Il Battesimo di Cristo è un’opera fondamentale per comprendere il clamoroso successo riscosso da Pietro Vannucci a cavallo fra Quattro e Cinquecento, quando la sua cifra si erge a canone e diviene un modello imprescindibile per gli artisti di tutta Italia. Il dipinto racchiude infatti in sé gli elementi che avevano segnato la fortuna e la modernità del maestro: il paesaggio sembra materializzarsi dalla luce, ogni asperità si appiana nelle linee fluide che ammorbidiscono volti, anatomie, panneggi. Creature angeliche che sfuggono a ogni turbamento abitano un universo dai colori dolcissimi. Tutto è misura e ordine.
L’esecuzione della tavola si lega alla realizzazione del monumentale polittico voluto dai frati di Sant’Agostino a Perugia per l’altare maggiore della loro chiesa: una vicenda che scandisce con le sue tappe gli ultimi venti anni della lunga carriera del pittore. L’imponente struttura, composta da circa trenta pannelli distribuiti su due facce, orientate rispettivamente verso la navata e verso il coro dell’edificio, inizia negli anni di massima ascesa dell’astro del Perugino. Il contratto di commissione è sottoscritto nel 1502, ma già nel 1495 l’abile intagliatore Mattia di Tommaso da Reggio era stato incaricato di predisporre i supporti e la carpenteria. Il Battesimo viene dipinto dall’artista durante la prima fase dell’incarico, nel primo decennio del Cinquecento e di certo prima del 18 giugno 1512, data del secondo contratto sottoscritto con i frati per la realizzazione del complesso, nel quale il soggetto si dice già compiuto. Nel 1523, tuttavia, quando Pietro morì improvvisamente di peste, mentre affrescava una chiesa nel contado di Perugia, l’apparato decorativo non era ancora del tutto realizzato. Nel mezzo, polemiche con gli agostiniani e lunghe trattative, che l’avveduto artista - spesso sobillato da una mole di richieste superiore alla possibilità di esaudirle - gestiva come sempre alternando
promesse non mantenute, temporanee irreperibilità e momenti di intensa attività.
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