventare un eroe e un vero e proprio fenomeno di costume, un nome che non ha bisogno di presentazioni. Qui info su orari e biglietti della mostra Tex: 70 anni di un mito.
Di seguito pubblichiamo un testo scritto per l'occasione da Davide Bonelli, presidente di Sergio Bonelli Editore.
Milano, 02/10/2018.
Selfie, podcast, tablet, smartphone, blog, e-mail, canali satellitari, auto elettriche… Parole oggi notissime, riferite a banali tecnologie d’uso quotidiano, ma incomprensibili e impossibili persino da immaginare (pura fantascienza!) sino a un paio di generazioni fa. Figuratevi per chi viveva – e leggeva fumetti – in un mondo ingenuo e provinciale come l’Italia del secondo dopoguerra, dove l’inglese era ancora una lingua misteriosa, difficile da scrivere e da pronunciare. Non a caso, molti personaggi che agivano in America si chiamavano prudentemente Gim, Gek, Blek o Gionni, anziché Jim, Jack, Black o Johnny.
Anche se a chi è nato nel Terzo Millennio potrà sembrare strano, non c’era nessuna delle meraviglie che ho citato all’inizio, nei giorni in cui Tex Willer vide la luce e crebbe pian piano, guadagnandosi l’affetto e la fiducia di lettori d’ogni età e classe sociale, sino a diventare un best-seller assoluto e soprattutto uno degli eroi di carta più famosi e longevi a livello mondiale. Mi sembra sempre di esagerare quando parlo di Tex e dell’importanza che ha avuto – e continua ad avere – nella storia della Casa editrice fondata nel 1941 da Giovanni Luigi Bonelli, amministrata oculatamente da Tea Bertasi Bonelli e poi consolidata e guidata sino al suo massimo successo da mio padre, Sergio Bonelli. Ma, da quando il compito di dirigerla è passato a me, mi rendo sempre più conto di quanto impegno e di quanta passione ci vogliano per onorare il patto di fiducia che da settant’anni ci lega al pubblico di Tex, un esercito composto da centinaia di migliaia di persone competenti ed entusiaste, capaci di soppesare con affettuosa severità ogni dettaglio grafico o letterario delle sue avventure.
Rispettare la tradizione, rinnovare con discrezione, non tradire mai la solida ma cristallina personalità di un uomo del West che persegue il proprio ideale di giustizia senza compromessi, senza arroganza, senza pregiudizi: il segreto di Tex – a mio parere – è anche in questi tre propositi che cerchiamo di mettere in pratica giorno dopo giorno, mese dopo mese, aggiungendo sempre nuovi tasselli narrativi all’immenso mosaico di una saga iniziata nel settembre 1948 e giunta a festeggiare, nel settembre 2018, l’incredibile traguardo dei settant’anni di vita. E Tex: 70 anni di un mito è il titolo della grande mostra retrospettiva che abbiamo voluto realizzare a Milano, in uno spazio prestigioso, il Museo della Permanente, in un gioco di ricordi e riscoperte di cui gli stessi visitatori e lettori sono parte integrante: vi troverete tavole originali, biografie degli autori, 11 sequenze-chiave, copertine, ritratti dei protagonisti, ma anche immagini indissolubilmente legate alla memoria personale, alla cultura circostante, e di fronte alle quali ciascuno potrà provare le emozioni più diverse, non escluso un tocco di allegra nostalgia. Ogni stanza, ogni pagina costituiscono, nell’insieme, le tappe di un viaggio – mi auguro divertente – nel passato, nel presente e, perché no?, anche nel futuro di una pubblicazione con cui le Edizioni Audace (così si chiamava nel 1948 l’attuale Sergio Bonelli Editore) si giocarono tutte le loro speranze di sopravvivenza.
Il formato a striscia era super-maneggevole, il costo decisamente abbordabile (appena 15 lire) e, negli strilli pubblicitari che comparivano in quarta di copertina, ci si impegnava a esaltare le caratteristiche che avrebbero dovuto rendere Tex irresistibile agli occhi dei giovani lettori cui si rivolgeva: L’albo più ricco al prezzo più povero! e persino Il più bell’albo del mondo!. Be’, visti i risultati, forse quei claim non avevano poi tutti i torti… In ogni caso, dovunque si trovasse, di volta in volta, la sede della Casa editrice (a Milano in via Saffi, in via Rubens, in via Ferruccio, in via Buonarroti), sulla parete principale dei nostri uffici pendeva – e pende ancora – il quadro acquistato da mia nonna Tea Bonelli nel 1950 e che ci ha seguito fin da allora, quando la redazione era nel salotto di casa. A bordo di una piccola lancia di salvataggio sbattuta dalle onde, dal vento e dalla pioggia, alcuni naviganti sopravvissuti al naufragio della loro nave cercano di tener dritta la rotta, con la speranza di non affondare. Naturalmente, per la Signora Tea, la barca rappresentava la Casa editrice che passa indenne attraverso mille tempeste. Anche mio padre Sergio Bonelli era affascinato da quella raffigurazione potente e suggestiva, carica di richiami letterari, cinematografici e fumettistici: del resto, scrisse una volta, «da Ulisse a Jim Hawkins, da Sinbad al Capitano Nemo, da Achab a Corto Maltese, i più grandi protagonisti di storie d’Avventura hanno dovuto affrontare, prima o poi, un viaggio sulle immense distese oceaniche, con quel che ne consegue: burrasche, arrembaggi, naufragi, battaglie navali, cacce alla balena...». Sono loro i capitani coraggiosi che idealmente ci ispirano e ci accompagnano.
In tempi non facili per l’editoria come quelli che stiamo vivendo, un po’ di fortuna può servire, non c’è dubbio. Ma ogni sforzo sarebbe vano se, accanto a noi, non ci fossero i lettori, vecchi e nuovi, dell’inossidabile Tex.