La personale di Ron Mueck costituisce la settima mostra organizzata nell’ambito del parternariato della durata di otto anni tra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain, istituzioni europee caratterizzate da un approccio multidisciplinare, che condividono la medesima visione sulla cultura contemporanea e la creazione artistica.
Mass (2017), nella sua dimensione e ambizione monumentale, è l’opera dalla quale si dipana la mostra e rappresenta una pietra miliare nella carriera dell’artista. Commissionata dalla National Gallery of Victoria (Melbourne, Australia), è un’installazione composta da cento gigantesche sculture di teschi umani disposti in mostra dall’artista, in dialogo con lo spazio espositivo. L’installazione offre un’esperienza fisica e psicologica che cattura i visitatori e li incoraggia a riflettere sugli aspetti fondamentali dell’esistenza umana. Il titolo offre un assaggio delle differenti interpretazioni cui l’opera si presta. La parola inglese mass è infatti riconducibile a molteplici significati, da mucchio disordinato a funzione religiosa, che costituiscono punti di partenza per l’esperienza personale di ciascun osservatore a confronto con l’opera. I teschi vengono mostrati in gruppo, un insieme di individui che si impone sul visitatore: in questo modo, Mass si differenzia dai precedenti lavori dell’artista, che raffiguravano sistematicamente gli esseri umani nella loro individualità.
Mass segna un punto di svolta nella carriera di Mueck, l’espressione del suo desiderio di abbracciare nuovi modi di scolpire. Le opere più recenti esposte in mostra - appunto Mass (2017), En Garde (2023) e This Little Piggy (2023 - in corso) - dimostrano come l’artista prosegua nella sua ricerca, allontanandosi progressivamente dalla sua pratica artistica iniziale che consisteva nel riprodurre meticolosamente tutti i dettagli che caratterizzano la pelle, i capelli e i vestiti. Senza trascurare l’attenzione nello scolpire le forme, Mueck avvicina l’osservatore all’essenza del proprio lavoro: l’immediatezza e la risonanza della presenza percepita dell’opera. En Garde e This Little Piggy dimostrano come questo nuovo approccio permetta all’artista di aprirsi a nuovi soggetti ed esplorare gruppi scultorei più ampi, con pose o movimenti dinamici.
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