Dal 12 gennaio al 25 febbraio 2024 presso la Casa della Memoria di Milano, in via Federico Confalonieri 14, è aperta al pubblico la mostra Menestrella nel lager: disegni e filastrocche di Aura Pasa (Bolzano 1944-45): una testimonianza fuori dal comune che illumina lo straordinario spirito di una donna partigiana e ricostruisce la fisicità del Lager di Bolzano, di cui sopravvive solo un anonimo muro di cinta.
Il campo di concentramento allestito e gestito dalle SS a Bolzano tra l’estate del 1944 e la primavera del1945 ha avuto uno strano destino. Pur avendo rappresentato, insieme alla Risiera di San Sabba, il principale luogo di detenzione e di tortura nazista in Italia, esso è stato oggetto di una autentica rimozione fin dai mesi successivi alla liberazione. Nei primi anni Sessanta al posto delle baracche e delle celle, nell’area del campo sorgevano una dozzina di palazzine di edilizia residenziale. Fu solo a metà degli anni Settanta che iniziò il lavoro di recupero della memoria e furono pubblicati i primi importanti studi, ma ancora negli anni Ottanta era difficile trovare qualcuno che sapesse indicare il muro che cinge le case al numero 80 di via Resia, l’unica traccia rimasta del lager.
Da allora molte ricerche sono state fatte, si è lavorato per rintracciare documenti che permettessero di ricostruire l’organizzazione del campo e soprattutto le storie dei circa 11.000 uomini, donne e bambini che vi furono detenuti. Ora l’installazione Passaggio della Memoria lungo il lato esterno del muro di via Resia ricorda tutti i loro nomi. Ma i taccuini che Aura Pasa fece nel Lager di Bolzano con i suoi disegni e le sue filastrocche, raccontanomolto di più dei nomi, raccontano i tempi, l’organizzazione, la vita e le relazioni all’interno del campo, una testimonianza praticamente inedita ad oggi che, oltre a parlare della fisicità della vita in quel drammatico contesto, trasmette un’incomprimibile volontà di resistenza, di forza interiore.
Il Campo di Bolzano era un campo di transito, dove i nazisti radunarono, tra l’estate 1944 e la primavera 1945, i prigionieri destinati a una successiva deportazione verso i grandi lager del territorio del Terzo Reich. Sono documentate diverse decine di uccisioni di prigionieri, talvolta con metodi particolarmente efferati. Si stima che tra i prigionieri del campo vi fosse in media un ucciso ogni quattro giorni. Frustate, percosse, vessazioni erano all’ordine del giorno. In questo clima di violenza e di morte, Aura Pasa conserva la forza di fare dell’ironia cercando in vario modo diesorcizzare un destino in cui i prigionieri sono ridotti a numeri, in balia dei carcerieri.
La mostra, progettata e realizzata dall’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti, presenta un ampio estratto dei taccuini di Aura Pasa affiancanti da oggetti, documenti originali e video. Diplomata presso la Reale Accademia delle Belle Arti di Venezia, Aura Pasa insegnava disegno in istituti inferiori e superiori. Liberale e democratica, dal settembre 1943 iniziò l’attività di partigiana combattente. Il 12 ottobre fu arrestata su delazione di una spia infiltratasi tra i partigiani. Dopo otto giorni di interrogatori nella sede del Teatro Romano di Verona venne consegnata alle SS con l’accusa di essere antifascista, antitedesca e staffetta della Divisione Pasubio e rinchiusa in una cella sotterranea. Il 28 ottobre fu trasferita nel campo diconcentramento di Bolzano, dove rimase fino al 29 aprile 1945.
L'inaugurazione della mostra è fissata per le ore 18.00 di giovedì 11 gennaio. L'esposizione è poi visitabile a ingresso gratuito fino a domenica 25 febbraio dal martedì alla domenica in orario 10.30-18.00. Per info 02 88444102.