Isabel Allende inaugura BookCity: «Milano città sexy»

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Milano, 23/10/2015.

BookCity Milano giunge alla sua quarta edizione, ma a giudicare dal calore umano e dal coinvolgimento del pubblico pare un rituale perpetuato per secoli. Per la serata inaugurale, giovedì 22 ottobre 2015 allo spazio Ex Ansaldo, le braccia di festeggianti di dieci e sessant’anni si stringono volumi che recitano le scritte La Casa degli Spiriti, Inès dell’anima mia, D’amore e d’ombra. Tutti attendono lei, Isabel Allende, la scrittrice che ha fatto pulsare le vene letterarie della loro gioventù e di quella delle loro madri prima che questi libri capitassero tra le proprie mani.

L’emozione, l’attesa elettrizzante, è diffusa non solo tra le fila del pubblico: anche l’assessore Filippo del Corno, e ancor più il sindaco Giuliano Pisapia, inciampano e si emozionano nel dire quanto felici siano di poter celebrare il successo di questa manifestazione e di poter offrire alla cittadinanza un'ospite così eccezionale. Due parole sul valore della comunità lettori, che come sostiene l’assessore sono «i detentori di ogni libro scritto nella storia», un elogio del sindaco alla stella di BookCity che risplende nel firmamento della Milano che diventa più inclusiva e internazionale; poi le luci di fanno soffuse, sul palco appaiono tre sedie, e un tuono di applausi fa tremare l’intera sala.

Gracias! Un formalissimo grazie è ciò che si ode nella voce di Isabel Allende, e come scoprirete è l’unica affermazione scontata e obbligata che si sia udita in tutta la serata. Il sindaco le consegna il sigillo della città, in onore alla passione letteraria che da anni scatena nei cuori di milanesi, e lei ripaga con un aforisma che ci auguriamo possa essere scolpito in qualche mattone del castello sforzesco: «Milano è una città sexy».

Tutto è pronto per l’intervista che Barbara Stefanelli si appresta a farle e la prima domanda non può che riguardare il suo ultimo libro, appena edito da Feltrinelli, intitolato L’Amante Giapponese. Una storia sull’amore, ma anche una storia sul tempo, dice Stefanelli, sul tempo che a differenza dell’amore passa, e cambia lo sguardo e i corpi degli amanti. Si può amare fino agli ultimi anni della vita? «Io creo que si, siempre que sia un amante secreto, y no el marito!», risponde Allende, affermazione che non necessita di traduzione. E prosegue: «io ho ben due ex-mariti, e sono i miei migliori amici: penso che l’amicizia e il rispetto possano continuare anche dopo il divorzio. Questo è stato un anno difficile per me, perché dopo 27 anni di matrimonio mi sono appena separata da mio marito. Però la vita va avanti, quindi, c’è per caso un candidato?».

Barbara Stefanelli: «Parliamo ora di questo amante giapponese, del protagonista Ichi-mei: nel libro viene descritto come disciplinato, paziente, riservato. Come è possibile che la protagonista, Alma, si sia innamorata di un uomo così, che sembra passare senza lasciare traccia? Qual è il fascino di Ichi-mei?»

Isabel Allende: «Sicuramente il segreto, che trasforma e amplifica la loro relazione. Il contrasto tra le loro due personalità è in realtà ciò che li unisce e li rende complementari».

B.S.: «In questo libro, a differenza delle tue opere più famose, non descrivi uomini pericolosi, minacciosi, travolgenti: al contrario, parli di uomini gentili, pazienti, quasi delicati. Pensi che gli uomini siano cambiati in questo nuovo millennio?»

I.A.: «Io credo di si, perché sto diventando vecchia, e anche gli uomini intorno a me invecchiano e diventano più dolci. Quando ero giovane adoravo l’uomo intraprendente, macho, molto sexy. Oggi lo preferisco gentile e delicato. L’importante è che abbia il senso dell’umorismo. E una dentatura perfetta».

B.S.: «Nel libro non esiste solo la coppia Alma - Ichi-mei, ma anche quella più giovane di Irina - Seth, e quasi trasforma il libro in una danza a quattro…»

I.A.: «Irina e Seth rappresentano il controcanto rispetto alle figure di Alma e Ichi-mei. Anche il loro amore supera i confini delle proprie culture, tuttavia essi vivono in un presente che ha eliminato molti pregiudizi e quindi rappresentano l’aspetto non-drammatico di questo amore. Alma e Ichi-mei invece hanno iniziato ad amarsi negli anni ’60, quando negli Stati Uniti era illegale sposare una persona di un’altra etnia».

B.S.: «Al centro di questo amore a doppia coppia c’è qualcosa di comune: la passione per la scrittura. Non ci si può amore senza raccontare l’amore stesso? Non si può amare senza scrivere?»

I.A.: «Certo che si può, ma con la scrittura è molto più intenso. La scrittura plasma il sentimento, lo trasforma e lo ricrea secondo l’immagine degli amanti, e infine lo rende memorabile».

B.S.: «Nei tuoi romanzi la scrittura ha sempre un ruolo centrale, come le pagine di diario e le lettere nella Casa degli Spiriti. Pensi che queste nuove generazioni, cosi adagiate sulle parole virtuali e veloci, lasceranno delle tracce letterarie?»

I.A.: «Sicuramente alla tecnologia bisogna educarsi, però sento che grazie ad essa sono in continuo dialogo coon mio figlia e mia madre. Mia madre mi scrive quattro o cinque volte al giorno via mail, ma le scrive in quel linguaggio antico e barocco che le trasforma in vere e proprie lettere. Bisogna, come mia madre, sforzarsi di non perdere la bellezza del linguaggio».

B.S.: «In ogni tuo libro c’è sempre una parte di ricerca storiografica, ed è interessante la storia che emerge dall’Amante Giapponese: quella di quei giapponesi, per lo più cittadini americani,che dopo il 1941 vennero internati in molte carceri dell’area pacifica degli Stati Uniti. Cosa significa per te questo tipo di ricerca così minuziosa?»

I.A.: «Io penso sempre alla vita dei miei personaggi nella loro interezza. Li immagino intrisi di storia, e negli ottanta anni di vita di Alma e Ichi ho dovuto immaginare qualche evento che avesse segnato per sempre la loro vita. In quegli anni furono internati circa 120.000 cittadini americani di origine nipponica, e anche quando furono liberati portarono una tale onta che difficilmente scelsero di raccontare e tramandare questo oscuro evento. Oggi solo un museo negli Stati Uniti racconta questo evento dimenticato».

B.S.: «La protagonista, Alma, dopo aver vissuto una vita burrascosa, scegli di ritirarsi in una pensione per hippie e alternativi in cui decide di spogliarsi del superfluo e affrontare la vecchiaia e la morte. Come pensi che avvenga questo processo?»

I.A.: «Affrontare la vecchiaia e la morte è difficile ma è altresì un passaggio affascinante di ogni esistenza. Si riscopre l’essenziale, e io stessa, che vivevo in una casa grandissima, adesso preferisco stare in una piccola abitazione in cui c’è giusto il necessario per me e per il mio cane. Bisogna disfarsi della zavorra, di ciò che non serve davvero. Non è fatto una decisione deprimente, è scegliere di nuovo la libertà e la leggerezza. Poi in certi casi si ritorna giovani: mia madre che ha 95 anni, fa ancora sogni erotici. Io, alla mia età, sogno ancora Antonio Banderas. Nudo».

B.S.: «Che senso ha per te la bellezza nei tuoi personaggi? Non sempre li descrivi belli nel senso canonico del termine, bensì affascinanti ed attraenti».

I.A.: «Ovviamente la bellezza non è un fattore prettamente fisico, per una vanitosa patologica come me è soprattutto una ricerca di unicità e differenza. Di solito, quando in un mio libro appare una donna alta, bionda, prosperosa, muore a pagina 60».

B.S.: «Per prepararmi a questo incontro ho ripreso un libro che lessi da ragazza e che mi colpi molto. Il libro è Paula, e a rileggerlo mi sono sentita azzerata, stupita di nuovo per la prima volta: nel libro c’è tutta la tua sincerità, il tuo dolore, la tua poetica. Come hai fatto a superare quel dolore e quella sensazione di dover abbandonare il corpo di Paula e trattenerne lo spirito?»

I.A.: «Mi ha salvata la scrittura. Oltre all’amore di chi mi stava a fianco, come mio marito, mia madre, il figlio che stava nascendo, mi aiutò soprattutto la scrittura. Essa ha il potere di ordinare, chiarire, comprendere, e accettare. Quando scelgo gli aggettivi do colore alla realtà, e quindi la accetto nella sua particolare sfumatura. Il libro Paula mi fa ancora ricevere numerose mail di lettori che si emozionano e io mi emoziono ancora con loro. Oggi è un giorno speciale, e sono contenta di poterlo condividere con voi, perchè il 21 ottobre è il compleanno di Paula e il suo spirito è qui, tra me e i miei lettori».

Di Lorenzo Barberis

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