La mostra milanese, attraverso nove sezioni, intende restituire un’immagine a tutto tondo del pittore a partire dai suoi esordi presso la bottega del Moretto per proseguire con il confronto con altri artisti contemporanei attivi in area lombarda quali Lorenzo Lotto, Gerolamo Savoldo e Moretto. Al fine di raggiungere la massima completezza espositiva, i dipinti sono affiancati ad opere di Tiziano, Veronese e Tintoretto, per delineare un dialogo con le produzioni artistiche del tempo, spaziando anche oltre i confini regionali.
Il percorso inizia con un approfondimento della figura di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, il maestro di Moroni, di cui vengono esposte due testimonianze figurative capitali quali la Pala di Sant’Andrea e San Paolo caduto da cavallo. A partire dall’inizio degli anni ’40 del Cinquecento, Moroni è documentato nella bottega bresciana del suo maestro ed è proprio qui che inizia a raccogliere appunti grafici che andranno a costituire un prezioso taccuino di disegni, ricostruito in occasione della mostra.
Successivamente è possibile trovare una sezione di approfondimento su Lorenzo Lotto, molto attivo a Bergamo dove ha lasciato significative tracce del suo passaggio. Sia sul fronte delle invenzioni di soggetto sacro sia su quello del genere ritrattistico Lotto ha rappresentato per Moroni una continua fonte di ispirazione: ne sono testimonianza il confronto tra le due Trinità esposte in mostra e i cosiddetti ritratti in azione.
Segue un approfondimento sul contesto trentino della metà del Cinquecento a partire dal Ritratto di Cristoforo Madruzzo, il Principe-Vescovo di Trento dipinto da Tiziano nel 1552. Segue la comparazione tra il Ritratto di Alessandro Vittoria, scultore trentino, con il Ritratto di Giulio Romano di Tiziano. Chiude la sezione la cosiddetta Pala dei Dottori, un’opera pubblica commissionata a Moroni dalla corporazione dei legali e dei dottori per il proprio altare nella basilica di Santa Maria Maggiore, all’epoca sede delle sedute conciliari.
oppure