La mostra in Chiamare a raduno (Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse), a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, raccoglie il corpus più ampio delle opere di Chiara Camoni mai presentato in Italia e, insieme a una serie di nuove produzioni, dà vita a un’architettura di collettività e raccoglimento, ispirata nelle forme al giardino all’italiana tardo-rinascimentale e agli anfiteatri antichi. Il disegno simmetrico e radiale della pianta crea corridoi e stanze, strade e ambienti, che dividono lo spazio dello Shed in aree dove i visitatori possono sostare o dialogare. Il centro vuoto è il fulcro attorno a cui ruota il progetto di mostra: le opere sono infatti disposte come sugli spalti di un’arena, trasformando l’esposizione in un raduno o uno spettacolo. Allo stesso tempo l’ambiente si configura come un paesaggio materico in cui il confine tra architettura, scultura e oggetto diventa più labile e ambiguo. Mentre dalle finestre, aperte per l’occasione lungo le pareti e il soffitto dello Shed, la luce naturale diurna si alterna all’oscurità serale, una ciclicità che è soggetto creatore e vivificante con la sua scansione ritmica tra momenti di stasi e tenebre e altri movimentati dai riflessi e dai raggi solari.
Il titolo della mostra è concepito come un componimento in versi o un incantesimo. Da una parte rimanda a una formularità magica, che invita il pubblico a immergersi in una dimensione arcaica e misteriosa, e dall’altra riassume e anticipa elementi e immaginari della pratica di Chiara Camoni, evocati e convocati insieme dalle parole dell’artista stessa. Proprio a partire da questa idea di richiamo collettivo, è raccolta ed esposta la serie più numerosa delle Sisters, opere che l’artista realizza a partire dal 2017. Queste sculture dall’aspetto antropomorfo e zoomorfo sono formate da un accumulo di materiali differenti, dalla terracotta policroma alla cera, da gres e porcellana a elementi vegetali, fino al ferro, alla plastica e a oggetti trovati. Per Camoni appaiono come figure dell’inconscio, divinità primordiali che incarnano una femminilità ancestrale. Il loro aspetto corporeo e materico è in grado di generare stupore e meraviglia nell’osservatore, come se ognuna nascondesse una narrazione intima e mitica allo stesso tempo. La loro presenza, come veicolo di sorellanza, incoraggia il desiderio di unione e comunità e di rivendicazione identitaria.
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