Tra i reperti più spettacolari, la coppia di mani in lega d’argento, oro e rame, e il collarino in osso, appartenente a uno Sphyrelaton, o statua polimaterica, rinvenuto nel 2013 nella necropoli dell’Osteria; gli ossuari in terracotta inediti della collezione della Fondazione Rovati; per la prima volta esposti insieme un nucleo di ceramiche attribuite al Pittore delle Rondini; tra i bronzi inediti un candelabro e due colini della Fondazione Rovati, la spada con fodero e l’imponente urna biconica ed elmo-coperchio in bronzo proveniente dagli scavi Mengarelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale; la maschera-visiera in bronzo, un unicum per l’Etruria, probabilmente di uso cerimoniale, proveniente dai Musei Vaticani; imponente l’inedito Pilastro figurato in nenfro della Collezione Castiglione Bocci di Ischia di Castro; parimenti la ricostruzione dell’edicola di Ponte Rotto dedicata alla coppia Dionisio ed Arianna, dal 1889 parte delle raccolte del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e mai più esposta in Italia dal 1966. Due le opere di Giuseppe Penone della collezione della Fondazione Rovati e inedite per pubblico italiano: Cocci, del 1982 e Colonna di menti, del 1981.
Nel Padiglione d’arte nel giardino è presentato il progetto Vulci 3000: ricostruire oggi una metropoli etrusca. Sostenuto dalla Fondazione Luigi Rovati, il progetto, nato nel 2014 per iniziativa della Duke University di Durham (Usa) sotto la direzione del professore Maurizio Forte, ha l’obiettivo di indagare le fasi urbane della città etrusca e romana di Vulci attraverso nuovi scavi archeologici, lo studio diacronico del paesaggio e indagini non invasive. Un modello in stampa 3D (in prestito dal Museo delle Antichità etrusche e italiche, Polo Museale Sapienza, Sapienza Università di Roma) riproduce l’area dell’antica città etrusca e romana di Vulci, dal vasto pianoro vulcanico all’area di insediamento urbano vero e proprio, fino alle vaste necropoli utilizzate dall’età del Ferro all’età romana imperiale. Alcune proiezioni consentono di apprezzare il progredire nel tempo delle ricerche nell’area: dalla cartografia ottocentesca alle fotografie aeree degli anni Settanta del Novecento fino ai nostri giorni. Inoltre, è presentata una selezione dei materiali video prodotti negli anni con diverse tecnologie dal team di Vulci 3000 per raccontare i risultati di queste ricerche, che consegnano così una ricostruzione generale dell’impianto di Vulci e una panoramica delle possibilità delle nuove tecnologie per gli scavi contemporanei.
La visita è inclusa nel biglietto di ingresso al museo della Fondazione Rovati (intero 16 euro; ridotti da 8 a 12 euro; ingresso gratuito per bambini fino a 10 anni e disabili con accompagnatore; ingresso gratuito per tutti ogni prima domenica del mese). Gli orari di apertura sono dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00); ogni sabato alle 11.00 sono in programma visite guidate alla mostra al costo di 20 euro, previa prenotazione). L’ingresso al Padiglione d’arte è libero. Per info 02 38273001